Click here
to read the english version
"Pronto? E' il negozio di musica xxx
yyy?"
"Si buonasera, mi dica"
"Salve, senta io stavo cercando un sax d'occasione"
"Guardi, abbiamo disponibile un contralto"
"No, no, mi scusi, io cercavo un sax !!"
A quel punto il commesso, capito con chi aveva a che fare,
sibilò:
"ma per l'appunto, un bel sax contralto, se lo venga a vedere!".
Avevo 14 anni, andai poi a vedere e comprai un contralto che
definire da banda sarebbe già un complimento.
Comunque durò poco, perché dopo circa un paio d'anni presi
un soprano e, praticamente, imparai a suonare su questo.
La scintilla del soprano nacque dopo aver
visto, e sentito,
Steve Lacy in concerto: rimasi praticamente stregato dal personaggio, dallo
strumento e da quello che ne usciva fuori.
Questo articolo, quindi, vuole essere, innanzitutto, un mio
modesto omaggio a un grande personaggio del jazz ma, siccome questa importanza
da pochi è conosciuta e compresa, anche un modesto tentativo di diffonderne la
conoscenza.
Steve Lacy, al secolo Steven
Lakritz, nato a New York il 23 Luglio
1934.
Steve suona da sempre il soprano, con dedizione assoluta,
tanto da essere, così racconta la storia, l'ispiratore di Coltrane (e in
seguito di moltissimi altri musicisti) nell'utilizzare questo strano, (per
quei tempi), strumento come secondo
saxofono.
Questa dedizione si è tradotta in una
perfezione
irraggiungibile in termini di timbro e intonazione e come, vedremo più
avanti, in una dimensione stilistica
tutta particolare.
Il suono di Steve è "grosso", consistente e lirico al tempo
stesso.
Sentiamo un frammento dell'esposizione tematica del
bellissimo Paris Blues (Duke
Ellington) in duo col grande
Gil Evans (Paris Blues - Owl records: R2-79247 - 1988) un disco che amo molto per l'atmosfera onirica che vi si respira.
Paris
blues MP3
93KB ()
In questo disco il suono di Steve si porta dentro sempre un
filo di aria che lo rende ancor più vissuto.
Sentiamo l'uscita dal tema di
Reincarnation of a Lovebird
(Charles Mingus) e
l'inizio del solo.
Reincarnation
of a Lovebird MP3
43KB ()
L'intonazione è uno dei tormenti dei sopranisti, Steve non ha proprio di questi problemi.
Ascoltiamo Esteem
(Steve Lacy) una sua composizione nella quale inizia
come se stesse intonando il suo strumento e alla fine "becca" un Re sovracuto
(reale), cosa che sul soprano non è proprio semplicissima.
Esteem
MP3 78KB ()
Adesso che abbiamo fatto le presentazioni proviamo a parlare
dello stile.
Da questi primi ascolti appare evidente che Steve ha una
concezione stilistica molto personale.
In pochi musicisti la dimensione musicale e quella interiore
si fondono come in lui.
Il suo modo di suonare è coerente con la sua persona, da
sempre, e non è un caso che ho voluto cominciare quest'articolo a ritroso
partendo dalla sua maturità artistica.
Il percorso stilistico di Steve è molto particolare: inizia
con il Dixieland, passa direttamente alla musica "creativa" o free iniziando
una fondamentale collaborazione con Cecil Taylor (New York, 15 marzo
1929).
Importante e fruttuosa anche la collaborazione continua con
Gil Evans (Ian Ernest Gilmore Green: Toronto, Ontario, Canada, 13 maggio 1912
- Cuernavaca, Mexico, 20 marzo 1988) che parte dagli inizi della sua carriera.
Reinterpreta il Bop in un‘ottica più profonda, non
lasciandosi prendere dall'aspetto ipertecnico ma assimilandone l'approccio
emotivo e creativo.
Per questo suona da sempre
Monk (piano, Thelonious Sphere Monk: Rocky Mount, 10 ottobre 1917 -
Weehawken, 17 febbraio 1982), e suona anche "con" Monk
per diversi mesi nel '60, diventando, a mio parere, uno degli interpreti più
vicini concettualmente alla dimensione creativa del pianista.
A riprova di questo ascoltiamo l'intero, a mio giudizio
strepitoso, solo su Evidence
dal bellissimo disco omonimo
(Prestige/New Jazz OJC 1755, 1961)
con Don Cherry (tromba, Donald Eugene Cherry: Oklahoma City, 18 novembre 1936
- Malaga, Spain, 19 ottobre 1995), Carl
Brown (contrabbasso) ed il compianto, grande, Billy Higgins (batteria, Los
Angeles, 11 ottobre 1936 - Inglewood, 3 maggio 2001).
Evidence
MP3 218KB ()
Prima di andare avanti vorrei spendere due parole sulla
ritmica di questo disco perché è qualcosa di fenomenale.
La solidità e lo swing del duo Brown - Higgins lasciano stupefatti, da notare come Billy
Higgins non tocchi i tom della sua batteria durante tutto il solo, dialogando
col leader col rullante in un continuo lavorio di rifinitura.
