Questo volta indugiamo ancora sull'aspetto "biografico" della fisarmonica
nel jazz con una sua breve cronologia proposta in parallelo alla storia ufficiale
del jazz.
Sottolineo come in realtà i fisarmonicisti non sono mai stati veramente
protagonisti del jazz e per certi versi hanno sempre manifestato la loro appartenenza
ad una corrente piuttosto che un'altra con qualche anno di ritardo. Dalla loro però
la forte stilizzazione che lo strumento consente anche se ritengo, tranne che per
pochi casi (Gorni Kramer, Art Van Damme, Peppino Principe e
Richard Galliano)
il timbro dello strumento sia sempre stato utilizzato male e con effetti a volte
nocivi a tutto il nostro mondo.
L'articolo ci viene proposto dallo studente Salvatore Cauteruccio,
un ragazzo preso dalla musica popolare, che per sua fortuna non ha mai frequentato
organizzazioni fisarmonicistiche tradizionali e come tale non pensa allo strumento
come ad un qualcosa da esibire o di cui sentirsi al di sopra degli altri: lui suona
perché gli piace… e sicuramente sarà uno di quelli che lo farà per tutta la vita.
Nonostante questo scritto rappresenti il suo primo articolo denota comunque una
visione ben organizzata dell'argomento.
(Renzo Ruggieri)
Tradizionalmente la Fisarmonica é stata considerata uno strumento
marginale destinato soprattutto alla musica popolare e d'intrattenimento. Nonostante
tutto è riuscita col tempo ad avere una maggiore identità e a proporsi in numerosi
ambiti come strumento colto.
La
Fisarmonica giunse negli Stati Uniti nel secolo scorso grazie ad alcuni emigranti
e pare che il primo ad inserire la fisarmonica in un'orchestra fu il batterista
di New Orleans Benny Peyton
(1890 - 24 gen 1965).
Sin dai primi dieci anni del secolo scorso esisteva una tradizione fisarmonicistica
nel Ragtime (musica scritta ed eseguita senza improvvisazione) grazie ai fratelli
Piero e Guido Deiro
(1886-1950) i quali incisero dei rulli di Ragtime. Intorno al
1920, l'Italo-americano
Tito Guidotti (USA, 1936 -
1984), dirigeva un trio di fisarmoniche accompagnate da chitarra e contrabbasso.
All'inizio l'uso della fisarmonica nel Jazz fu prevalentemente orchestrale,
fra il 1929 e il
1932 - primi anni dell'epoca
dello Swing e quindi delle Big Bands - Buster Ira Moten, pianista oltre che
fisarmonicista, si esibiva nella Big Band di suo zio Bennie. In seguito,
affermatisi gli arrangiamenti orchestrali, Cornell Smelser
(Budapest, 7 ago 1902 - 1931)
registrò con Duke Ellinghton e Benny Goodman che furono i più
imponenti arrangiatori del tempo. Nel successivo periodo incontriamo Charlie
Magnante che fu un compositore, arrangiatore e didatta fecondissimo; egli era
infatti impiegato in quasi tutte le sedute di registrazione jazzistiche newyorchesi
in cui occorresse una fisarmonica; non possiamo parlare di lui però come di un improvvisatore
puro. Parallelamente la fisarmonica Jazz trovò spazio in Europa, soprattutto in
Francia, dove si affermò il celebre "swing musette" francese, un termine che peraltro
indicava una scuola fisarmonicistica; tra i maggiori esponenti ricordiamo: Louis
Richardet e Tony Murena
(1916-1985) che furono
stilisti di grande eleganza nonché compositori produttivi. Anche in Italia si iniziò
a parlare di fisarmonica jazz, grazie all'eccezionale Gorni Kramer
(Rivarolo Mantovano, 22 lug 1913 -
Milano, 26 ott 1995) che scoprì il jazz mediante i maestri americani non
fisarmonicisti ed esprimendosi quindi in un linguaggio tutt'altro che usuale.
Kramer, diplomato in Contrabbasso ma fisarmonicista dall'infanzia sotto le cure
paterne, disponeva di un naturale talento musicale che gli permise di imporsi oltre
che come jazzista anche come autore di canzoni di successo e direttore d'orchestra.
Fra il 1940
e il 1950 si affermò
un'altra corrente Jazzistica il Bebop, una sorta di opposizione dei musicisti di
colore alla commercializzazione dello Swing; fra i fisarmonicisti che maggiormente
rappresentarono questo nuovo stile musicale citiamo: Alice Hall
(1917), ritenuta la prima fisarmonicista
bop, con un ardito senso dell'improvvisazione e June Garner che faceva parte
dell'orchestra di Earl Hines in cui suonavano Charlie Parker
e Dizzy Gillespie.
