Isola Jazz 2011
George Cables e Massimo Faraò "Two pianos" plus
guest
Isola del cantone (Ge) - 3 luglio 2011
di Gianni Montano
E' un vero piacere in luglio constatare come il jazz riesca a movimentare un
piccolo comune come Isola del Cantone, ai margini della provincia di Genova e ai
confini con Alessandria, che per una settimana si trasforma in un "village" per
studenti, operatori e docenti, dove si può perfezionare la pratica della musica,
ascoltare concerti con protagonisti della scena italiana e internazionale, avere
spazio fino a notte fonda per dar corso a infuocate jam session.
Il seminario di quest'anno è dedicato alla memoria di
Bobby Durham, storico batterista, che ha militato nei gruppi di
Archie Shepp
e Oscar Peterson, fra gli altri, morto nel 2008 e sepolto nel cimitero del paese
che aveva scelto come residenza per gli ultimi anni della sua vita. La rassegna
si chiama "Isola jazz" e sta diventando un appuntamento "tradizionale" per la Valle
Scrivia.
L'ultima serata prevede il duo di pianoforti Massimo Faraò e
George
Cables, che hanno pubblicato recentemente il disco "Two Pianos"
e la locandina annuncia "plus guest".
Salgono sul palco inizialmente i due musicisti e iniziano un dialogo molto rispettoso
dei rispettivi ruoli. Cables ha un suono più percussivo e scintillante. Faraò dimostra
di possedere un solismo swingante, ma privilegia le atmosfere rilassate e romantiche,
come in una sognante versione di "Someday My Prince Will Come"
o in "E la chiamano estate" di
Bruno Martino.
Dopo tre standards cominciano ad avvicendarsi gli ospiti, i maestri del "camp".
Entrano in scena Carmelo Leotta e Greg Hutchinson accanto a Faraò
e, anche in un contesto disimpegnato, di festa conclusiva di fine laboratorio, si
può apprezzare il drumming preciso con un uso fantasioso dei piatti da parte del
batterista afro-americano.
E' il turno, poi, di
George
Cables con il suo robusto pianismo "modale", ben accompagnato dal bassista
John Webber, malgrado sia mal servito dal mixaggio che lo rende poco ascoltabile,
e dal solito Greg Hutchinson che non ha intenzione di risparmiarsi e dispensa
brio, sapienza ritmica e cultura musicale in ogni frangente.
C'è tempo per un "tutti in scena finale" con il ritorno dei due pianisti uno
di fronte all'altro e altri docenti in una quasi jam session notturna anticipata.
Jerry Weldon si rivela ricco di passione al tenore, ma è sempre un po' troppo
sopra le righe. Non conosce gli angoli di quiete, i momenti meno concitati. Il canadese
Darren Barrett ama le alte temperature. Vorrebbe far "fuoco e fiamme" con
la sua tromba, ma nei passaggi più complicati, che cerca, non sempre è limpidissimo.
Ovazioni finali per tutti: insegnanti, organizzatori e quanti collaborano alla
riuscita di una manifestazione partita quasi come una scommessa e che riesce, per
contro, a calamitare l'attenzione di appassionati e addetti ai lavori su una località
abitualmente fuori dal circuito italiano e internazionale.
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Data pubblicazione: 31/07/2011
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