Lungi da me l'idea di rubare il posto a i
responsabili delle
percussioni su Jazzitalia, ma credo sia utile, soprattutto ascoltando Lacy, non
farsi prendere dalla tentazione di ascoltare solo il proprio strumento ma
bensì prestare attenzione ad ogni
sfumatura, per cogliere pienamente l'interplay
tra i musicisti.
Tornando a Lacy in questo solo abbiamo una dimostrazione del
suo concetto stilistico. Da lui non ascolteremo mai Parkerismi, Coltranismi,
Rollins-ismi (mamma mia: Rollinis-imi, suona proprio male, ma ormai l'ho
scritta !!).
Le sue note sono "pesanti", hanno sempre un significato,
così come le sue pause, raramente troveremo frasi tanto per suonare; vi è la
ricerca di un linguaggio personale e quindi universale, slegato dagli stilemi e
dalle supine appartenenze culturali. Vi è il naturale desiderio di non
assomigliare a qualcuno, ma bensì di esprimere la propria dimensione interiore,
senza compromessi, ed in questo assomiglia già a Monk.
Apprezzate l'inizio del solo, con note lunghe mai uguali
ritmicamente, spostate in modo da dare comunque un senso di swing.
La logica delle frasi è disarmante, viaggia melodicamente e
ritmicamente sul tempo, in modo trasversale, apparentemente ignorandolo, ma in
realtà interpretandolo e utilizzandolo ai propri fini espressivi in maniera
magistrale.
La ritmica non è un semplice "metronomo swingante" ma un
componente essenziale col quale relazionarsi continuamente.
Fraseggia sui sovracuti
con inusitata leggerezza e
padronanza.
Nei suoi soli è sempre presente il tema, che riaffiora
periodicamente in maniera più o meno evidente, stravolto ritmicamente e/o
trasposto, come alla fine del solo.
A questo punto mi rendo conto di essermi cacciato in una
brutta situazione, ovvero dovrei dare una definizione allo stile di Steve.
Ti pare semplice.
Non è bop, non è cool, non è modale, bene allora è free!
Macchè, lui suona sugli accordi ma in modo tutto suo.
Potremmo definirlo un "free melodico"?
Puah, che schifo di definizione, ci rinuncio, ammetto la mia
incompetenza, fate voi, e per aiutarvi vi faccio ascoltare questo frammento di
solo su Air, un brano di Cecil Taylor da
The Straight Horn of Steve Lacy (Candid
8007, 1961) con
Charles Davis (sax baritono, Goodman, MI, 20 maggio 1933), John
Ore (contrabbasso, 17 dicembre 1933) e Roy Haynes (batteria, Roy Owen Haynes:
Roxbury, MA, 13 maggio 1926).
Ho lasciato la fine del solo di Charles Davis per
evidenziare il contrasto tra il fraseggio bop dello stesso (peraltro ottimo
baritonista) e quello decisamente più personale del leader.
Air
MP3 127KB ()
Una interpretazione degli accordi e del tempo tutta
personale e assolutamente originale, senza mai scomporsi e senza luoghi comuni,
nemmeno quelli tipici del "free jazz".
E' il primato della melodia sull'armonia, ecco perché spesso
la scelta di suonare senza pianoforte, scelta fatta da molti fiatisti,
d'avanguardia e non.
E' chiaro che il concetto di melodia, di orecchiabilità,
è
cangiante in funzione di tanti fattori, per lo più culturali (e quindi poi
strutturali).
Lacy ha sempre fatto
ricerca, ed è progredito a tal punto
che ascoltare i suoi ultimi lavori può lasciare interdetti perché molto più
vicino al free jazz e/o alla musica contemporanea, come siamo abituati a
conoscerli.
La differenza è che in lui questo approdo è la naturale
evoluzione di un percorso di ricerca sempre coerente e costante, partito,
pensate un po' dal...dixieland.
Da diversi anni, ormai, esplora le possibilità timbriche e
tecniche del suo strumento in maniera estrema, sviscerandone gli aspetti più
impensabili.
Sentite un po' come strapazza il suo soprano in
Snips, solo
performance registrata dal vivo a New York nel '76.
Snips
MP3 176KB ()
Impressionante, affascinante, non ci sono parole: ascoltare
Lacy in una performance solistica è una esperienza "no limits".
Lui prende spunto dalle fonti più disparate: può mettersi ad
imitare il verso di qualche animale, può mettersi a suonare col soprano nel
pianoforte per sfruttare le risonanze delle corde e della cassa armonica,
oppure su una radio sintonizzata a
caso.
Ma la cosa ancor più interessante è che questa esecuzione
è
di molto antecedente al disco con Gil Evans Paris Blues
che abbiamo ascoltato
all'inizio e nel quale si respira tutt'altra atmosfera.
Questo può sembrare una contraddizione, in realtà non lo è.
