Il panorama jazzistico è sempre fecondo di interessanti incontri "face
to face". In duo l'artista ha ampia libertà, ed al contempo la presenza di un altro
strumento gli da modo di sviscerare non solo le proprie emozioni. In questo caso
chitarra e vibrafono, metalli sonanti, hanno un'attrazione reciproca naturale come
ci dimostrano Aliffi e
Bianchi.
Ciò che colpisce fin dal primo ascolto è l'assoluta compenetrazione del
suono dei due strumenti; come pattini sul lago gelato, chitarra e vibrafono, procedono
sempre in perfetta sintonia.
Marco Bianchi
si lascia apprezzare non solo per la tecnica e l'inventiva ma anche per l'uso azzeccato
delle dinamiche, Maurizio Aliffi è sempre interessante sia nei solo che nella
ritmica.
Il brano d'apertura, la "title-track" Sottomarini
e Pattini, ha il sapore agrodolce di un bel ricordo del tempo che fu,
ma questo fino a metà del brano, poi subisce una sferzata con i solo di
Bianchi
e la chitarra quasi ossessiva di Aliffi, per poi ricomporsi nel finale.
L'ultima Burba, composta per il clarinettista
Simone Mauri, prende il nome da una piccola striscia disegnata da Leo
Ortolani, è un piccolo bocciolo che sta per sbocciare e già possiamo annusarne
il fresco profumo, come in un mattino di primavera. In
Choro, Vincenzo e Birra chitarra e vibrafono si rincorrono in un divertente
scambio di scale armoniche. Una menzione particolare alla
Rat-Man SUITE, lo splendido personaggio del topo
super eroe dalle incredibili deficienze mentali creato da Leo Ortolani non
poteva ricevere omaggio migliore che quello presentato da Aliffi e
Bianchi.
Il punto di forza dell'album è forse anche il suo limite, il caleidoscopio
di emozioni che i due ci mostrano;
Bianchi
e Aliffi hanno servito dodici tracce interessanti ed originali, ma quello
che sembra mancare è un filo conduttore per non perdersi nell'ascolto.
Enzo Saba per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 27/12/2007
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