Isola Jazz 2013
Isola del Cantone (GE) – 25-29 giugno 2013
di Gianni Montano e Andrea Gaggero
Il prossimo anno Isola Jazz festeggerà un compleanno importante:
sarà il suo decimo anno di vita. Che questo "piccolo" Festival nell'entroterra ligure
sia oggi una realtà solida e positiva, lo dimostra la presenza di una associazione
culturale dedicata, l'organizzazione rodatissima, la più che buona affluenza di
pubblico e soprattutto il calore degli abitanti che hanno eletto il festival (e
i corsi collegati) a evento popolare difficilmente eludibile. Nei giorni del Festival
un ristorante e la vendita di prodotti tipici trasformano il tutto in una festa
di paese e per la valle Scrivia tutta.
Il direttore artistico Massimo Faraò è l'infaticabile
anima, cervello e cuore del festival, "senza la volontà, caparbietà e professionalità
del quale Isola Jazz non sarebbe possibile" (così' nell'opuscolo di Isola Jazz)
o sarebbe totalmente diversa.
Fra i corsisti che hanno partecipato a "We love jazz" negli anni, a Genova e dal
2010 a Isola del Cantone troviamo Marco Mengoni, Giulia Ottonello,
Claudio Filippini,
Valerio Di Rocco e altri che sicuramente dimentichiamo, attratti qui dall'opportunità
di suonare insieme a musicisti di fama internazionale per una settimana intera.
Ad aprire quest'anno il Bobby Durham's Jazz Festival la chitarra bluesy e
accordale di Ed Cherry, già sideman presitigioso sia di Dizzy Gillespie
che del Very Very Circus di Henry Threadgill.
Chitarrista assai versatile che ha in Kenny Burrell uno dei sui riferimenti, è grande
ammiratore di Wes Montgomery e Grant Green con il quale condivide uno stile antivirtuosistico
e antispettacolare. Il chitarrismo di Cherry è di stampo accordale quasi pianistico
con una grande vena blues; il set si apre con brani di stampo modale che rimandano
a quel soul jazz popolare tra gli anni Cinquanta e Sessanta promosso dalla Prestige
prima e poi dalla Blue Note; poi alcuni brani più noti resi con misura ed eleganza
d'altri tempi. Byron Landham concittadino e allievo di Bobby Durham è batterista
solidissimo, ha militato fra l'altro per decenni nel gruppo di Shirley Scott, organista
sottovalutata. A completare il trio il walking bass asciutto e profondo del genovese
Aldo Zunino.
Il giovedì spetta a Kevin Mahogany la "leadership"
del gruppo; leadership che il cantante di Kansas City interpreta puntando molto
sulla spettacolarità e capacità di coinvolgimento del canto blues. Nel corso del
ricco e divertito concerto accadono diverse cose a ricordarci il senso del palco
e dello spettacolo di questo allievo di Hendricks memore di Johnny Hartmann e Joe
Williams. L'apertura, ad imitare gli strumenti per così richiamarli sul palco ad
uno ad uno, è un esplicito omaggio al miglior Hendricks. Poi diversi blues nei quali
invita il pubblico a tenere il tempo con la presenza del tenore di Doug Lawrence
più vicino a certo rhythm & blues sopra le righe. Poi ancora brani con improvvisazioni
scat e articolazioni velocissime del fraseggio, con o senza parole. Mahogany è cantante
completo che eccelle nelle ballad, qui la sua voce, dal timbro bruno e pastoso,
con bassi profondi e morbidi, regala una meravigliosa versione di "I Want To Talk
About You" con un timing inarrivabile e una capacità di dare peso e significato
ad ogni parola comune solo ai grandi interpreti. Il bis in totale solitudine è un
altro gioiellino incastonato in un concerto forse troppo desideroso di strappare
applausi e urla al pubblico numeroso; tuttavia l'energia palpabile, sul palco e
in platea, l'atmosfera conviviale, da jazz club più che festivaliera, hanno stimolato
una musica energetica e di grande comunicativa.
(Andrea Gaggero)
Joe Chambers si presenta la penultima sera in quintetto
E' un artista che ha fatto la storia del jazz, non ci sono dubbi. Già compagno di
Miles Davis ne "In A Silent Way", è stato una colonna di "M'boom re percussion"
di Max Roach, nonché nome imprescindibile in incisioni di Freddie Hubbard, John
Faddis e tanti altri. L'esibizione inizia con il leader al vibrafono, che mette
in mostra un fraseggio scarno ma efficace. Quando passa alla batteria con Byron
Landham ai bongos le polveri si accendono. Chambers offre un saggio delle sue
capacità nel sollecitare tempi velocissimi battendo sul piatto sospeso. Gli vengono
dietro Massimo Faraò con un eloquio senza fronzoli che bada al sodo e
Aldo Zunino al solito misurato e preciso. Prende letteralmente fuoco, dopo aver
carburato, Doug Lawrence, sassofonista della Count Basie orchestra. Il tenorista
arriva a esprimersi con veemenza, facendo montare la tensione, salendo verso gli
acuti per mezzo di note staccate e sequenze in legato corposamente espressive. Alla
fine si sprecano gli applausi da parte di spettatori che in larga parte non conoscono
le gesta del batterista, ma sanno assorbire il clima che si respira sul palcoscenico.
E', in fin dei conti, la celebrazione di un jazz classico portata avanti da chi
ha contribuito a creare quella musica nel secolo scorso.
Spazio al gospel attualizzato il 29 giugno con Rodney
Bradley e il suo Italian superchoir. Il direttore del coro autoctono
predilige le cadenze funky e il concerto si snoda su ritmi vivaci e sostenuti. I
cantanti, in maggioranza donne, lavorano bene a sezione, attraverso una cura preziosa
delle dinamiche. Sono di sicura presa, poi, i botta e risposta fra i vari sottogruppi.
Manca, però, la voce solista che faccia lievitare il livello dell'esibizione. Si
apprezzano la grazia o l'impeto di alcune voci, ma nessuna è memorabile. Bradley
oltre che accompagnare con l'organo il suo ensemble, si dilunga in non fondamentali
spiegazioni in inglese di ogni brano. Sembra molto compreso in questa situazione.
Il finale è riservato, quasi d'obbligo, a "Oh Happy day". Al pianoforte compare
Massimo Faraò e si va avanti con assoli alternati, tastiera e pianoforte, reiterazioni
del coro, con il pubblico in piedi a scandire il tempo battendo le mani. E' quasi
un'apoteosi conclusiva.
Il festival e il camp continueranno anche nel 2014. Si annuncia un grosso nome
fra i docenti, probabilmente Chico Freeman e chissà quali altre sorprese…
(Gianni Montano)
Nota: non si è potuto purtroppo rendere conto del concerto del Fulvio Albano
Quartet
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Data pubblicazione: 12/08/2013
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