Se date un'occhiata alla sua sconfinata discografia
scoprirete che Lacy ha suonato con personaggi i più diversi: da Joe Puma a
Roswell Rudd, da Miles a Cecil Taylor, da Gil Evans a
Tadd Dameron, da Albert
Mangelsdorff a Phil woods, e poi Alvin Curran, Enrico Rava,
Misha Mengelberg e
tanti tanti altri.
In tutte queste collaborazioni c'è però un filo comune: la
sua straordinaria forza creativa, la sua costante ricerca di quello che ancora
non c'è.
A questo punto sorge spontanea la classica domanda che ci si
fa quando si ha a che fare con musicisti free (o giu di li): ma questo sa
suonare sugli accordi o suona così perché non sa fare nient'altro?
Domanda odiosa quanto
inutile, anche solo per il fatto che per eseguire quello che avete appena sentito, (mi riferisco a Snips) occorre
una conoscenza dello strumento spaventosa.
Il problema semmai è se
un musicista comunica qualcosa
oppure no.
Comunque mai come nel caso di Steve la domanda è fuori luogo
e per dimostrarvelo vi propongo una delle prime registrazioni con Gil Evans.
Da "Gil Evans and
Ten" (Prestige 7120
1957) ascoltatevi
Just One of Those Things
del quale vi fornisco anche trascrizione, contravvenendo ad
un proposito da me fatto in un precedente articolo (a differenza di Steve la
coerenza non è il mio forte!).
Just
one of Those Things MP3 448KB ()
Trascrizione
(fai click sui numeri
di pagina per visualizzare lo spartito disponibile in Bb, C e Eb):
pag. 1
2
3
4 (Bb) pag. 1
2
3
4
(C) pag. 1
2
3
4
(Eb)
Che swing ragazzi!
Già da questa incisione il giovanotto Lacy (in questa
incisione ha 23 anni) denota un certa tendenza a scomporre ritmicamente, a
suonare "rapportandosi" alla ritmica per creare incastri interessantissimi e
pieni di swing per poi lasciarsi andare a frasi di lungo respiro con strappi
verso l'acuto molto efficaci.
Strepitoso poi l'arrangiamento di Gil Evans, tanto per
cambiare.
Diciamo che la musica di Lacy potrebbe non colpirvi ad un
primo ascolto. Non che debba piacervi per forza ma vi consiglio, se me lo
permettete, di insistere, perché per sgombrare la nostra mente da aspettative
di tipo boppistico o coltraniano occorre un po' di tempo, specialmente la prima
volta.
Ascoltare Lacy significa, per me, tenere sempre il contatto
con l'essenza della musica e del fare musica, ovvero con la creatività, scevra
da stereotipi e luoghi comuni.
Mi serve per ricordare sempre che esiste anche una concezione musicale diversa, che può
esistere un modo diverso di porsi rispetto all'improvvisare.
Mi serve per ricordare di suonare meno note, di valorizzare
le note lunghe come le pause, di curare il timbro del mio strumento, di cercare
di osare qualcosa di diverso e di tentare, dico "tentare", quindi di
assomigliare a nessuno.
E' un po' come andare a lezione dal "guru", che ti riporta
sulla retta via o andare la domenica in confessionale: ogni tanto può far bene.
Il mio modo di suonare il soprano assomiglia poco a quello
di Lacy, perché lui rimane inarrivabile e perché non mi viene di pensare in
quel modo, ma ciò non toglie che il suo ascolto è fonte per me ogni volta di
idee e grande ammirazione e forse, piano piano, un briciolo in più della sua
concezione musicale resterà nel mio fraseggio (come si dice: la speranza è
l'ultima a morire).
Spero che sia così anche per voi e mi auguro, con questo mio
modesto articolo, di aver invogliato qualcuno ad approfondire la conoscenza di
questo straordinario musicista.
Alla prossima.
Fabio
Qualche link:
http://senators.free.fr/
il sito ufficiale di Steve Lacy con foto, clips audio e
informazioni varie, compreso il suo libro sulla tecnica sopranistica con esempi
audio suonati da lui (un regalo che presto mi farò!).
http://www.wnur.org/jazz/artists/lacy.steve/discog.html
la sua sconfinata discografia
http://www.downbeat.com/sections/artists/text/photo.asp?from=&id1=7710
raccolta di foto e biografia.
http://www.allaboutjazz.com/bios/slbio.htm
un'altra biografia.
Inserisci un commento
©
2000-2002 Jazzitalia.net - Fabio Tullio - Tutti i diritti riservati
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
COMMENTI | Inserito il 12/5/2009 alle 13.09.13 da "calzavarafabio" Commento: APPASSIONANTE E APPASSIONATO è il mio commento all'articolo di Tullio. Anch'io sono un 'curioso' che si sta interessando a Lacy. Tanto più mi addentro nel mondo di questo straordinario artista quanto più mi sento arricchito e stimolato dalle cose che scopro. Bravo Fabio, il tuo articolo mi ha entusiasmato. Complimenti. Fabio Calzavara (Treviso) | |
Questa pagina è stata visitata 52.505 volte
Data pubblicazione: 24/09/2001
|
|