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All Around Jazz: Gorni Kramer, il suo genio in un assolo
di Renzo Ruggieri e Gianluca Casadei
info@renzoruggieri.it

Nel ringraziare la direzione di questa testata per lo spazio concessomi, voglio dare il via ad una serie di articoli legati alla fisarmonica nella musica improvvisata con la collaborazione di giovani fisarmonicisti. L'idea di base è proprio quella di offrire ai futuri artisti un'opportunità di approfondimento musicale/strumentale e contemporaneamente dar loro una visibilità anche al fine di garantire un movimento generazionale indispensabile alla sopravvivenza stessa del mondo fisarmonicistico… che mi si conceda continua a proporre sempre e soltanto le auto-distruttive competizioni. In questa ottica ho trovato pubblicabili gli scritti degli studenti più grandi dove essi analizzano in maniera personalizzata: biografia, stile, tecnica, etc. di grandi fisarmonicisti.

Il primo articolo ce lo regala Gianluca Casadei un giovane "avvocato" che di leggi non ne vuol più sapere e che ha dalla sua una grande volontà ed una buona frequentazione di ambienti artistici.

Si parlerà del grande Gorni Kramer a tutto tondo cominciando dall'analisi di un suo assolo.

"Gorni Kramer si è portato dentro, per l'intera sua esistenza, il jazz come culto, come tesoro inseparabile, come convinzione assoluta, come religione. Talento? Forse è dire poco. E' dire poco se si tiene conto che il suo fu strumento insolito per proporre l'anima musicale di New Orleans, la fisarmonica. A bottoni che azionava senza mai guardare, senza mai sfiorare una nota che non fosse quella giusta." (Everardo Dalla Noce).

A Gorni Kramer è oggi certamente riconosciuto un ruolo fondamentale nella storia della musica e dello spettacolo del dopoguerra. Assai noto come direttore d'orchestra, ha firmato come autore alcune delle canzoni che hanno accompagnato intere generazioni di italiani. Eppure, per i suonatori e per gli appassionati di fisarmonica, il suo nome rievoca qualcosa in più: grande è stato infatti il suo contributo alla crescita e allo sviluppo dello strumento in Italia soprattutto se si pensa che fu il primo, nel nostro paese, ad interessarsi al jazz pur suonando uno strumento "così poco blues". A lui è senza dubbio riconducibile il merito principale, in tempi assai lontani, di usare la fisarmonica in modi e contesti sonori diversi senza curarsi del pregiudizio dilagante che ha spesso voluto identificare il suono vibrato e popolare della fisarmonica esclusivamente con le balere e le campagne.

Gorni Kramer nasce a Rivarolo Mantovano (MN) nel 1913 e deve il suo nome d'arte ad una semplice inversione del suo vero cognome e del suo vero nome: questo ultimo, così curioso, fu scelto dal padre, appassionato di ciclismo, in omaggio ad un vincitore del campionato del mondo su strada nel 1912, un certo Frank Kramer. Comincia presto, a sei anni, a suonare la fisarmonica, strumento che rimane per sempre il suo prediletto. Dopo il diploma in contrabbasso al Conservatorio di Parma e una prima esperienza nell'orchestra del Teatro Regio, decide di trasferirsi a Milano. Nel 1934 fonda un quintetto in cui suona la fisarmonica e dirige; nel 1935 compone Crapa pelada, brano ritenuto blasfemo per un presunto riferimento a Mussolini. La personalità di Gorni Kramer, sia come musicista che come autore, si impone ben presto. Il jazz Kramer lo scopre attraverso la madre che è americana e che gli fa ascoltare i dischi dei grandi musicisti statunitensi. Scoppia un amore destinato a durare per sempre e che complice lo straordinario talento naturale del Nostro lo segnala all'avanguardia dell'allora panorama jazzistico italiano.
Pur senza conoscere altri fisarmonicisti jazz i suoi assoli si inspirano ai celebrati solisti dello swing, trombettisti e sassofonisti in particolare. Dirà più tardi: "Improvvisavo sulle polche e sulle mazurche perché mi stancavo di suonare sempre lo stesso pezzo". Quando poi compone crea delle semplici ma orecchiabili linee melodiche che riesce ad armonizzare con un gusto istintivamente moderno. Sono però, come si è detto, le numerose canzoni (magistralmente orchestrate) a dargli la notorietà vera e propria ed in particolare, per citare solo le prime, Pippo non lo sa, La vecchia fattoria, Merci beaucop e In un palco della Scala. Negli anni della seconda guerra mondiale si avvicina al varietà e alla rivista musicale in qualità di direttore d'orchestra e compositore, facendosi chiamare (per il divieto, allora tassativo, di usare parole straniere) Maestro Crameri. Abbandona nel frattempo la carriera jazzistica solistica di cui restano comunque oggi circa un centinaio di registrazioni. Il rapporto professionale stretto con l'ensemble canora Quartetto Cetra sfocia poi nel sodalizio artistico con Garinei e Giovannini, per i quali scriverà numerose e immortali canzoni che daranno lustro alle loro fortunate commedie musicali (Un bacio a mezzanotte, Non so dir ti voglio bene, Un paio d'ali, La mia donna si chiama desiderio, Dove andranno a finire i palloncini, Buonanotte al mare, Un po' di cielo, È tutta colpa della primavera). Nel 1957 approda in televisione con lo spettacolo musicale Il musichiere, condotto dall'indimenticato Mario Riva, di cui firma la famosa sigla Domenica è sempre domenica. Accompagnerà, fino ai primi anni Sessanta, con le sue orchestre, alcuni tra i più famosi programmi della televisione degli esordi. Sarà l'avvento del Rock and Roll, dei primi complessi beat, della rivoluzione musicale giovanile a far decidere il vecchio Maestro Crameri che il tempo della sua musica sia forse giunto al capolinea e sia invece l'ora propizia per un onorato ritiro dalle scene. Muore a Milano nel 1995.

