Omer Avital Quintet
17 dicembre 2011 - Teatro Lauro Rossi - Macerata di Viviana Falcioni
foto di Andrea Feliziani
Avishai Cohen - tromba
Joel Frahm - sax tenore
Jason Lindner - piano
Omer Avital - contrabbasso
Jonathan Blake - batteria
Omer Avital arriva a New York appena ventenne portando
con se un vasto bagaglio espressivo, oltre a quello ingombrante del suo strumento,
una cospicua preparazione accademica, tanto entusiasmo e il sogno di diventare un
musicista jazz. Il sogno si è avverato e le lodi convinte dei critici americani
si leggono in articoli e riviste di settore. Compositore, arrangiatore e direttore
d'orchestra, Avital è oggi uno dei più affermati contrabbassisti nella scena jazzistica
newyorkese e, al Teatro Lauro Rossi di Macerata, è alla guida di un quintetto irresistibile.
Introduzione di contrabbasso d'inizio concerto, c'era
da aspettarselo, Avital incanta con le sue note nitide e vibranti. Poi è
la sezione fiati ad entrare con decisione: l'impatto sonoro della tromba di Avishai
Cohen e del sax tenore di Joel Frahm esplica una grande abilità nei fraseggi
e precisione nelle note all'unisono, il tutto condito di saggia esperienza. Jason
Lindner, figura preminente nel panorama pianistico, è pienamente radicato nei
diversi stili musicali, dosa bellezza e modernità nelle sue note impreziosendo gli
arrangiamenti di "Yemen Blues".
Altra figura di rilievo nel quintetto è Jonathan Blake: un drumming superbo
per il batterista di Philadelphia, un lavoro della mano destra continuo e preciso,
negli stacchi riesce a calibrare il giusto vigore nell'utilizzo di tutto il drum-set.
Il pubblico è entusiasta, siamo affascinati dalla bellezza e l'originalità degli
arrangiamenti sapientemente elaborati dal giovane contrabbassista, la musica scorre
fluida e a volte si ha l'impressione di ascoltare un'orchestra e da ciò si evince
che il concerto regalerà ancora emozioni.
I brani si susseguono uno dopo l'altro con una fresca energia, in "Sabach 'el
hil" Joel Frahm affascina con magici riff, il suono potente e il fraseggio
fluido del suo sax rendono il "buon giorno" (come cita il titolo del brano) indubbiamente
vigoroso. Avishai Cohen regala autentiche perle musicali. Il giovane trombettista,
sempre contenuto e mai ripetitivo, tante idee ed una eccellente creazione sonora,
sfoggia una padronanza di linguaggio che lo rende unico e prezioso. Impossibile
descrivere in poche righe le molteplici esperienze nonostante la sua giovane età,
come d'altronde lo stesso Avital, compagno di tanti progetti. Note brillanti nelle
introduzioni al piano di Jason Lindner, accordi in tutto il collo del contrabbasso
invece per il nostro leader indiscusso, mentre Jonathan Blake dosa una timbrica
efficace senza mai sovrastare. Frahm entra con cipiglio impugnando questa volta
il soprano. Avishai Cohen, nel suo carattere pacato e a volte meditativo,
esplode con un disegno sonoro di grande piacevolezza, suono riflessivo e mai sopra
le righe. "Modern souls of ancient men" ha un finale di una bellezza "mostruosa",
strappando applausi e consensi da parte di un pubblico accorto.
E ancora Frahm ad essere al centro dell'attenzione con la sua "Soul Frahm",
una bellissima composizione che ascoltiamo avvolti dal suono caldo e avvolgente
del suo tenore. Joel è uno tra i più brillanti sax tenori segnalatisi da qualche
anno sulla scena Americana, da ricordare il tour con la cantante
Jane Monheit
nel lontano 2001 in cui Frahm ebbe modo di farsi conoscere al pubblico italiano.
E ancora le riuscitissime collaborazioni con Bill Charlap, la superlativa Betty
Carter e il suo amico Meldhau, solo per citarne alcuni.
La musica del quintetto sorprende, un disegno compositivo estremamente raffinato
che spazia nelle molteplici influenze, dal klezmer al sound tipico sudamericano
passando per i suoni mediorientali, restando però solidamente ancorata nella tradizione
jazz. Omer Avital, talentuoso arrangiatore, ha contribuito enormemente alla bellezza
dei brani le cui composizioni melodiche trasudano di seducenti emozioni. Gli intrecci
armonici stupiscono nella sua sincera semplicità, quel vigore drammatico del contrabbasso
è un particolare suono che riecheggia il ricordo del grande
Charles Mingus,
senza però mai perdere di vista una ricerca costante nel contemporaneo.
Il concerto si conclude e non è detto che tra i tanti presenti non ci sia chi ha
già deciso in un concerto "bis". Lodevole!