Ciao
a tutti.
Faccio
seguito con questo articolo ad una promessa fatta un po'….. di tempo fa, ovvero
come affrontare lo studio delle scale maggiori (ma non solo maggiori, come
vedremo più avanti) e dei patterns in generale.
Chi
non suona strumenti a fiato, in particolare ad ancia, difficilmente riesce a
capire come la stessa frase suonata in Do e in Reb presenti due gradi di
difficoltà così diversi: questo è dovuto alla logica costruttiva degli strumenti ad ancia, che sono strutturati,
essenzialmente, intorno ai sette suoni naturali (sorvoliamo sulla trasposizione
per non complicare il discorso: per un'altoista un G è un G e basta, anche se
sa benissimo che è un Bb reale).
Succede
allora che se suoniamo un blues in Bb (intendo Bb reale, ovvero C per tenore, G
per alto), la cosa risulta assai divertente e facciamo tutti la nostra bella
figura, poi il chitarrista (ueilà, ciao Marco…) se ne esce con la trovata "Ragazzi, perché non suoniamo un bel Blues in E?" ………….
Il
panico si sparse tra i fiatisti: il tenore si trovò a suonare in F# e l'alto in
C#.
Bene,
bisogna mettersi nella condizione di poter affrontare situazioni di questo
genere con più scioltezza.
Compresa
l'importanza delle scale maggiori (chi non l'avesse fatto si legga l'articolo
intitolato "La scala maggiore: tra tonale e modale"), l'obiettivo da
raggiungere è quello di averne il completo controllo e la più totale prontezza
esecutiva, in qualsiasi contesto ed a tutte le velocità, superando e livellando
il più possibile le difficoltà tecniche dello strumento.
Naturalmente
non arriveremo mai a suonare con la stessa naturalezza in G e in C#, non è un
caso che l'80-90% dei blues sia scritto in 3-4 tonalità, così come moltissime
ballads, ciò nonostante questo non deve rappresentare un alibi, perché comunque
ci troveremo spesso ad affrontare, specialmente proprio nelle ballads,
modulazioni temporanee che, seppur per poche battute, ci possono portare in
tonalità più ostiche.
E'
ovvio che non esiste un solo modo per raggiungere tale scopo; quello che segue
è il percorso di studio che io uso con i miei allievi e che generalmente da
ottimi risultati, senza la pretesa di essere "l'unico modo" o qualcosa di così
innovativo, è semplicemente un programma che funziona, testato sul campo in
anni di insegnamento e che si rifà largamente a didattiche statunitensi,
rintracciabili anche su molti testi in commercio.
Finiti
i preamboli andiamo a cominciare.
Inizierei
con un esercizio che definirei "preliminare", partendo quindi dal presupposto
che chi legge stia a…zero (non me ne vogliano i più esperti!).
Abbiamo
visto nel sopracitato articolo come la scala maggiore sia caratterizzata da un
proprio sound, che deriva dalle relazioni interne ad essa, ovvero le distanze
tra i gradi che la compongono.
Nella
fattispecie l'architettura interna della scala maggiore si basa sulla sequenza
di intervalli
I I
I/2 I I I I/2
Se
costruiamo a partire da ognuna delle 12 note una scala avente la suddetta
sequenza di intervalli otterremo inevitabilmente 12 scale maggiori.
Iniziamo
allora a suonarle.
Il
numero dei respiri è, ovviamente, facoltativo, la frequenza dipende,tra
l'altro, dalla velocità alla quale suonate l'esercizio.
[1]
"Preliminare" Ascolta MP3
Si tratta come vedete di suonare la scala maggiore (in questo caso di G) da
G a G, da A a A, da B a B e così via, mantendendo le alterazioni della tonalità
prescelta.
Tanto
per essere chiari (rischiando di risultare tedioso ma vorrei evitare ogni
errore di interpretazione) non
dovete suonare da G a G la scala maggiore di G, da A a
A la scala maggiore di
A…..ma dovete suonare, in sostanza, la scala di G da ognuno dei suoi gradi,
"affettandola" in ottave.
Lo
stesso esempio in Bb:
Chi
conosce il Salviani II sa già che non è nulla di nuovo, la differenza sta però
nel fatto che mentre sul Salviani tutto è scritto, qui dovete trasporre lo
studio nelle 12 tonalità a mente.
Non
solo ma, così facendo state suonando ed assimilando, senza neanche
accorgervene, i sette modi della scala maggiore, cosa che tornerà molto utile
più avanti.
Esaurita
una tonalità su tutta l'estensione, ascendendo e discendendo, passate alla
successiva seguendo il ciclo delle quinte letto però dall'alto in basso,
progredendo in sostanza per numero di alterazioni.
Se
non conoscete il ciclo delle quinte non è un problema, in questa sede non è
fondamentale: qui sotto avete la sequenza delle tonalità.
Suonate
quindi le scale come spiegato al punto [1] per ognuna delle 12 tonalità secondo
lo schema sopra, a tutta estensione.
