Chiedi (a un jazzista) chi erano i Doors…
di Massimiliano Cerreto
Devo ammettere che il celebre brano degli Stadio, di cui ho impunemente parafrasato
il titolo, è uno dei miei preferiti. Perché la musica non si limita ad essere il
veicolo del messaggio, ma è il messaggio stesso. Perché si pongono due generazioni
a confronto: quella della ragazzina di quindici anni (oggi ne avrebbe 39, essendo
la canzone del 1984) e quella di chi era cresciuto
ascoltando la musica del quartetto di Liverpool. Un ponte tra differenti generazioni
e culture (non solo musicali) che viene a crearsi anche nell'arrangiamento di
Giorgio Cuscito di "Light My Fire": quella
ritmica funky e quel pianoforte che sa un po' di New Orleans, per poi prendere vita
propria nello splendido special del musicista romano. Ed è proprio nel suo essere
sempre nuova e mai uguale a se stessa che va compresa la musica del trio composto
anche da Guido Giacomini al contrabbasso e Alfredo Romeo alla batteria.
Ma incominciamo facendo un passo indietro. Più
precisamente, dalla seconda parte del titolo del disco: "The
New Trio!!!" C'è da chiedersi in cosa consista la novità, essendo la
formazione insieme da diversi anni (li potete ascoltare anche nel disco di Luca
Velotti, "Some Like It Hot In Rome", edito da Isma Records). Però, basta
anche un primo ascolto dell'album per rendersi conto che è nell'approccio all'esecuzione
che va ravvisata la novità del trio. E in quel "Watch What
Happens…" c'è un invito ad osservare (e ascoltare) quello che accade
di volta in volta sul palco. Oltretutto, in tempo reale, essendo i brani registrati
dal vivo presso il celebre Gregory Jazz Club di Roma.
"Il trio esiste dal 2000, ma si rinnova sempre.
Perché vogliamo che ogni serata sia, per noi musicisti come per il pubblico, un
evento. E sono felice nell'osservare che la Capitale sta diventando, proprio negli
ultimi anni, un vero e proprio punto di riferimento per chi, tra musicisti e ascoltatori,
ama il jazz." (Giorgio Cuscito)
Non si affatto di retorica. L'intro "drammatica" (nel senso di teatrale)
di "On Green Dolphin Street" sembra sottolineare
l'apertura di un sipario immaginario. E se, da una lunga e piacevolissima chiacchierata
con Giorgio Cuscito è emerso che una delle sue ispirazioni principali per
la cura dell'arrangiamento di questo brano è Oscar Peterson, io ci ho sentito
anche un po' di Gershwin. Aldilà di ogni valutazione soggettiva, l'eccellente qualità
del suono (merito di Tommaso Coccia e Mauro Patrizi), che caratterizza
l'intero album. Va anche sottolineata, al riguardo, l'abitudine di Guido Giacomini,
cui in alcuni momenti viene dato l'insolito compito dell'esposizione del tema (mentre
è il pianoforte a fare il contrappunto), di usare corde di budello. Ciò contribuisce
a rendere il suono del contrabbasso ancora più caldo e potente. "E' stato
Alessio Urso a costruire il suo contrabbasso e c'è anche l'autografo di Arvell
Shaw, il leggendario bassista di
Louis Armstrong"
(Giorgio Cuscito)
Bella anche l'idea di Alfredo Romeo di passare dalle bacchette
ai mallets (battenti usati dai percussionisti classici, per intenderci) nella parte
finale del brano. Cosa che sottolinea ancora quella "teatralità" cui accennavo prima.
"Credo che i musicisti italiani, per via della loro tradizione musicale, siano
assolutamente straordinari dal punto di vista melodica. Più che pensare alla cantabilità
dei temi, desidero che nei mie arrangiamenti vi sia un bilanciamento tra armonia,
ritmo e melodia." (Giorgio Cuscito)
Una premessa importante per comprendere l'arrangiamento della title track,
in cui troviamo molte atmosfere diverse: dalle sequenze di accordi tipiche della
musica latina allo shuffle. Qui bisogna riconoscere ad Alfredo Romeo di aver
attinto da una tavolozza di colori davvero ampia. Di "Light My Fire" ne ho
già parlato precedentemente. Aggiungo solo che si tratta, a mio avviso, della traccia
che più di ogni altra rappresenta il disco del trio capitanato dal pianista romano.
