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Lezione 4: gli intervalli di Quarta e Quinta
di Gianni Azzali
gianniazzali@aliceposta.it

Ed eccoci finalmente alla quarta lezione, quella sugli intervalli di quarta e di quinta (ognuno il rivolto dell'altro). Certo, il punteggio che siete riusciti a totalizzare nei test di Ear Training non è dei più esaltanti, ma proseguiamo comunque. Con questo capitolo chiudiamo lo studio degli intervalli all'interno dell'ottava; cercheremo nella prossima lezione di familiarizzare con alcuni importanti intervalli piuttosto ampi, come la nona, l'undicesima e la tredicesima.

La quarta e la quinta nota di ogni scala maggiore e/o minore vengono chiamate quarte o quinte GIUSTE, proprio per il fatto che la loro posizione non cambia se confrontiamo una scala maggiore o minore; la quarta o la quinta nota rimangono invariate. Solo sulle scale diminuite, queste due note possono variare; ecco perché se la nota in questione è più bassa si un semitono diventerà DIMINUITA E NON MINORE, oppure ECCEDENTE se viene alzata di un semitono.

La Quarta Giusta è un intervallo piuttosto facile da intonare, in quanto usatissimo nell'inizio di tantissimi brani. E' un grado armonicamente molto importante nella tonalità, perché rappresenta la SOTTODOMINANTE, un grado chiave, che viene armonizzato in diversi modi e largamente utilizzato.

La prima e la quarta nota di una scala maggiore o minore danno l'intervallo di quarta giusta.

DO-FA = quarta giusta
SIb-MIb = quarta giusta
SOLb-DOb = quarta giusta
LA-RE = quarta giusta

Come potete notare la distanza tra le due note è di 5 semitoni.

Come di consueto potete esercitarvi raggiungendolo prima sulla scala maggiore (o minore) e poi intonandolo direttamente.

Fate la stessa cosa al contrario, per abituarvi ad intonarlo e a riconoscerlo anche in modo discendente.

Dopodiché "arrivateci" intonando un intervallo di terza (maggiore e minore) e poi salendo di un semitono/tono diatonico.

Oppure utilizzando l'arpeggio della triade (maggiore e minore) per poi scendere di un tono intero.

Con il vostro strumento datevi la nota base (Es. FA) e provate ad intonare la sua quarta giusta (Sib – occhio alle alterazioni della scala che state usando!), per poi verificare con lo strumento se l'avete intonata correttamente; fate anche il contrario, cioè suonatevi la quarta e cercate di intonare la tonica.

Suonatevi simultaneamente, con uno strumento polifonico, le due note che compongono l'intervallo di quarta giusta e cercate di "memorizzare" questo tipo di sonorità. Noterete che è consonante, ma non dolce come la terza o la sesta, bensì leggermente dura, "importante"; avvertite la maggiore distanza tra le due note; quella sorta di leggero "vuoto sonoro" che le due note creano se suonate simultaneamente.

Come di consueto, cercate delle melodie che inizino con questo intervallo, o che ne abbiano fatto un punto di riferimento dell'andamento melodico, perché ciò vi renderà più padroni dell'intervallo stesso; riuscirete a percepirlo e ad utilizzarlo con maggior naturalezza.

Vi do qualche suggerimento (questa volta un po' "leggerotti", ma forse per questo noti a tutti):


"Carissimo Pinocchio"


"Romanza in FA" (L.V. Beethoven)


"Silenzio fuori ordinanza" (Anonimo)


"Il valzer delle candele"


"Marcia trionfale dell'Aida" (G. Verdi)

Il rivolto della quarta giusta è la Quinta Giusta (4+5=9, ricordate?). Suonato simultaneamente questo intervallo suona molto simile al suo precedente rivolto, questo vi metterà un po' in crisi durante il prossimo test interattivo. Entambi comunque (la quinta in particolare), hanno una sonorità tipicamente "perentoria", salda, "istituzionale", estremamente consonante e ferma. Intonare perfettamente questi intervalli con gli strumenti ad intonazione variabile, non è cosa facile (lo sanno bene gli arrangiatori), proprio per la loro estrema consonanza, che non lascia spazio a margini di "interpretazione". Nessuno di noi ha prove certe della musica suonata nell'antichità, perché le uniche testimonianze sono di carattere verbale e, come ovvio, non sonoro ma, stando all'analisi delle potenzialità degli strumenti in uso all'epoca dell'impero romano, possiamo dedurre, come tutti i consulenti musicali di quei film d'epoca hanno fatto, che gli ottoni intonassero una scarsa sequenza di quinte. Ecco che le quinte giuste ci riportano a certe sonorità da scontro di gladiatori o trionfali passaggi militari e/o imperiali. La quinta giusta, quindi, come intervallo certo, trionfale, che testimonia la potenza e la superiorità degli eventi militari e celebra il potere. Anche nella musica rock il bicordo prima-quinta è spesso usato per imprimere l'energia e la giusta carica di aggressività ai bassi ritmati di una chitarra elettrica distorta. La quinta è saldamente complementare alla fondamentale dell'accordo; mentre per armonizzare una melodia a quattro voci si tende ad evitare la quinta ("sacrificandola" in funzione di altri gradi "più interessnanti"), il basso la utilizza largamente come alternativa complementare alla fondamentale. Basti pensare al modo di suonare i bassi accompagnando una bossa nova o la musica latina in genere, o ancora nella musica popolare come valzer e polke.

La prima e la quinta nota di una scala maggiore e/o minore, danno l'intervallo di quinta giusta:

DO-SOL = quinta giusta
FA#-DO# = quinta giusta
Mib-Sib = quinta giusta
LA-MI = quinta giusta


Come notate la distanza in semitoni è pari a 7

La quinta giusta è facile da intonare, in quanto secondo armonico nella serie generata dalla fondamentale e terza nota delle triadi maggiori e minori.

