Il Trio di Kurt Rosenwinkel in concerto
al Teatro Garibaldi di Modica. Modica, 7 maggio 2010 di Giuseppe Mavilla foto Il Boliviano
Si è conclusa venerdì 7 maggio la stagione
2010 de "Il Teatro per la Musica" nell'ambito
della stagione teatrale messa su dalla neonata Fondazione Teatro Garibaldi di Modica
presieduta dal Sopraintendente Giorgio Pace. Un cartellone che ha riservato alla
musica jazz cinque date e che ha portato sul palco dello splendido Teatro Garibaldi
della città iblea alcuni artisti importanti del jazz italiano e internazionale come
il supergruppo che ha inaugurato la stagione, formato da
Salvatore
Bonafede,
Roberto
Gatto,
Piero
Leveratto e
Fabrizio Bosso;
la promettente Maria Neckman, il grande
Eddie Gomez
e l'affermato Kurt Rosenwinkel. Un inizio più che positivo di cui va dato
merito anche al Direttore Artistico della Fondazione, l'attore Andrea Tidona;
un primo approccio a quello che ci si augura possa diventare un appuntamento consolidato
nel tempo.
Kurt Rosenwinkel è arrivato a Modica accompagnato dal bassista Eric
Revis e dal batterista Kendrik Scott due perfetti compagni di scena per
quella che è ormai una certezza del jazz americano. Pur muovendosi in ambito mainstream,
il chitarrista originario di Philadelphia ha in qualche modo dimostrato di nutrire
tendenze innovatrici che accostate alla strabiliante tecnica di strumentista ne
fanno uno degli esponenti più seguiti tra gli appassionati di quel jazz che in qualche
modo non scioglie mai le ancore dalla tradizione. I suoi inizi sono stati rifocillati
dalle prestigiose frequentazioni con personaggi del calibro di Gary Burton, Joe
Henderson e Paul Motian ed oggi, ancora giovane, Rosenwinkel traccia un percorso
certamente marchiato da una considerevole capacità di interpretare con uno stile
personale alcuni standard del jazz di sempre omaggiando nel contempo vari esponenti
del genere. E' ciò che ha ulteriormente dimostrato sul palcoscenico del Teatro Garibaldi,
luogo intimo e raccolto quasi ideale per mettere in risalto le sue gesta sulla sei
corde accanto ad una sezione ritmica in grado di coadiuvarlo al meglio nel suo alternarsi
tra il fraseggio lirico dei temi e le parentesi improvvisative, il tutto nell'ambito
di una struttura ben definita di ogni singolo pezzo. Suono sottilmente sopraelettrificato,
appena fuori dalla norma, rispetto ai canoni standardizzati del genere, e grande
voglia di dispensare la propria arte e la propria passione ed è qui che è venuto
a galla un certo manierismo spesso accompagnato da un dirompente virtuosismo che
può aver annoiato qualche esigente purista presente tra il pubblico.
Unico neo di un'esibizione che ha visto il protagonista esprimersi, nell'ambito
dell'interpretazione dei brani, conservandone il nucleo centrale, senza intaccarne
la forma, ma operando e sbizzarrendosi soprattutto nelle relative intro dove ha
ampiamente dato prova della sua levatura e del suo stile di dotato strumentista
che sicuramente avrà lasciato a bocca aperta qualche neofita chitarrista. Tra i
momenti più intensi del concerto la ripropostone di un brano, Reflection,
firmato da Thelonious Monk e di una composizione di Larry Young "Back Up".