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"SERENADE FURLANE"
DOMENICA 30 DICEMBRE 2001
CASTELLO DI UDINE - SALONE DEL PARLAMENTO

Musiche di Arturo Zardini
arrangiamenti di Glauco Venier

Glauco Venier
pianoforte
Klaus Gesing
sax soprano

Laura Grandi
violino
Carlo Grandi
violino
Elisa D'Agstini
viola
Andrea Cernecca
violoncello
Roberto Franceschini
contrabbasso

Liliana Moro
voce solista

Coro del Friuli Venezia Giulia diretto da Cristiano Dell'Oste

Già sulla carta il progetto é alquanto inconsueto: mettere insieme archi, coro, con al piano e al sax due solisti di jazz, non é certo una cosa di tutti i giorni. Ma questo non stupisce chi conosce Venier, infatti il pianista friulano ha utilizzato gli archi di frequente nei suoi ultimi lavori "Gorizia" e "Sentinella della Patria", inoltre la sua "simpatia" per la musica della sua terra non é certo dell'ultima ora.

Le musiche sono quelle di Arturo Zardini (1869-1923) compositore friulano famoso (almeno in Friuli Venezia Giulia) per le sue villotte, ma anche per le sue serenate, tra le quali "serenata per soli archi" che vinse nel
1901 il concorso indetto dalla Società Artistica Musicale Diritto e Giustizia della città di Palermo.

I
l pianista friulano ha riarrangiato per coro, due violini, viola, violoncello, contrabbasso, sax e ovviamente il pianoforte, "
Stelutis alpinis", "Buine sere cjase scure", "Serenade (a racuei)", "La roseane", "Ce matine", "L'ave", "Primavere", "Serenade (tu as doi voi)", "L'emigrant" .

Nel meraviglioso salone gremito (con molta gente in piedi) enfatizzato dalla presenza degli stessi musicisti, il coro di diciotto elementi ben disposto con a fianco gli strumentisti, che già vederli insieme é uno spettacolo, ecco che si innalzano le prime note, anzi si inizia con un ffffhhhhh: il "semplice" soffio del sax, senza emissione di una altezza si espande nel salone seguito dalle note del piano, é da sottolineare che il concerto é completamente acustico senza alcuna sorta di amplificazione e l'acustica del salone ha reso omaggio alla musica come meglio non poteva.

Il brano di apertura é "
Stelutis Alpinis" vecchia conoscenza per Venier e Gesing che ben l'han interpretato assieme ad un magnifico coro, così queste note prendono il posto di affreschi e marmi per arredare il salone con una veste nuova ma tradizionale, una musica scritta e da improvvisare insieme.
Venier non si trattiene e commenta: "é una goduria suonare con questo coro, Cristiano (il direttore del coro) riesce a far cantare questi ragazzi come se fossero uno strumento" ed in effetti non gli possiamo dare torto, le voci sono ottime, le dinamiche rispettate egregiamente; non si può voler di più da un coro.

L
a varietà é il comun denominatore di questa serata, c'é infatti spazio per un brano solo strumentale "
La Roseane" nel quale il pianista lascia il suo consueto strumento per il tamburello e Gesing é al flauto, accompagnati entrambi da accattivanti archi che in una spirale vorticosa accelerano sempre di più il tempo.
Gli archi per la verità sembrano molti di più di quanti sono nella realtà, con un suono ricco e pieno, complici l'acustica della sala e la scrittura di Venier che ben ha saputo sposare le varie voci.

E
ntra anche in scena il soprano Liliana Moro per cantare un brano che sembra uscito da un opera (
l'Ave), tanto per confondere le idee a chi ha bisogno di dare un'etichetta a tutto e tutti "ma che musica è? Classica, jazz, popolare?".
In fondo il problema non esiste, proprio per come nasce questo progetto che ha l'intento di coinvolgere diversi musicisti e diversi generi, ascoltare la musica senza porsi problemi o preconcetti di sorta permette di essere più ricettivi.

Glauco Venier sta seguendo una strada che ha iniziato a percorrere diversi anni or sono e che ora sempre più si sta delineando, trovando una sua poetica tenendo presente le sue radici, la sua terra e arricchendosi con una serie di incontri fruttuosi nella sua carriera concertistica, con nomi che parlano da soli: Konitz, Wheeler, Watts e Swallow, solo per restare al recente.

Zardini in una lettera ad un amico scriveva tristemente (questo inno) "qui ottenne un clamoroso successo ma come tutte le mie cose qui si fa e qui resta ed abbenché se qualche composizione é destinata alla popolarità da questo paese é difficile ottenere soddisfazioni che elevino". Di tutta la produzione di Zardini infatti, nemmeno una decina di composizioni vide la stampa vivente l'autore.
Venier quindi rende omaggio al compositore, con questo progetto che sarà rappresentato oltre che nel nostro Paese anche fuori dai confini italiani.
Paolo Bomben







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Data pubblicazione: 14/04/2002

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