Nella conosciuta e ben riuscita compilation che la rivista Musica Jazz ha dedicato qualche anno addietro alla fisarmonica e al suo controverso rapporto con la musica afro-americana (La fisarmonica nel jazz, CD fuori commercio allegato a MUSICA JAZZ n. 6/1995 - MJCD 1104), una delle tappe salienti di tale storia è certamente rappresentata dal brano China Boy (di Boutelja-Wilfree), qui nell'appassionata e virtuosa interpretazione data appunto dal grande Kramer. China Boy fu registrato a Milano il 3 aprile 1939 da una formazione che oltre allo stesso Kramer presentava anche Aldo Rossi al sax alto, Enzo Ceragioli al piano, Cosimo Di Ceglie alla chitarra e Giuseppe Ruggeri alla batteria. Siamo dunque alla vigilia del secondo conflitto mondiale e anche l'Italia come la Francia annovera diversi musicisti che guardano con sincera ammirazione e con spirito di emulazione alla musica che arriva dall'oltreoceano.

Il brano China Boy è uno swing dal tempo fast: l'accompagnamento "saltellante" con gli accenti forti sul primo e sul terzo tempo ricorda molto più lo spirito delle marce europee o lo swing musette francese rispetto alla libertà ritmica introdotta in quegli anni, ad esempio, dal sound dell'orchestra di Count Basie. La forma è costituita da una struttura ABC, dove C è in realtà una A leggermente diversa: nella parte A (16 battute) siamo in tonalità di F maggiore, la parte B (8 battute) si muove in Ab maggiore mentre si torna in C (8 battute) nella tonalità originaria. Dopo un'introduzione di quattro battute, il tema (assai essenziale per la verità) viene esposto dal piano: tocca poi alla fisarmonica di Kramer improvvisare per un chorus intero, seguita dalla chitarra e dal sax alto che mantengono negli assoli la stessa durata. Si rientra poi per finire sul tema con variazione, variazione a cui contribuiscono vari strumenti, batteria compresa. In merito all'improvvisazione di Kramer, si apprezza innanzitutto la sua straordinaria e generosa creatività che si traduce in un continuo sciorinare di note sul modello dei fisarmonicisti d'oltralpe. I pattern usati sono piuttosto individuabili e si manifestano sostanzialmente in figurazioni ritmiche a crome o in block-chord. Il modo di "stare sul tempo" di Kramer è indubbiamente più europeo che nero in senso stretto anche se appare decisamente interessante il suo suonare con una decisa tendenza all'anticipo. Le sue frasi iniziano quasi sempre in levare e hanno uno sviluppo di lunghezza media. Mentre l'armonia del brano è sicuramente tonale, ciò che favorevolmente colpisce nell'approccio ricco di estro dell'improvvisazione di Kramer è il ricorso a sonorità dal sapore tipicamente blues: la scala prediletta è quella misolidia, la scala costruita cioè sul quinto grado della scala maggiore avente la terza maggiore e la settima minore. Il Be-Bop deve ancora scatenarsi con il suo linguaggio rivoluzionario, non può dunque sfuggire il fatto che anche Kramer, come del resto inevitabilmente tutti gli swingers del suo tempo, abbia uno stile improvvisativo più genuino, spontaneo, non dirompente. Il ricorso a muoversi per note congiunte, il ricorso all'uso di pattern standard, la tendenza poi a fermarsi su note non di tensione o l'utilizzo di figure di sapore fisarmonicistico come il ribattuto, sebbene possano essere lette oggi con severità da una certa critica superficiale (alla luce soprattutto della poi naturale evoluzione della musica afro-americana), non devono far dimenticare il merito di uno straordinario musicista capace di mettere il suo grande talento al servizio di uno smisurato amore per il jazz, lui che era cresciuto nel bel mezzo della Pianura Padana.

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COMMENTI
Inserito il 27/6/2008 alle 7.58.05 da "floren34"
Commento:
sono più di cinquanta anni che abbraccio la fisarmonica ma oggi come oggi molti suonano come se fosse una ferrari e il loro scopo é solo quello di volare sulla tastiera senza anima in corpo, come fancelli ,marcosignori, principe ecc...ecc...
sono compositore di molti pezzi ma preferisco l'anonimato.mi chiamo renato di milano viva art van damme da 50 anni!
 

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Data pubblicazione: 24/11/2005

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