Gildo De Stefano
Ragtime, Jazz & dintorni - La musica sincopata da Scott
Joplin al Terzo Millennio -
Sugarco Edizioni, Milano 2007 - pp. 272 - Euro 18,50
Molti studiosi di musica afro americana, impropriamente,
fanno rientrare negli stili jazzistici anche il ragtime. Impropriamente,
perché al ragtime manca una delle caratteristiche fondamentali del jazz: l'improvvisazione.
Il ragtime è infatti il risultato della composizione ed è musica scritta essenzialmente
per pianoforte. Quello che lo avvicina al jazz è il senso del ritmo: lo swing e
la comune derivazione afro americana. Il ragtime è inizialmente un genere musicale
d'ispirazione nera, pianistico. Il nome deriva da time = tempo, e rag
= straccio, stracciato. Per quanto possa rappresentare un importantissimo stile
pianistico che influenzò non poco i grandi compositori della vecchia Europa a cavallo
tra Ottocento e Novecento, quali Stravinsky e Hindemith, in Italia –e fino a un
decennio fa anche in Europa- non esisteva alcun libro su tale musica che non fosse
edito negli Stati Uniti. Questa lacuna è stata colmata sin dal
1984 dal musicologo Gildo De Stefano
che ha pubblicato, in versione aggiornata per il Terzo Millennio, il libro
Ragtime, Jazz & dintorni - La musica sincopata da Scott Joplin
al Terzo Millennio - Prefazione di Amiri Baraka/Leroi
Jones e Postfazione di
Renzo Arbore (Sugarco Edizioni, Milano 2007
- pp. 272 - Euro 18,50). Il merito di De Stefano è quello di aver raccolto
certosinamente ogni materiale culturale possibile su questo genere musicale che
ancora oggi è diffuso enormemente al di qua e, soprattutto, oltreoceano in rassegne
e festival internazionali. In Italia il ragtime ha raggiunto la sua massima notorietà
nel 1988, grazie al Festival Italiano di Ragtime
di cui lo stesso De Stefano è direttore artistico e che si svolse nel grande
auditorium del Complesso Monumentale di Castel Sant'Elmo, sito nella Certosa di
San Martino, a Napoli.
Giorgio De Scisciolo per Jazzitalia
15/06/2006 | 16 giugno 2005: un anno fa la scomparsa di
Henghel Gualdi lasciava un grande vuoto oggi ancora più forte. Jazzitalia
lo ricorda attraverso le testimonianze di: Nando Giardina della Doctor Dixie Jazz Band,
Renzo Arbore, Pupi Avati, Lele Barbieri, Luigi Barion,
Gianni Basso, Franco Cerri, Teo Ciavarella, Felice Del Gaudio,
Gianni Giudici, Annibale Modoni, Marcello Rosa, Jimmy Villotti... |
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Data pubblicazione: 01/06/2008
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