Felice Clemente e Javier Perez Forte
Spring Jazz Festival
Genova, Teatro della Gioventù - 8 giugno 2012
di Gianni Montano
Felice Clemente
- sassofono soprano e tenore, clarinetto
Javier Perez Forte - chitarra classica
Il penultimo appuntamento dello "Spring
jazz festival" vede sul palcoscenico della raccolta sala Barabino il duo
Felice Clemente
e Javier Perez Forte. Il chitarrista argentino, introducendo il concerto,
rimanda all'idea di "musica globalizzata", uno stile che cerca di conciliare istanze
diverse, superando i generi e le specificità. In effetti nell'ora e un quarto di
esibizione, escluso il bis, si ascolta una musica dai molti aromi e sapori, provenienti
dal Sud America come dalla tradizione afroamericana. Traspare pure una sensibilità,
un modo di trattare i vari brani, di derivazione chiaramente jazzistica. In questo
senso il duo non appare fuori posto in questo tipo di rassegna, anche se ormai le
etichette sono sempre più inadeguate a descrivere determinati suoni di frontiera,
di confine e il termine world music ha perso efficacia, collegato com'è a tutta
una serie di materiali di diverso carattere, peso e livello espressivo.
Si comincia con "La cumparsita", il più classico dei tanghi,
in una versione piuttosto letterale, per rispettare il simulacro del ballo argentino.
Quando si procede ad una deviazione dal tema il sax tenore si spinge in avanti,
ma con parsimonia, poiché si ritorna dopo poco sul motivo e si continua a cantarlo
per com'è nel suo aspetto più noto.
Da qui in poi si alternano originals e omaggi alla tradizione tanguera, sottoposti
ad un lifting leggero, non per ridipingerli con nuove tonalità di colore o per modificarne
la struttura, piuttosto per rivivificarli, per fornirgli nuova linfa. Fra i pezzi
composti per il recente cd "Aire libre" si impongono "Perro verde"
e "Pera y chocolata", ma è soprattutto da ricordare una accorata "Alma
negra", dove si capisce quanti legami ci siano, a saperli cercare, fra i due
mondi che si prova a far incontrare o incrociare. E' piuttosto spettacolare la trovata
di inserire un metronomo (nemico dei musicisti, come scherza Javier Forte) in "Lila".
In questo brano si libera il sax soprano di
Felice Clemente
in un'improvvisazione energica che include una citazione del cavallo di battaglia
rollinsiano "St.Thomas". E proprio a
Sonny Rollins
sembra ispirarsi l'escursione in solitario del sassofonista, più vigoroso ed espressionista
che nei momenti di dialogo a due. Per contro il chitarrista, nel suo spazio senza
accompagnamento, svela tutta la sua delicatezza e la sua predilezione per una musica
sempre dentro le righe, ma viva e attenta. Si va avanti con altri brani come "Mas
que nada" di Jorge Ben e resa celebre da Sergio Mendes o "A Don Agustin Bardi",
un altro tango "storico", in necessario equilibrio fra canzone eseguita e/o reinterpretata
con garbo e proprietà di linguaggio.
Lo scarso pubblico presente (purtroppo) dimostra di gradire l'esibizione
e riserva applausi ad un duo di strumentisti sicuramente preparati. Javier Perez
Forte, infatti, mette in luce una tecnica classica rilucente, a servizio del jazz.
Felice Clemente,
anche clarinettista in due momenti del set, è padrone di un linguaggio piuttosto
articolato, che presuppone una buona conoscenza dei capiscuola del jazz moderno.
In generale il musicista milanese riesce a contenere il suo impeto e assume anche
toni di basso profilo, in certi frangenti, per calarsi nelle atmosfere argentine
di pertinenza geografica del chitarrista.
Una serata di musica suonata bene, in conclusione, che conferma
l'intelligenza di una programmazione attenta più alla sostanza che all'appeal modaiolo
dei nomi da far esibire.
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Data pubblicazione: 14/08/2012
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