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L'approccio fisico e mentale allo strumento
di Fabio Tullio
ftullio@everyday.com

L’obbiettivo fondamentale del musicista, qualsiasi strumento egli suoni, è la creazione, l’espressione tramite lo strumento del proprio mondo interiore, della propria sensibilità.
Per fare questo il requisito essenziale e primario è il controllo del proprio mezzo espressivo, che si ottiene con anni di paziente e metodico studio.
Uno studio ben impostato dovrebbe favorire lo sviluppo di una buona tecnica strumentale ma dovrebbe anche, e soprattutto, coltivare la sensibilità, la cultura musicale, favorire la conoscenza della storia e lo sviluppo del linguaggio che il musicista col tempo andrà a "parlare" con il suo strumento.
Questo secondo aspetto della preparazione artistica richiede soprattutto ascolto e analisi dei modelli, dei grandi musicisti del passato, delle correnti stilistiche cercando il più possibile di renderle proprie, parte integrante del nostro retroterra culturale, perché, sia ben chiaro, quando si esegue una improvvisazione, al pari di un brano scritto, non si inventa nulla, bensì si articolano ed elaborano a livello più o meno conscio, modelli già studiati, esempi musicali, esercizi, frasi ascoltate da questo o quel musicista, in processo di rimescolamento continuo.
E allora qui diventa importante avere alle spalle tanta musica, tanto ascolto, tante ore di esercizi, perché più il serbatoio è pieno più evoluta sarà la nostra capacità espressiva, e più sarà facile che possano uscire, perlo più casualmente, frasi nuove ed interessanti.
Non vi fossilizzate su un genere: ascoltate tutto, suonate tutto, non siate "jazzisti", musicisti "classici", "lisciaroli" o chissà che altro ma bensì semplicemente e splendidamente musicisti, completi e professionali.
E’ ovvio che ci sarà un genere musicale prediletto e nel quale riuscirete ad esprimere il meglio di voi, ma un musicista che suona solo un genere non per scelta ma perché non sa far altro è povero artisticamente, e questo si sentirà anche in quell’unico genere che sa suonare.
Comunque sia qualsiasi genere voi scegliate di suonare occorrerà avere una buona padronanza dello strumento, cioè la tecnica.

Che cos’è la tecnica?
E’ la tranquillità, è la capacità di eseguire passaggi difficili, scomodi, con naturalezza, in modo intonato e dinamicamente corretto.
E’ la capacità di pensare una frase e riprodurla sul proprio strumento nel migliore dei modi, è quella cosa che ci fa stare così tranquilli quando suoniamo che possiamo dedicarci solamente a pensare come eseguire una parte o ad inventare belle frasi nei nostri assolo.

La tecnica è velocità nelle dita ma anche e soprattutto controllo.
Il controllo di noi, il controllo del nostro strumento.

Il problema più grande per il saxofonista è il suono, ovvero il controllo dell’imboccatura.
Abbiamo visto come i fattori che intervengono nell’emissione, escludendo la qualità dei materiali a disposizione, sono essenzialmente tre: la stretta del labbro, la tensione del labbro, la respirazione.
Per semplificare possiamo dire che: la respirazione agisce sul volume della nota emessa, la tensione del labbro sul timbro, la stretta della mandibola sull’intonazione.

In realtà questi tre aspetti facilmente vanno ad interferire l’uno con l’altro ed è per questo che per avere un buon controllo bisogna renderli il più possibile indipendenti, padroneggiandoli separatamente e combinandoli tra loro in modo cosciente.

Tutto questo non si può raggiungere solamente leggendo un metodo, è auspicabile quindi la presenza di un insegnante che possa mettere l’allievo in condizioni di poter usufruire della propria esperienza, abbreviandone così il percorso di apprendimento.

Per quel che riguarda la posizione delle dita sullo strumento e dello strumento stesso rispetto al corpo vale lo stesso discorso, ovvero sono problemi che vanno trattati ed affrontati con l'insegnante o comunque un musicista esperto che continuamente controlli la correttezza di movimenti che, agli inizi, non si possono definire propriamente "naturali".

Qui vorrei solo ricordare, come dato da tenere sempre presente nell'esecuzione degli esercizi, oltre ai consigli sul corretto modo di imboccare lo strumento, di tenere lo stesso di fronte al proprio corpo, leggermente sulla destra, premendo leggermente con i pollici per renderlo stabile, le mani avvolgenti i tasti, le dita in posizione naturale, non distese nè contratte.

Esercitate sui tasti la pressione minima indispensabile per chiuderli: una eccessiva forza irrigidirà il dito, il chè diventa un limite nell'esecuzione di passaggi veloci.
L'approccio sullo strumento deve essere rilassato ed essenziale, evitando movimenti eccessivi ed inutili delle dita, del polso e dell'avambraccio.

L'idea è quella di considerare lo strumento come una propaggine del proprio corpo, un concetto questo che si manifesta nel momento in cui ci si sente a proprio agio, comodi, aderenti al corpo del nostro strumento.
E per ottenere  questo, tanto per cambiare, occorre
studiare, studiare,studiare,studiare........................


Zast
Nebuloso







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Data pubblicazione: 03/07/2000

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