Anche in questo caso potete "cercarla" prima salendo con la scala maggiore o minore e poi intonandola direttamente (fate anche il contrario per la quinta discendente).

Oppure potete cantarvi la triade maggiore o minore e fermarndovi alla terza nota… ecco la quinta giusta.

Suonandovi il bicordo 1^ 5^ (simultaneamente), noterete quanto il suono da esso generato sia consonante e "massiccio", poderoso e imperiale e quanto sia simile, come sonorità, al bicordo di quarta giusta. Distinguere questi due bicordi non è cosa facile e richiede un po' di impegno. Inizialmente dovrete imparare a discernere i due suoni, trovando la nota più bassa e, cantandovi la scala, fermarvi sul secondo dei due suoni, verificando se si tratta di una quarta o di una quinta giusta.

Ecco alcuni esempi di brani che hanno come caratteristica melodica l'intervallo in questione:


Feelings


Blues for Pat (C. Haden)


Harlem Nocturne (E. Hagen)

Ed eccoci al centro esatto dell'ottava! La quarta eccedente, che rivoltata dà la quinta diminuita. Sei semitoni sia nell'intervallo principale che nel suo rivolto.

DO-FA# = quarta eccedente
FA#-DO = quinta diminuita
DO-SOLb = quinta diminuita
SOLb-DO = quarta eccedente
LA-MIb = quinta diminuita
MIb-LA = quarta aumentata
LAb-RE = quarta eccedente
RE-LAb = quinta diminuita

Come notate la distanza è sempre di 6 semitoni o di 3 toni (tritono)

Questa "centralità" dona a questi intervalli alcune importanti peculiarità.

La quinta diminuita veniva soprannominata in antichità "intervallo del diavolo", per la sua tensione intrinseca, la forte instabilità, per la sua grande dissonanza. I greci lo definivano un intervallo lascivo e lussurioso, inadatto all'educazione (musicale e non) dei giovinetti ellenici, per i quali consigliavano le più "serie" quarte o quinte giuste.

Potete verificare da voi la particolarità di questi intervalli, suonandoveli singolarmente e/o simultaneamente; oggi nostro orecchio è decisamente più avvezzo a questa sonorità, gradita anche perché ci porta immediatamente alle intriganti sonorità blues! Pensate che un genio musicale quale era Leonard Bernstein, ha incentrato tutta la composizione di "West Side Story" su questo intervallo; se l'ascoltate attentamente la ritroverete in tantissimi punti della composizione, sempre e comunque usata in modo magistrale.

La "Blue Note" per eccellenza, cioè la nota che maggiormente caratterizza la scala blues, è appunto la quinta diminuita (flat five); NON la quarta aumetata, come erroneamente riportato su alcuni testi che oserei definire blasfemi, in quanto la principale caratteristica della sonorità blues è quella di "calare", di stonare calando (in Italia, ai primi ascolti, il Blues veniva definito "la musica stonata"!). Volendo approfondire, quella particolare stonatura, tramandataci dai primi bluesman, è una quinta calante, ottenibile solo da strumenti ad intonazione variabile, come la voce o attraverso la tecnica del "bending" o "pitch bending" (quando la corda della chitarra viene pizzicata alzandola o abbassandola in verticale sul capotasto del manico in modo da cambiarne gradualmente l'intonazione), molto usata dai primi bluesman. Per poter tradurre questo effetto sugli strumenti come il pianoforte, rigidamente legati al sistema temperato, questa stonatura è stata tradotta in "quinta diminuita". Un discorso analogo vale anche per la terza minore, anch'essa presente nella scala blues. Ma torneremo più approfonditamente su questi argomenti quando nelle prossime lezioni tratteremo il Blues.

Il tritono ha una sonorità "dissonante", di difficile intonazione. Ha una forte tensione intrinseca a risolvere sui semitoni vicini; a risolvere in generale, tanto è vero che, come vedremo nel capitolo sugli accordi, una delle sostituzioni più usate per la "cadenza perfetta" (V-I) è proprio la sostituzione di tritono cioè, detto in parole povere, l'accordo di dominante (V) viene sostituito con un'altra "dominante", posta a tre toni di distanza, per poi risolvere sul primo originale.

Per imparare ad intonare e a riconoscere il tritono, potete utilizzare diversi sistemi:

a) Cantate una scala maggiore fino alla quinta o intonate direttamente una giusta e poi scendete di un semitono (quinta diminuita)
b) Cantate una scala maggiore fino alla quarta o intonate direttamente una quarta giusta e poi alzatevi di un semitono
c) Cantatevi una triade maggiore, arrivati alla quinta giusta abbassatevi di un semitono (quinta diminuita)

Per riconoscere l'intervallo se suonato simultaneamente, tenete sempre conto della sua forte instabilità (tesione a risolvere), della sua dissonanza allarmante (quanti musicisti la utilizzano per le scene di massima tensione!).

Un unico esempio melodico per il tritono, la struggente e indimenticabile "Maria", tratta da "West Side Story" di Lonard Bernstein

Cari amici, con questa lezione abbiamo trattato tutti gli intervalli all'interno dell'ottava; esercitatevi su di essi, anche con l'ausilio degli "esercizi in compendio" e poi mettetevi alla prova con i "test interattivi.

Nella prossima lezione parleremo degli intervalli di nona, decima, undicesima e tredicesima e delle loro implicazioni nell'armonia e nel linguaggio jazzistici, per poi passare al secondo capitolo di questo Corso: "gli accordi".

A presto e… CANTATE!






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Data pubblicazione: 25/09/2004

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