Charlie HADEN Quintet Roma, Teatro dell'Opera 22 aprile 2002
di Marco Puntiero
Si sapeva da tempo che
Charlie Haden sarebbe stato a Roma per proporci dal vivo il suo ultimo
album "Nocturne"
(2001) che ha vinto un Grammy negli Stati Uniti.
Si era capito subito che il progetto di Charlie era molto audace ma che
riuscisse ancora una volta a proporci un capolavoro non erano in molti a
sospettarlo.
Parlare
di questo album equivale anche un po' a parlare del concerto tenutosi al Teatro
dell'Opera di Roma il 22
Aprile di quest'anno.
Erano presenti nel pubblico oltre al sindaco di Roma Walter Veltroni,
che ritrovo spesso a tali avvenimenti, anche i jazzisti italiani Danilo Rea
e Roberto Gatto. Tutte le fasce d'età e di ceto sociale erano
rappresentate. Potenza della buona musica.
Inizialmente il concerto si doveva tenere nel nuovo e bellissimo
Auditorium di Roma (Parco della Musica) ma poi si è dovuto ripiegare (si fa per
dire) sul Teatro dell'Opera scenario quanto mai appropriato all'avvenimento
davvero unico.
Il gruppo che Charlie propone in questo suo tour è composto da Gonzalo
Rubalcaba (piano), Ignacio Berroa (Percussioni), Federico Britos
Ruiz (Violino) ed il promettente David Sanchez (Sax Tenore); rispetto
al disco mancano Pat Metheny e Joe Lovano che in effetti non
risultano indispensabili.
Charlie
dopo il successo del progetto del Social Club di Cooder ci offre la sua
interpretazione della malinconia musicale cubana in chiave evidentemente
jazzistica.
I musicisti infatti sono di chiara estrazione caraibica e Federico
Ruiz con il suo violino riesce ad avvicinarci alla realtà sociale di quelle
terre che troppo spesso vengono associate a trascinanti ritmi e balli che hanno
però alla base le sofferenze che il "Nocturne" vuole farci ricordare.
Del resto Charlie si è sempre dichiarato molto vicino a queste realtà.
La musica proposta è un jazz molto intimistico dove quindi il virtuosismo
viene messo da parte per fare spazio allo straziante suono del violino di Ruiz
ed al pianismo minimalista di Rubalcaba. Quest'ultimo è veramente da considerare
un grande del jazz moderno sia nel tocco che nella capacità espressiva delle sue
note.
Durante il concerto si aveva il timore di applaudire e di distruggere
così quell'atmosfera creata dai musicisti che portava il pubblico ad immaginare
i fatiscenti quartieri di stile coloniale della Cuba anni '40/50. Berroa,
già noto per aver suonato negli album di Rubalcaba, ci offre un tappeto (...volante)
che ci porta a sorvolare col vento in faccia le strade e i lungomare di quei
posti.
Forse è proprio questo che rende audace tale progetto: la musica come
protagonista ma soprattutto come mezzo di comunicazione.
Anche gli assoli sono sempre contenuti senza mai voler stupire ed hanno
il solo intento di donare emozioni. In questo contesto si pone quindi molto
impegnativo il ruolo del sax di Sanchez che, essendo giovanissimo, deve
contenere il suo impeto e riempire il Teatro dell'Opera con assoli fatti di note
che investono la platea come se fossero piume.
Potete quindi immaginare l'atmosfera di questo concerto davvero magico e
potete quindi immaginare anche in che modo la stessa venga spezzata quando il
solito telefonino comincia a suonare.
Nonostante i ritmi pacati il concerto non risulta noioso e così anche
l'album che vi consiglio di ascoltare se non l'avete già fatto.
Siamo usciti dal teatro per raggiungere chi la sua moto chi l'auto blu
con autista ma tutti con il desiderio di dire: «Grazie Charlie!».
Marco Puntiero
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Data pubblicazione: 27/06/2002
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