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Lezione 2: Accordi formati da intervalli - II
di Marcello Zappatore
marcellozappatore@yahoo.it

Proviamo in questa seconda parte a prendere in considerazione esclusivamente degli intervalli di terza maggiore e di terza minore, che sono innanzitutto tra gli intervalli più melodici [ES.1], e in secondo luogo sono gli intervalli che formano gli accordi più comunemente usati; l'approccio di questa lezione consisterà nell'aggiungere in sequenza intervalli di terza maggiore oppure minore ad una nota di partenza comune (nel nostro caso il C).

Si tenga conto preventivamente del fatto che, per convenzione, si definisce un'intervallo di terza maggiore un'intervallo di quattro semitoni, ad esempio l'intervallo tra C e E [ES.2], e un'intervallo di terza minore un'intervallo di tre semitoni, ad esempio l'intervallo tra C e Eb [ES.3].

Se aggiungiamo una terza maggiore o minore a C avremo rispettivamente un bicordo di terza maggiore [ES.2] o di terza minore [ES.3]; se aggiungiamo una terza nota ai suddetti bicordi, otterremo una serie di accordi a tre note (o triadi) - andando per ordine: se al bicordo di terza maggiore (C,E) aggiungiamo una terza maggiore avremo C,E,G#, che viene definito come triade aumentata (sequenza di due terze maggiori) [ES.4]; se invece allo stesso bicordo di terza maggiore (C,E) sommiamo una terza minore avremo C,E,G, che possiamo facilmente riconoscere [ES.5] come il celeberrimo accordo maggiore (o triade maggiore). Al bicordo C,Eb, invece, possiamo aggiungere una terza maggiore ottenendo C,Eb,G (che è un accordo minore) [ES.6] oppure una terza minore facendone scaturire una triade diminuita (C,Eb,Gb) [ES.7].

Ognuno di questi accordi può essere ancora esteso secondo questa logica di successiva sovrapposizione di intervalli di terza: se alla triade aumentata aggiungiamo una terza maggiore avremo C,E,G#,C, e in questo caso la nuova nota non muta la natura dell'accordo, infatti avevamo già una nota C, onde per cui se continuiamo ad aggiungere terze maggiori avremo sempre le stesse tre note, ovvero C,E e G#; per lo stesso motivo si può affermare che le triadi aumentate di C, E e di G# hanno le stesse note, che sono quindi sostituibili l'una con l'altra e che esiste una simmetria tra le triadi aumentate ogni quattro (e multipli di quattro..) semitoni. Sulla chitarra questo implica [ES.8] che potremo efficacemente utilizzare una stessa diteggiatura quattro tasti dopo, o quattro tasti dopo, o otto tasti prima, e via dicendo discorrendo.

Se alla stessa triade aumentata (C,E,G#) aggiungiamo una terza minore, otterremo C,E,G#,B, definibile come Cmaj7#5 oppure Cmaj7aug [ES.9], ovvero un'accordo con la settima maggiore e la quinta aumentata; lo possiamo individuare diatonicamente come l'accordo costruito per terze sul terzo grado di una scala minore armonica o di una scala minore melodica ascendente (in questo caso di A).

Se alla triade maggiore (C,E,G) aggiungiamo una terza maggiore avremo C,E,G,B, ovvero un accordo di Cmaj7 [ES.10]; se invece alla stessa triade maggiore (C,E,G) aggiungiamo una terza minore avremo C,E,G,Bb, denominato come C7, un accordo maggiore con la settima minore (la settima minore è per definizione un intervallo di dieci semitoni), altrimenti definito anche come accordo di dominante [ES.11].

Se alla triade minore (C,Eb,G) sommiamo una terza maggiore avremo C,Eb,G,B, ossia un accordo di C-maj7, un accordo minore con la settima maggiore [ES.12]; diatonicamente parlando si tratta dell'accordo a quattro voci costruito per terze sul primo grado di una scala minore armonica o di una scala minore melodica ascendente (in questo caso di C). Se invece alla triade minore (C,Eb,G) addizioniamo una terza minore avremo C,Eb,G,Bb: trattasi di un C-7, un accordo minore settima [ES.13], che possiamo trovare al secondo, terzo e sesto grado di una scala maggiore (per cui questo C-7 può essere secondo grado della scala maggiore di Bb, terzo grado della scala maggiore di Ab e sesto grado della scala maggiore di Eb).

Prendiamo ora in analisi la triade diminuita (C,Eb,Gb): se ad essa aggiungiamo una terza maggiore, avremo C,Eb,Gb,Bb, ovvero un accordo semidiminuito (C-7b5) [ES.14], che differisce da un accordo minore settima solamente per la sua quinta che non è una quinta giusta (sette semitoni dalla tonica) ma è una quinta diminuita (sei semitoni, nel nostro caso l'intervallo tra C e Gb); se alla stessa triade diminuita aggiungiamo invece una terza minore, avremo C,Eb,Gb,A, che si definisce accordo diminuito [ES.15]. Si tratta di un accordo in cui tutte le note distano tra loro una terza minore (tre semitoni), motivo per cui si possono fare le stesse considerazioni di simmetria (in questo caso però ogni tre semitoni) fatte a proposito della triade aumentata: la differenza tra accordo semidiminuito e accordo diminuito è che l'accordo semidiminuito ha la settima minore (dieci semitoni dalla tonica) mentre l'accordo diminuito ha la settima diminuita (per definizione tale intervallo è di nove semitoni, possiamo quindi in un certo senso affermare che l'intervallo di nove semitoni - ad esempio l'intervallo tra C ed A - può essere definito sia intervallo di sesta che intervallo di settima diminuita, a seconda del fatto che la nota in questione rappresenti il sesto o il settimo grado della scala che si sta prendendo a riferimento per la costruzione dell'accordo).

Riepilogando, la settima può essere di tre tipi: maggiore (11 semitoni dalla tonica), minore (10 semitoni dalla tonica), diminuita (nove semitoni dalla tonica); parimenti, la quinta può essere giusta (sette semitoni dalla tonica), diminuita (sei semitoni dalla tonica) o aumentata (otto semitoni dalla tonica).

La sola analisi delle varie possibilità di combinazione di terze per gli accordi sino a quattro voci ci fornisce tanti spunti interessanti, quindi per il momento rinvio la trattazione degli accordi a più voci formati con questa logica ad una prossima trattazione.

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Data pubblicazione: 05/02/2005

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