Splasc(h) Records CDH928.2 |
Felice Clemente
Inside me
1. My little star (F. Clemente)
2. Get off here (V. Della Fonte)
3. Guardian Angels (F. Clemente)
4. El Carrito (F. Clemente)
5. La terza ragione (M. Colombo)
6. Red Blues (F. Clemente)
7. Wynton (S. Rollins)
8. Cornucopia (F. Clemente)
9. Playing Love (E. Moricone)
Felice Clemente
tenor & soprano sax
Marco Brioschi
trumpet & flugelhorn
Rudy Migliardi trombone
Massimo Colombo
piano
Valerio Della Fonte double bass
Massimo Manzi
drums
Loris Stefanuto
percussions
|
Sono le pulsazioni interiori a costituire l'anima di questo
Inside me
– secondo lavoro del sopranista e tenorista Felice Clemente, che segue il già molto apprezzato
Way "out" Sud
– siano esse provenienti da pieghe interne della personalità musicale del sassofonista brianzolo ma calabrese d'origine, autore di quasi tutti i titoli, siano esse piuttosto quelle del beat della sua sezione ritmica e della band tutta, siano, infine, quelle delle grandi figure del jazz cui – inevitabilmente e come chiunque – il nostro si ispira. Ad accompagnarlo in questa nuova avventura discografica ancora il fedele contrabbassista
Valerio Della Fonte e l'elegante piano di Massimo Colombo, mentre il sestetto è questa volta completato da
Marco Brioschi alla tromba ed al flicorno, Rudy Migliardi al trombone, Loris Stefanuto alle percussioni e Massimo Manzi alla batteria.Un attacco deciso in session per
My little star, composizione biografica dal carattere hard-bop, sfumature nostalgiche ma scattante nel ritornello, scritta con lungimirante approccio da leader apposta per concedere agli altri fiatisti-solisti lo spazio che meritano: di brunita lucentezza l'intervento del trombone, i cui spunti sono proseguiti dalla limpida tromba, mentre il sax tenore riesce a sorvolare le modulazioni armoniche con fantasia e scioltezza, per riversarsi poi nei pregevoli arrangiamenti in sezione di
Lorenzo Della Fonte che accompagnano i vari moduli in cui il brano si declina. Avvio del contrabbasso sul tempo notevolmente sbilanciato di un contratto loop che disegna l'architettura di
Get off here, spigolosa creazione di Della Fonte, in cui la tromba si distingue per un fraseggio discontinuo, mordace e vivace al tempo stesso. Lo segue quello del tenorsax, che conferma di sapersi ben giostrare anche su nervature armoniche non scaturite dal proprio pentagramma. Accattivanti le progressioni ritmo-melodiche del piano di
Colombo, surrettiziamente intrise di dotte citazioni, pertinente il break alla batteria dell'ottimo
Manzi in scambi con tutti gli altri strumentisti, per riportare il gruppo alla testa del pezzo.
Velatamente "petruccianiano" il lirico prologo del piano in
Guardian Angels, con analoghi scenari e vagheggiamenti melodici, esaltati dall'affusolato timbro del sax soprano…Misuratissimo e ben articolato il vocabolario espressivo nel monologo del contrabbasso, sottolineato dalle percussioni di
Stefanuto sull'andamento ternario che le spazzole di Manzi rendono garbato e rassicurante. Cromatici arabeschi nel solo di
Clemente, spesso a margine della notazione armonica, su cui si arricciano anche le involuzioni diatoniche del piano… E a sottendere tutto, l'insistente pedale ritmico del contrabbasso. Marcatamente latin le figurazioni evocate da questa quarta traccia, non per avventura intitolata
El Carrito, sulle cui prospettive armoniche si innesta ancora un rilucente volo solistico del trombone. A ruota il soprano, che si abbandona a sincopate scale, spostandone via via le inflessioni e creando una sorta di illusione rapsodica imbeccato dalla battente divisione ritmica in ottavi. Da evidenziare in coda il momento dialogico fra percussioni e batteria per una simbiosi ritmico-percussiva di perfetta intesa nonché ottima riuscita.
