Nau in Rome Electric Posh Roma, 14 febbraio 2014 - Ventotto di Vino Jazz Club di Nina Molica Franco
Quando l'originalità, la creatività,
il jazz e la musica contemporanea si uniscono tra loro dando vita ad una spirale
sonora in perenne espansione alla ricerca di qualcosa di inedito nel panorama musicale
italiano, ecco che si fa avanti la Nau Records. L'etichetta milanese, emblema di
quella che con termine ormai troppo abusato potrebbe essere definita avanguardia,
ma che è preferibile porre sotto il segno della contemporaneità, della ricerca del
nuovo in un marasma musicale ormai troppo stereotipato e standard, torna nella capitale
e con Nau in Rome, al celeberrimo 28DiVino, presenta i progetti di punta
della propria produzione.
Il concetto di genere non si presta di certo ad incasellare in alcuna categoria
gli Electric Posh, il travolgente duo composto da Luca Nostro e da
Luca Pietropaoli. La loro è una musica di ampio respiro che prende il via
da due mondi forse diversi ma che si concretizza in una ricerca costante. Il suono
si espande continuamente e sconfina e trascende qualsiasi genere con delle eco che
provengono dalle grandi ballad del rock o del grunge, dall'elettronica e ovviamente
si avverte il profumo nitido e distinto del jazz contemporaneo. E così Nostro e
Pietropaoli si destreggiano abilmente tra strutture melodiche composte ad hoc dai
due artisti e parti in cui il marasma musicale e ritmico è tale da consentire ai
musicisti di condurre liberamente le proprie improvvisazioni. Il tratto dominante
nelle composizioni è sicuramente dato dai continui cambi ritmici e richiami a diversi
stili, che impediscono all'orecchio di distrarsi, ma anzi lo costringono a seguire
il percorso sonoro in attesa dell'esito che non è mai ovvio. Spesso è Pietropaoli
con l'elettronica a dare vita ad una cornice che puntualmente viene decorata in
maniera molto fine dalla chitarra di Luca Nostro e infine è ancora Pietropaoli a
dare le ultime rifiniture. Ne viene fuori un'opera d'arte che non ha nulla a che
vedere con le grandi opere del passato, che non ricerca l'armonia ma lo scontro,
l'impatto, quasi volesse creare un corto circuito musicale in cui i cluster, le
dissonanze fanno da padrone in quadro che comunque mantiene sempre un pizzico di
melodia. Si crea una trama fittissima di suoni e di rumori che di volta in volta
vengono messi in ordine dalla tromba o dalla chitarra o da entrambe contemporaneamente,
in bilico tra convergenza e divergenza. La musica galoppa e le note si inseguono
tra loro, come se la precedente presupponesse la successiva, senza la quale il contrasto,
l'impatto non potrebbe avere luogo. Una chiara linea di demarcazione è nettamente
percepibile tra le composizioni di Nostro e di Pietropaoli: se le prime si radicano
su una solida base di musica contemporanea, volta a rivisitare il concetto di jazz
e di rock, le seconde riflettono una visione della musica in cui jazz, elettronica
e progressive sono facce della stessa medaglia. Due stili inconfondibili che si
compensano a vicenda e funzionano insieme proprio perchè così diversi e capaci,
quindi, di dare vita a esiti affatto scontati, seguendo percorsi accidentati e trame
che si infittiscono via via che la musica procede e diventa caos. Ma si tratta di
un ossimorico caos ordinato che da due dimensioni, quelle dei singoli musicisti,
ne riesce a trovare una terza, comune, dai contorni in chiaro scuro. La tromba spesso
dal suono rarefatto e la chitarra che è ora melodica, ora ritmica o distorta, sono
perfettamente incorniciati dall'elettronica, tappeto comune sul quale ognuno può
svolgere i propri percorsi idiomatici resi ancora più interessanti dalle continue
variazioni sonore e ritmiche. E siamo solo all'inizio – come suggerisce il titolo
stesso dell'album in uscita, The Beginning – del percorso musicale degli
Electric Posh.