Menzione
a parte meritano alcuni famosi personaggi che hanno realmente fatto la storia della
fisarmonica Jazz: Art Van Damme e Mat Mathews. Art incise oltre
quaranta album suonando un Jazz fortemente stilizzato ottenuto seguendo un
itinerario che va dal solo al duo, al trio, al quartetto ed infine il quintetto
(fisarmonica, vibrafono, chitarra, basso e batteria) che poi ha rappresentato la
sua vera identità; da sottolineare che è risultato per oltre dieci anni di seguito
il fisarmonicista più votato dai critici della famosa rivista Down Beat. Jazzisticamente
più rigoroso, Mat Mathews, si formò con i grandi del bop e del jazz
francesi e americani; firmò una serie di dischi che lo imposero come il primo fisarmonicista
di scuola moderna.
Verso
i primi anni del 1950,
in contrapposizione al nervosismo ed alla frenesia tipica del Bebop, sorse una nuova
corrente dal suono più equilibrato e "freddo": il Cool Jazz. In questo periodo
incontriamo i fisarmonicisti: Leon Sash, famoso fra il
1954 e il
1957, Lanny Dijay
(Orlando Di Geronimo) celebre
fra il 1953 e il
1955, Domme Frontiere
che nel 1955 incise
un album in sestetto. Tommy Gumina
(Born 20 May 1931, Milwaukee, Wisconsin)
noto virtuoso sull'esempio di Art Van Damme e pioniere nell'uso
della fisarmonica nelle sue diversità elettroniche ed infine Marty Paich
(Oakland, California, 23 gen 1925
- Santa Ynez, California, 12 ago 1995) e Pet Jolly nati fisarmonicisti
e divenuti poi pianisti.
Per
quanto riguarda l'Europa, la Francia e l'Italia videro l'attività dei francesi
Joe Rossi, Josi Baselli, Louis Corchia, Michel Hausser,
Jean Corti e sicuramente il più famoso: Marcel Azzola. Azzola
nel corso della sua carriera ha praticato un po' tutti i generi musicali anche se
approda al Jazz solo negli anni '80 formando
un trio con Marc Fosset e Patrice Caratino e suonando con Stéphane
Grappelli,
Martial Solal e Christian Escoudé. Fra il
1992 e il 1993,
entrando a far parte di un Jazz ormai contemporaneo e moderno, forma con
Gianni Coscia,
Antonello
Salis e
Richard Galliano,
una formazione di sole fisarmoniche chiamato "Quartetto Nuovo".
Tra
questi artisti
Gianni Coscia rappresenta l'unione fra la scuola di Kramer
e la fisarmonica contemporanea; oltre che autore di due album ricchi di reinvenzione
folklorica quali "La briscola"
(1989) e "Il
bandino" (1993),
Coscia
condivide con Azzola il rifiuto di un solismo virtuosistico privilegiando
l'improvvisazione.
Antonello
Salis invece, nato come fisarmonicista e poi divenuto pianista,
nel 1989 la riscopre e realizza con "Quelli
che restano" un intenso lavoro per fisarmonica sola; è infatti adesso
ricercato più come fisarmonicista che come pianista.
Richard
Galliano è il fisarmonicista più conosciuto al momento; anche se
diplomato in trombone, approda allo strumento accompagnando vari cantanti dell'epoca.
Nel 1991 incide in quartetto "New Musette"
con l'intento di rimodernare la tradizione musette attraverso l'espressività della
musica jazz, operando allo stesso modo in cui Astor Piazzolla, suo Maestro
e amico, aveva fatto con la tradizione del tango.
Attualmente il più influente fisarmonicista d'avanguardia è l'americano
di origine slovacca Guy Klucevsek.
In Italia troviamo un giovane movimento di fisarmonicisti che rappresentano
un nuovo approccio allo strumento tecnicamente/armonicamente superiore al passato
seppur con differenti direzioni e sono:
Luciano Biondini (che segue con personalità il filone del
Galliano
pensiero), Simone Zanchini (che segue la direzione più etnico/sperimentale
e quella del Bop puro) e
Renzo Ruggieri
(anche didatta molto impegnato, che segue la direzione della scrittura per grosse
formazioni oltre ad un quartetto più tradizionale; risulta molto interessante il
suo Solo Accordion Project
dove esplora l'improvvisazione totale).