Umberto Fiorentino e Fabio Zeppetella sono due nomi noti nel panorama
del jazz italiano. Ambedue vantano ottime produzioni discografiche e collaborazioni
con molti grandi artisti e sono molto amati dalla schiera dei chitarristi per essersi
dedicati, in questi anni, alla didattica musicale, essendo anche tra i fondatori
della scuola Percento Musica.
Due musicisti dunque che hanno contribuito fortemente allo sviluppo di una
cultura jazzistica orientata alla ricerca di nuove possibilità e soluzioni sonore
nella conoscenza della tradizione.
In questo disco, "Temi, Variazioni e Metamorfosi",
edito da PICANTO RECORDS e prodotto da Sergio Gimigliano, i due musicisti
reinterpretano e riscrivono la musica che li ha accompagnati nel loro personale
percorso di crescita artistica.
Siamo ben lontani qui dal groove trascinante di "Spirit, Energy, Presence"
degli Audioslang di Zeppetella e dalle raffinate commistioni tra chitarra
e sonorità elettroniche di "Alice" di Fiorentino.
Questo disco è un incontro. Un incontro intimo
tra due ottimi chitarristi e sensibili musicisti. Nasce dalla volontà di rendere
omaggio, come scritto nelle stesse note di copertina dell'album, ad un artista che
ha dato un grande contributo allo sviluppo della chitarra jazz:
Jim Hall.
In "Temi, Variazioni e Metamorfosi" Umberto Fiorentino e Fabio
Zeppetella si cimentano con una raffinata rilettura di quattro famosi standards,
spesso suonati anche dal chitarrista di Buffalo: Things
ain't what they used to be, How deep is the
ocean, Alone Together e
Body and soul.
Ogni rilettura si sviluppa in tre parti distinte: il tema originale, la variazione,
in cui vengono mantenuti alcuni degli elementi peculiari del brano, e la metamorfosi,
dove ci si distacca maggiormente dalla scrittura originale per dare vita a delle
nuove composizioni ispirate, seppur non sempre in modo diretto, alle atmosfere del
tema.
Una delle prime sensazioni che emergono dall'ascolto di questo ottimo lavoro
è la sensazione di intimità, favorita in buona parte anche dalle scelte strumentali
e dalle tecniche di registrazione impiegate. Tutti i brani sono stati suonati con
chitarre archtop (costruite dal liutaio siciliano Domenico Moffa), acustiche
e baritono. La registrazione ha poi favorito questo carattere acustico degli strumenti
utilizzato con l'impiego di microfoni ambientali ad arricchire la ripresa diretta
degli amplificatori. Il risultato è una miscela sonora molto naturale dove si percepisce
ogni piccola sfumatura esecutiva. E' possibile percepire il suono del plettro sulle
corde o lo scivolare delle dita sulla tastiera. Questa dimensione acustica è poi
arricchita da un profondo senso di equilibrio e bilanciamento tra le parti che permane
in tutto il disco.
Il primo brano del disco, Things ain't what they
used to be, si lascia apprezzare per essere suonato con un bello swing
rilassato e relax. Gli interventi solistici si mostrano subito molto ben calibrati
dando spazio ad un fraseggio molto bluesy arricchito dalla costante tendenza allo
sviluppo melodico.
A seguire la prima variazione, scritta da Zeppetella,
What you used to be, mostra apertamente gli intenti
di questo lavoro. Un tema basato su una piccola cellula triadica reiterata su una
progressione più incalzante apre il brano ad interessante esplorazioni solistiche.
La metamorfosi finale, Almost blues,
è una progressione armonica che esplora nuove soluzioni armoniche nel blues. Un
accompagnamento serrato su una progressione che si muove su un'interessante cadenza
di dominanti. Nel tema una linea che sfocia in accordi alterati tenuti sulle corde
a vuoto ricorda sonorità vicine al chitarrista omaggiato nel disco.
Il secondo tema affrontato sul disco è How deep
is the ocean, dove il tema è esposto dalla chitarra baritono suonata
da Zeppetella.
How deep? una variazione che rimane molto vicina
armonicamente all'originale su un ritmo even eights. Sin dal tema ci troviamo
in bellissimo un momento acustico. Con Four paths
ci troviamo davanti ad uno dei momenti più belli del disco. Le due chitarre si incontrano
in linee contrappuntistiche dal sapore cromatico
Alone togheter è una raffinata ballad dove ritroviamo
ricerca melodica in una tessitura di scambi di idee tra i due musicisti che durante
il solo si incontrano in un dialogo che evidenzia la grossa capacità di interplay
maturata in anni di collaborazione.
Ricercare a quattro è un altro momento di contrappunto
più elaborato in cui la paletta timbrica si estende grazie all'intervento della
chitarra baritono mentre in Forse è così la
costruzione melodica del tema e il successivo sviluppo evocano talvolta delle sonorità
mediterranee e più classiche.
Infine giungiamo all'ultimo tema, uno dei più suonati anche da
Jim Hall,
Body And Soul. Il tema, in cui la chitarra
di Fiorentino inizia ad esporre la prima sezione lasciando a Zeppetella
lo sviluppo della seconda parte, presenta interessanti abbellimenti alla melodia
originale. Da notare qui uno stupendo solo di Fabio Zeppetella pieno di intensità
e senso melodico. L'armonia di Body And Soul
si evolve in Waltz for Jim in un delicato tema
che vuole rendere un omaggio diretto a
Jim Hall.
L'ultimo brano del disco, Maurizio, è
una struggente ballad che chiude un lavoro ottimo. Il solo di Umberto Fiorentino
mostra come quest'ultimo sia sempre in grado di misurare con intelligenza il proprio
fraseggio in funzione del contesto musicale mantenendolo sempre ad alti livelli
di gusto e ricercatezza.
In conclusione si tratta di un disco essenzialmente ben fatto e suonato con
grande onestà, frutto dell'esperienza di due musicisti che hanno continuamente lavorato
negli anni per evolvere il loro linguaggio. Ciò che traspare in generale, oltre
alla grande preparazione ed esperienza, è l'intenzione di lavorare sempre in favore
delle composizioni senza prenderle come puro pretesto per l'improvvisazione sopra
come purtroppo accade talvolta.
"Temi, Variazioni e Metamorfosi" è un lavoro che merita di essere ascoltato
(anche più volte) e apprezzato per la sua ricchezza ed eleganza.
Giovan Battista Salinetti per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 17/02/2008
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