Non
abbiate paura di avventurarvi sugli acuti (da RE in su) o sulle basse (Si –
Sib), anzi, dovete arrivare ad usare queste zone con la stessa facilità con la
quale usate la parte centrale dello strumento.
Arrivati
a questo punto chi già conosceva le scale a menadito si sarà annoiato, chi
invece non le conosceva o credeva di conoscerle avrà trascorso qualche
settimana di intenso smanettamento.
Comunque
sia cominciamo a rimescolare un po' le carte ovvero cominciamo a suonare le
scale maggiori concatenandole in modi diversi.
Questa
volta, e da adesso in poi, suoneremo la
scala da tonica a tonica e stop,
[Pattern
base]
per
poi passare ad un'altra tonalità, con criteri di progressione diversi, basati
su differenti intervalli.
Fase 1
Il
primo intervallo che utilizzeremo sarà quello di semitono, ovvero andremo a
suonare una serie di scale maggiori
(nella forma definita in [Pattern base]), una per ogni grado della scala
cromatica.
Ecco
la sequenza delle tonalità distanziate per semitono:
Ex. [1]
Appare
chiaro come, se nell'esercizio [Ex. preliminare] avevamo una difficoltà
crescente con l'aumentare delle alterazioni (ed era giusto così, perché stavamo
ancora imparando la scala), qui abbiamo, approssimativamente, tonalità facili
e difficili alternativamente.
Ecco
esposta la parte iniziale dell'esercizio [Ex 1]:
"Ex
1" Ascolta MP3
Con
questo esercizio inoltre (e con tutti i prossimi), avremo la possibilità di
suonare tutti i giorni tutte le scale maggiori, arrivando
così, pian piano, ad averne lo stesso grado di padronanza.
Fase 2
Esaurito
(e ben padroneggiato) l'Ex [1] andiamo avanti suonando le scale concatenandole
per toni interi.
Utilizzeremo
così, come struttura, la scala esatonale, ovvero una scala composta da 6 note
distanti tra loro tutte un tono, dal suono caratteristico (Claude Debussy la
usava frequentmente, tanto che viene chiamata anche scala Debussy)
Anche
la scala esatonale può costruirsi su ognuna delle 12 note, ma a causa della sua
struttura simmetrica, in realtà basta conoscerne 2, perché, ad esempio, la
scala esatonale di D coinciderà con quella di C, come con quella di
E etc,
mentre quella di Eb coinciderà con quella di Db di F etc..
Così
la nostra sequenza di tonalità sarà:
Ex.
[2]
Ecco
esposto l'inizio dell'Ex [2]:
"Ex 2" Ascolta MP3
Fase 3
Andiamo
avanti: intervallo di 1 tono e mezzo, ovvero terza minore.
Stiamo
parlando dell'arpeggio di diminuita, anche questo ha una sua simmetria per cui
basta conoscere i primi tre: quello di C, di Db e di D, dato che da
Eb ci
ritroveremo sulle stesse note di C e così via.
Questa
è la successione delle tonalità a distanze di terza minore.
Ex.
[3]
Ed
ecco come suona l'inizio dello studio:
"Ex 3" Ascolta MP3
Fase 4
Proseguiamo:
intervallo di 3 maggiore, ovvero 2 toni, a formare una triade aumentata.
Anche
questo schema deriva dall'esatonale: non approfondirei per non creare
confusione, in questa fase non è fondamentale conoscere le caratteristiche
della scala esatonale, basta sapere che esiste e cominciare a familiarizzare
con il suo sound caratteristico.
Ecco
in fila le quattro sequenze per terze maggiori:
Ex
[4]
E
il solito esempio:
"Ex 4" Ascolta MP3
Fase 5
Finiamo con l'intervallo di quarta (2 toni e mezzo) e torniamo in sostanza al ciclo delle
quinte (una quinta ascendente può essere letta come una quarta discendente),
questa volta in senso circolare e antiorario.
Ex [5]
Ed
ecco l'esempio, questa volta un po' più lungo per mostrare il necessario
aggiustamento di ottava alla battuta 9:
"Ex 5" Ascolta MP3
Annotazioni
importanti:
- Gli
schemi sopra sono un riferimento ed un aiuto per ricordare le alterazioni di
ogni tonalità: cercate di farne a meno prima che potete, afferrando la logica dell'esercizio,
così da potervi concentrare sulla tecnica. D'altronde è sottointeso che
scrivere di vostra mano sotto le armature in chiave le tonalità a chiare
lettere e poi andarle a leggere mentre suonate ridurrebbe l'efficacia dello
studio!!!!
- Padroneggiate
bene ogni singola fase prima di passare alla successiva.
- Suonate
gli esercizi lentamente, dritti, senza swing, con l'obiettivo di arrivare fino
alla fine di ogni sezione senza fermarsi mai e a tempo.
Col tempo li velocizzerete, non c'è fretta. Non
serve a niente farli veloci ma imprecisi, fuori tempo o fermandosi alla prima
difficoltà.
- Non
suonate più veloci del vostro pensiero, è un atteggiamento perdente in
partenza.
