Sono in molti tra musicisti e amatori a sostenere che le melodie scritte
per la voce, nella canzone tradizionale napoletana, siano tra le più affascinanti
e complesse, anche dal punto di vista strettamente compositivo. Oltre che estremamente
trascinanti ed emozionanti. E il progetto di
Nico Di Battista
ed Enzo Zirilli si muove forse proprio in questo senso. Ripresentando con
sole percussioni e chitarra, i classici più belli. Viaggiando sulle note delle complicate
linee melodiche. Sono gli stessi autori ad ammettere che lo stimolo per portare
avanti questo lavoro sia venuto dalla difficoltà di inquadrare alcuni stili utilizzati
per la strutturazione delle canzoni napoletane. Nasce da qui il desiderio di riarrangiare,
facendo un gran lavoro, brani che sono stati nel tempo modificati e strapazzati
non sempre con gusto, e mantenendo inalterate le qualità della genesi. Complessivamente
il lavoro prodotto da Rai Trade - Suoni del Sud, è piacevole e curato in
ogni particolare. Va detto però che, la scelta di non utilizzare le liriche appassionate
delle canzoni più belle come quelle presentate nel disco, fa venir meno la poesia:
tra le più innovative e gradevoli degli ultimi 300 anni, come riconosciuto dalla
stessa letteratura.
Il disco resta piacevole e strutturato molto bene in ogni sua parte. La
scelta dei pezzi è pregevole, tra i più belli e complessi, come "Marenariello",
"Guapparia" e "Voce
e notte", e come pure "Era de Maggio".
Ne vien fuori un effetto straordinariamente rilassante e gradevole all'ascolto.
Gli arrangiamenti sono puntuali e la chitarra si incastra gradevolmente nelle strutture
della sezione ritmica. La parte delle percussioni, offre infatti un sostrato molto
fluido, senza mai strafare e senza mai emettere note che rovinerebbero il quadro
generale della musica. Manca, come detto, solo la parola ad affiancare una sezione
musicale bella.
Nell'universo delle produzioni, rivisitazioni e riarrangiamenti vari,
tra raccolte e 'best' di differente fattura che nell'arco degli anni sono stati
pubblicati, questo disco rischia forse di perdersi diluito in un mare di edizioni
che troppo spesso tra folclore e tecnicismo hanno cercato di dare mostra, di frequente
senza successo, della vera essenza della musica napoletana. Non è forse questo il
caso, anche se comunque il lavoro non impressiona fino in fondo.
Luigi Spera per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 27/12/2007
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