Archie Shepp al Terniinjazz Fest 2004
Sangemini, Cascata
delle Marmore, giovedì 24 giugno 2004
di Antonio Terzo
foto di
Francesco Truono
Dopo il concerto
inaugurale con il Gianluca
Renzi Sextet, Terniinjazz Fest 2004, manifestazione organizzata da
Luciano Vanni giunta alla sua quarta edizione, vede due protagonisti di rilievo: un pezzo di storia del jazz, il grande sassofonista nero-americano
Archie Shepp ed un pezzo di storia dell'Umbria, la Cascata delle Marmore. Incastonato in questa suggestiva cornice al Belvedere inferiore si trova il palco su cui alle 21.30 circa prendono a swingare le note di
Softly, per l'animata vocalità di Anne Ducros il cui quartetto introduce la serata, con uno strepitoso scat "a capella" che provvede a scaldare l'ambiente umido della location: per niente "softly" il brano, la cui spinta viene prevalentemente dall'ottima sezione ritmica, come mostra anche il verboso solo dell'oriundo siciliano trapiantato in Belgio Sal La Rocca al contrabbasso, e non da meno è il break di Bobby Durham alla batteria.
Più fragile il temperamento di
Autumn Leaves, fendenti gli acuti della cantante, ben condotto sui chiaro-scuri il solo di Bobby Durham e dopo il propulsivo contrappunto di
La Rocca, duetto vocale fra la Ducros e ciascuno dei suoi strumentisti, ancora a cappella, lusinghevole ma emozionante, platea assolutamente in silenzio, si sente solo il lieve scroscio composto e cadenzato dell'acqua. Segue una suadente e dondolante
The Island
con cui la vocalist francese lascia il palco al sassofonista.
Rauco e stridulo, il sax di Shepp riesce sempre a trasmettere emozioni particolari. Circondato da musicisti di riconosciuto prestigio – Massimo Faraò al piano, Wayne Dockery al contrabbasso e l'inossidabile
Bobby Durham alla batteria – Shepp si produce in
Ain't misbehavin' savin' my love for you, con un accentato tocco bluesy, tanto nel sax che nella voce da vero crooner, smorfiosa ed intonata, incalzante e puntuale.
Fill-in marciante alla batteria, tutto rullato, per introdurre
Deli Blues for Blakey, brano composto da Durham in omaggio al padre del moderno drumming, Art Blakey, nel cui assolo Shepp mostra ancora un notevole smalto.
Tutto sincopato e madido di contrattempi il solo al contrabbasso, secche frasi ripetute ciclicamente per la batteria.
Il grintoso ultrasettantenne chiama adesso sul palco la
Ducros per eseguire insieme una lentissima
My funny Valentine, scandita inizialmente da
Dockery. La Ducros sente la presenza della leggenda Shepp accanto a sé e sigla un suggestivo vocal-solo in cui non sporca una nota. Frusciano le spazzole di Durham e Shepp vi incastona un articolato intervento che incanta il pubblico, mentre sul finale ancora Durham si lascia andare ad un cenno di beguine.
Giochi di luci – a cura di Iuray Saleri – si stagliano sulla coltre di alberi circostanti, mentre la band fa partire un cavallo di battaglia del nostro,
Steam, scritta per il cugino morto in uno scontro a fuoco per strada a soli 15 anni: e Shepp imbraccia il soprano che suona ancora più acido sul tempo ternario. Quindi
U-Jamma, dedicata alla figlia, pregna nell'assolo di citazioni, da Night in Tunisia a Naima.
Intanto si sente suonare la sirena della cascata, e dopo la presentazione del gruppo da parte del leader, l'acqua prende a scrosciare sempre più forte, e anch'essa inebriata dall'atmosfera musichiera finisce per far sentire la sua voce in accompagnamento al brano di chiusura, un rabbioso blues-gospel dedicato alla nonna di Shepp, Mama Rose, dal titolo
Revolution. Infine, lo spettacolo
nello spettacolo: la cascata giunge al massimo della sua portata spruzzando le
sue finissime vaporizzazioni sul pubblico rimasto a bocca aperta.
Invia un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 12.709 volte
Data pubblicazione: 31/07/2004
|
|