- Suonateli
a tutta estensione.
- Siate
onesti intellettualmente con voi stessi, ovvero siate cattivi con voi stessi:
se sbagliate o sentite delle imprecisioni non andate avanti, pensando qualcosa
del tipo" Ah, sì ho capito, li ho sbagliato ma tanto lo so che lo so fare".
Bensì fermatevi subito e risolvete
il problema affrontando il passaggio in questione.
- Utilizzate
le diteggiature più comode ma provatele tutte, fate largo uso delle posizioni
bis (quelle per Fa #, Si b, Do centrale), non imparate ad usare solo una
posizione ignorando le altre possibilità.
Ohhh,
bene, a conclusione della faccenda andiamo a vedere tutto questo lavoro a cosa
ci è servito.
Abbiamo
suonato dapprima tutte le scale maggiori e i 7 relativi modi ([Ex
preliminare])
poi le abbiamo concatenate con logiche diverse, facendo conoscenza con
strutture che ci torneranno molto utili più avanti (modi, ciclo delle quinte,
scala esatonale, diminuita, intervalli di quarta) e, contemporaneamente, abbiamo
fatta un bel po' di tecnica suonando il nostro strumento su tutta la sua
estensione e usando praticamente tutte le chiavi a disposizione.
Vi
sembra poco? Direi
proprio di no.
Quello
che vi ho proposto non è solo un piano di lavoro per l'apprendimento e lo
studio delle scale maggiori: è molto di più.
Tanto
per cominciare è un piano di studio utilizzabile giornalmente e quindi
utilissimo (ma non sufficiente) per il mantenimento della tecnica strumentale.
Ma
è anche uno schema utilizzabile all'infinito, basta cambiare il pattern base.
Per
esempio che ne dite di ripartire dalla Fase 1 utilizzando il seguente pattern?
L'Ex [1], tanto per fare un esempio, con questo pattern suona così:
"Terzine" Ascolta MP3
Oppure quest'altro:
O quest'
altro ancora
E
tanti altri se ne potrebbero inventare.
Potete,
per esempio, prendere una frase del vostro saxofonista preferito: considerate
che una volta presa la mano per fare tutto il giro delle 5 fasi, se il pattern
è semplice, bastano 10 minuti per cui ogni giorno potete sviscerare le frasi
che volete a tutta estensione.
A tal proposito vi riporto uno schema riassuntivo del piano di lavoro a cui poter
fare riferimento nei vostri studi giornalieri.
Nella
tabella sotto non trovate le armature in chiave ma la sequenza delle toniche,
questo per due buoni motivi:
- perché
se avete svolto bene il lavoro fin qui, le scale maggiori per voi non hanno più
segreti e quindi non vi serve più di dare ogni tanto una "occhiata" alle
alterazioni in chiave.
- per non creare confusione
nel caso vogliate usarla per studiare scale e/o patterns non "maggiori".
Suonare
il [Pattern base]:
o qualsiasi pattern o
frase vogliate studiare, seguendo lo schema:
Fase 1
|
1/2
tono (cromatica)
|
C Db D Eb
E F Gb G Ab A Bb
B
|
Fase 2
|
1
tono (esatonale)
|
C D
E Gb Ab Bb || Db
Eb F G A B
|
Fase 3
|
1
tono e ½ (arp.dim)
|
C Eb Gb
A || Db E G Bb || D F Ab B
|
Fase 4
|
2
toni (arp. aument:)
|
C E Ab
|| Db F A || D Gb Bb || Eb G B
|
Fase 5
|
2
toni e ½ (quarte)
|
C F Bb
Eb Ab Db Gb
B E A D G
|
Tosto? Sembra,
ma col tempo diventerà normale pensare in questo modo, le tonalità difficili
diventeranno sempre più simili a quelle facili, e si innesteranno quegli
automatismi che, unitamente alla conoscenza del lessico, vi permetteranno di
avvicinarvi sempre di più a quella condizione ideale (e in quanto tale forse irraggiungibile)
nella quale suonerete pensando sempre di più a cosa fare e sempre di meno a
come farlo.
Detto
così sembra facile... :-)
Alla
prossima. Fabio.
Inserisci un commento
©
2000, 2001 Jazzitalia.net - Fabio Tullio - Tutti i diritti riservati
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
COMMENTI | Inserito il 5/6/2012 alle 10.34.23 da "ro.alfarano" Commento: ciao Fabio, sono Roberto , ho trovato molto stimolante questa prima lezione ,la facilita di lavoro sulle scale l'ho trovata bellissima . a quando la prossima lezione ,magari se si puo entrare in contatto con te ... dopo esperienza con il gruppo "addosso agli scalini " vorrei studiare jazz ma la moneta scarseggia e se tu mi dai una mano... grazie comunque ciao Roberto
| | Inserito il 14/9/2012 alle 0.05.52 da "nanacanta" Commento: complimenti molto interessante | |
Questa pagina è stata visitata 100.713 volte
Data pubblicazione: 09/06/2001
|
|