Consegnate ai toni rauchi del flicorno le note de
La terza ragione, a rimarcarne il clima grigio-autunnale, opera di
Colombo che ben si inserisce nell'atmosfera di questo disco. Sullo sfondo campeggiano impercettibili, ma ancora presenti, le fantasiose suggestioni percussionistiche di
Stefanuto, mentre malinconico e velato il trombone calpesta il selciato scandito dal walking di
Della Fonte, in combinazione con il sax. Solitario, il soprano informa il tema di un sapore pop-jazz, vagamente echeggiante il sound del maggiore dei Marsalis prima maniera, pur non possedendo - ancora - la stessa creatività improvvisativa. Pieno e rotondo il flicorno, i cui riverberi riempiono gli spazi improvvisativi lasciati dalle armonie di contrabbasso e piano. Anche quest'ultimo tuttavia torna presente con un assolo in cui spiccano i frangenti all'unisono fra le due mani, mentre i risvolti motivici, volgendo al termine, si ripetono sull'accentazione di accordi di quinta eccedente, oramai totalmente impossessatisi dell'animo dell'ascoltatore. Ritorno al bop con
Red Blues, fiati che si rincorrono e sui quali svetta il sax del giovane ancista, adesso il tenore, con voce penetrante e gradazioni rosso-blu cui si alternano ancora gli ottoni, stantuffante il trombone, rutilante la tromba, seguiti dal piano i cui brillanti acuti si inframmezzano ai registri intermedi, sugli agili accenti della batteria, con finale in ensemble.
Calda ed intima l'ambientazione per l'unico standard della tracklist, quella
Wynton
di Sonny Rollins che, frutto di una appassionata ricerca, il nostro ha registrato per terzo, dopo le due incisioni effettuate dall'autore originale, ed i cui suadenti contorni sono ben tratteggiati dalle curvature melodiche del tenore di
Clemente, dando anche qui buona prova della sua sensibilità musicale. Soffusi contrappunti tematici si spandono dal flicorno, mentre a sua volta il contrabbasso rilascia un pizzicato in rapide successioni, che riconduce alla linea principale, morbidamente chiusa dal tenorista in un sussurrato e delicato ending. Abbondanza di sonorità per
Cornucopia, ancora di
Clemente, con pittoreschi colori caraibici spennellati su di un funky reso acustico dal contrabbasso e dalla sezione percussiva
Manzi-Stefanuto. Trombone con sordina che si presta ai giochi del mood concitato del pezzo, cui segue roboante il sax di
Clemente, a ricalcare ancor di più gli ammiccamenti funky del motivo. Risuonano i tom di Manzi ed i suoi vibranti piatti, sotto il piano in intenzionale continuo anticipo rispetto agli accenti forti della melodia.
Per chiudere, un piccolo omaggio ad uno dei più grandi compositori della musica italiana, Ennio Morricone, per
Playing Love, dove, dopo una distesa e rilassante intro in solo di Colombo, il duo piano-soprano produce un microcosmo d'emozioni che mirabilmente reinterpreta in chiave jazz il riflessivo leit-motiv scritto a commento de "La leggenda del pianista sull'Oceano", a dimostrazione che il jazz non è soltanto
standard, ballad, bebop o free, ma riesce a rinnovare se stesso e tutti i repertori musicali, facendo proprie e sublimandosi in pagine già sublimi della musica di tutti i tempi.
Un lavoro caratterizzato per la varietà delle stesure musicali proposte, in cui, contemporaneamente, si individua una precisa coerenza concettuale nella cifra di un fresco contemporary-jazz, con le sue escursioni bop, le languide dissolvenze nei momenti più melodicamente intensi, gli appigli alla tradizione, l'alternanza delle parti e degli umori. Il che attesta il buono stato di salute del jazz nostrano, non soltanto fra gli illustri "soliti noti", ma proprio fra le giovani leve: e a tal proposito suggeriamo al giovane
Clemente di non lasciarsi scappare i preziosi musicisti che hanno accompagnato questa sua seconda uscita discografica, così da proseguire nell'escalation che contraddistingue la sua appena iniziata carriera dallo scorso primo album ai tanti che certamente seguiranno.
Antonio Terzo per Jazzitalia
Invia un commento
Questa pagina è stata visitata 5.005 volte
Data pubblicazione: 12/12/2004
|
|