Verona Jazz 2011
1°Luglio 2011, Teatro Romano
di Giovanni Greto
Richard Davis & Archie Shepp
Richard Davis - contrabbasso
Archie Shepp
- sax tenore
David Murray Cuban Ensemble
plays Nat King Cole en espanol
David Murray - sax tenore e direzione
Ariel Bringuez Ruiz - sax tenore
Roman Filiu Oreilly - sax alto
Mario Morejon - tromba
Denis Cuni Rodriguez - trombone
Josè 'pepe' Rivero - pianoforte
Reiner Elizarde Ruano - contrabbasso
Georvis Pico Milan - batteria
Non fosse stato per la felice collocazione ambientale,
per un meraviglioso colpo d'occhio e per il suono rasserenante dello scorrere delle
acque dell'Adige, non sarebbe valsa la pena assistere alla terza serata del festival.
Dei due gruppi, è piaciuto senz'altro di più il venerando duo composto dal settantaquatrenne
Archie Shepp
e dall'ottantunenne Richard Davis. Sette i pezzi ascoltati in poco meno di
un'ora. Entrambi i musicisti suonano seduti, Shepp introduce i brani, ringrazia,
presenta il partner permanentemente silenzioso. Il sassofonista di Fort Lauderdale
utilizza sempre il tenore, mentre il soprano fa la sua comparsa solo per un breve
fraseggio in "Summertime". Il primo brano in scaletta "U
jamaa" fu composto da Shepp per la figlia più giovane ed ha un andamento circolare
ripetitivo con momenti di attesa che lanciano uno swing, ovviamente meno veloce
rispetto alla versione ascoltata a Montreux negli anni Settanta. Shepp, nonostante
l'età, conserva le sue caratteristiche di aggressività e, allo stesso tempo, lirismo.
Fa ancora sussultare il pubblico quando rientra dopo un assolo di Davis. Precisissimo,
quest'ultimo mantiene intatto il senso della pulsazione. Il pubblico lo applaude,
comprendendo come, essendo l'unico elemento della sezione ritmica, debba essere
più che attento a sostenere le improvvisazioni del compagno. Tra gli altri brani
segnaliamo, immancabile, un omaggio all'amato Duke Ellington, "Don't Get Around
Much Anymore", nel quale, dopo una lunga esposizione al sassofono, Shepp si
esibisce in un convincente cantato, ripetuto anche in "Go Down Moses".
Non ci saremmo aspettati più di ciò che abbiamo ascoltato da due venerabili vecchie
glorie, mentre ci ha profondamente deluso l'esibizione di David Murray, che
ha presentato "Plays Nat King Cole en espanol", un CD, apprendiamo dalle
note del pieghevole, in cui ripropone gli album che Cole incise in spagnolo tra
la fine degli anni Cinquanta e i primissimi Sessanta. Il leader ha approntato un
settetto di musicisti più o meno giovani, che si impegnano, ma eseguono il loro
compitino senza alcun sussulto. Visti i brani poi – da "Tres palabras" a
"Quizas, quizas, quizas"- ci si immerge in un'atmosfera da ultimo dell'anno,
fortunatamente priva dei consueti trenini. Peccato, perché Murray è un sassofonista
dai sovracuti stridenti, che spesso ricordano squittii animaleschi, ed aggressivi.
Ma le improvvisazioni solo a tratti ci ricordano uno dei membri del World Saxophone
Quartet, poiché a volte contengono solo dei lunghi e prevedibili sviluppi melodici.
Nemmeno gli arrangiamenti e i finali sembrano curati più di tanto, talché non si
vede l'ora che il gruppo ringrazi, saluti e si congedi da quel settore di pubblico
del teatro rimasto, paziente, sino alla fine.
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Data pubblicazione: 26/09/2011
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