Luciana Souza & Romero Lubambo "Brazilian
Duo" Tokyo, Cotton Club: 1 – 3 Dicembre 2007
di Giovanni Greto
Assistiamo al primo set dell' 1 Dicembre 2007, di due musicisti brasiliani
trasferitisi da tempo in America. Romero Lubambo lo ricordiamo presente in
parecchi dischi di MPB (ndr Musica Popolare Brasiliana), forse perchè considerato
un valido musicista da studio. Luciana Souza ci aveva favorevolmente colpito
nell'unico disco ascoltato, il primo, del 1999,
"An answer to your silence", affiancata da musicisti americani e da Ignacio
Berroa, in gran forma, alla batteria. Eravamo dunque assai curiosi di ascoltarla
dal vivo, speranzosi di trovare una conferma positiva ai nostri ricordi.
Il concerto non ci ha deluso, ma speravamo di
provare un maggiore entusiasmo. Probabilmente la formula così intima, adatta al
contatto immediato con la platea, seduta in tavolini rettangolari, induce l'artista
al dialogo, alla ricerca di una vicinanza col pubblico, e forse egli perde quella
concentrazione necessaria perchè l'ispirazione diventi creativa. Comunque la
Souza – che scopriremo poi dal suo sito, si è diplomata alla Berklee School
in composizione jazz e ha ottenuto varie Nominations ai Grammy americani – è una
vocalist coi fiocchi. Lo scat fluisce morbidamente, senza inciampi, anche a metronomi
velocissimi. La voce è delicata, leggera, esile, ma non nasale. L' espressione del
viso è spesso sognante. Sembra una bella persona, seria, professionale, che rifugge
dal cantare solo per onorare gli impegni presi e che cerca di trasmettere quello
che sente dentro a chi la ascolta. Quando canta, nonostante risulti linguisticamente
padrona dell'idioma straniero, preferiamo sentirla articolare i fonemi del portoghese
– brasiliano, piuttosto che quelli inglesi.
Il repertorio scelto – 13 brani, compreso il bis, per poco più di 75 minuti
– privilegia (9 su 13) le composizioni brasiliane, ma attinge in parte dal repertorio
dell'ultimo CD, inciso nel 2006, "The
real Bossanova" (2 pezzi) e infine inserisce un paio di standard ("But
not for me" e "You go to my head").
La Souza è sostenuta con attenzione e con calore da Romero Lubambo
il quale, nonostante si trovi ad essere l'unico strumentista, riesce a tirar fuori
dei frequenti e begli assolo. Ritmicamente impeccabile, a velocità sostenuta, "Baiao
Medley – Romance", una serie di baiao nordestini che sfociano in una
vecchia canzone di Djavan. E qui tanto di cappello a Luciana che si cimenta
con successo con un autore tra i più insidiosi della MPB. Ancora più veloce, una
vera prova di abilità per la chitarra e la voce, che è solo scat, "Chorinho
pra ele" dell'estroso e incontenibile Hermeto Paschoal. Traiamo
spunto da questi due titoli per dire che la Souza è anche una dignitosa percussionista.
Nel primo dei due ha suonato il triangolo, mentre nel secondo un pandeiro a pelle
naturale e con le rotelline metalliche molto stoppate, riuscendo contemporaneamente
a cantare senza tentennamento alcuno.
Nella scaletta, i pezzi che ci hanno convinto di meno, riproposti in duo,
sono una ballad di Michael McDonald dei Doobie Brothers, "I
can let go now", e una di James Taylor "Never
Day Young". Tra i brani brasiliani, oltre ai due citati ci sono piaciuti
"So danço samba", con un inizio lento che si
velocizza nel B, mantenendosi con lo stesso andamento sino alla fine, nel quale
la Souza ci avvince con lo scat; una lentissima e sofferta "Chega
De Saudade", insolita per la scelta delle armonie, che approviamo quando
si rivisitano pezzi ultrainterpretati. Il bis è affidato alla celebre "Aguas
de março", nella versione di Elis Regina e Tom Jobim, ma
cantata in inglese "Waters of march", a parte una piccola coda finale che
riprende la prima strofa portoghese. Un buon duo, dunque, ma l'aggiunta di un contrabbasso
e di una swingante batteria avrebbe, presumibilmente, riservato maggiori sorprese
ed emozioni.