Che Ray Charles sia un artista chiave della musica afroamericana è ormai una verità inconfutabile. Che John Scofield sia uno dei
magnifici tre della chitarra jazz contemporanea (con Frisell e Metheny) è un'altrettanto scontata ovvietà musicale. Che si sentisse invece la mancanza di questo nuovo tributo a Ray Charles è francamente abbastanza discutibile.
Per carità, il disco suona ed è suonato molto bene e ad altissimo livello, considerando il materiale, il ritorno agli amori giovanili di
Scofield (soul e R&B), il firmamento di musicisti e vocalist coinvolti e, non ultimo, il fatto che sia stato registrato pressoché dal vivo in studio, senza sovrincisioni e in una sola settimana.
Tuttavia il lavoro sembra mancare di quel tiro e di quella tensione motoria naturale e irresistibilmente contagiosa che caratterizzava The Genius. Il repertorio storico è così un'interpretazione di lusso ma nulla più, cesellata qua e là con lampi esecutivi, soli espressivi e grandi momenti di interplay.
Un disco nella media? Forse sì, uno di quelli da ascoltare sbadatamente, con tre perle però che, da sole, valgono tutto il CD: Sticks and Stones, intelligente nel movimento ritmico e nell'arrangiamento riverberato alla Martin,
Medeski and Wood (non è un mistero l'apprezzamento di Scofield per i tre spostati); You Don't Know Me, un dialogo da brivido tra la bellissima voce di
Aaron Neville e la fidata AS200 di Scofield, scura e calda come non mai; infine Georgia On My Mind, cammeo acustico in solitario nel quale il cinquantatreenne chitarrista di Dayton si ricorda di essere un fior di jazzista impreziosendo questo standard con un'armonizzazione ricca e articolata.
Furio Ciulini - per gentile concessione di
Nerosite