Davvero coraggiosa, poi, la scelta di confrontarsi con uno dei brani che ha segnato
la storia del jazz modale. Mi riferisco a "So What",
forse la composizione più bella di un disco considerato quale il momento più alto
della carriera di Miles Davis: Kind Of Blue. Ed è particolare la scelta
di Giorgio Cuscito di iniziare con l'esecuzione di alcune battute proprio
del solo di Davis. Notevole e meritato lo spazio concesso a Guido Giacomini,
mentre a mantenere tutti in riga è la batteria di Romeo, che dà al brano un andamento
piacevolmente swing.
"Basin Street Blues fu inciso da
Louis Armstrong
nel 1928, con Earl Haynes alla celesta",
mi ha raccontato Giorgio Cuscito. Un particolare apparentemente poco rivelante,
se non fosse che nell'esecuzione del trio si ritrova tutta l'atmosfera di quel periodo
così straordinario per la storia del jazz. In altre parole, il lavoro di ricostruzione
sonora da parte di tutti i musicisti è stato assolutamente incredibile. Se la cover
di "Light My fire" rappresenta questo disco, la pura essenza del trio è espressa
da "Take The A Train".
"Quando è il momento di suonare questo brano siamo sempre felici. E credo che
la nostra gioia riesca ad arrivare diritta diritta al pubblico!" (Giorgio Cuscito)
"Una ballad con un solo di batteria: poteva succedermi solo suonando con Giorgio
Cuscito", mi ha raccontato Alfredo Romeo a proposito della bellissima
"Body And Soul": ascoltare per credere! Non
un vero finale ma un modo per dire arrivederci al proprio pubblico, la versione
metropolitana e decisamente articolata di "You And The
Night And The Music". Che fa pensare a quando i locali chiudono, le strade
si svuotano e rimane solo l'adrenalina di una splendida serata in compagnia della
musica. Se avete voglia di vivere questa sensazione tutte le volte che volete, allora
"Watch What Happens…The New Trio!!!" è il disco per voi.
Massimiliano Cerreto per Jazzitalia
Per chi volesse conoscere di più su uno dei musicisti più eclettici,
completi e con una conoscenza della storia del jazz invidiabile anche dal musicologo
più esperto, ecco una breve biografia di Giorgio Cuscito.
Pianista, sassofonista, vibrafonista, arrangiatore e compositore, è tra i massimi
esponenti italiani del pianismo jazz mainstream e tradizionale; ha partecipato a
decine di festival e migliaia di concerti di rilevanza nazionale ed internazionale
ed è tra i più attivi musicisti della scena romana. Ha collaborato, tra gli altri,
con Luigi Toth, Francesco Forti, Carlo Loffredo, Lino Patruno, Fabiano "Red" Pellini,
Peanuts Hucko, Dick e Carol Sudhalter, Dan Barrett, Tom Baker, Cynthia Sawyer, Oscar
Klein, Wendell Brunious, Sammy Rimington per quanto riguarda il jazz tradizionale,
mentre le collaborazioni mainstream annoverano i nomi non meno prestigiosi di Marcello
Rosa, Dino Piana, Tony Scott, Bucky Pizzarelli, Bill Watrous, Kenny Davern, Bob
Wilber, Gianni Sanjust, Bepi D'Amato, Cicci Santucci, Luca Velotti... In ambito
extra jazzistico ha suonato con Peter Van Wood, Fred Bongusto, Renzo Arbore, Gigi
Proietti; attualmente è leader di un proprio trio (con Guido Giacomini e Alfredo
Romeo), del "Lady Project" e co-leader con Pellini della "Golden Section", e si
esibisce anche come sassofonista con i Blues Willies. Già insegnante presso prestigiose
scuole di musica capitoline (Officine Musicali Garbatella, Donna Olimpia, Università
della Musica), nonché autore di "Archivio Del Jazz" per Radiotre, svolge oggi una
intensa attività di insegnamento privato e di formazione presso aziende leader a
livello internazionale, esportando pionieristicamente il jazz e la sua filosofia
nel mondo del lavoro.
www.giorgiocuscito.it
www.myspace.com/giorgiocuscito
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Data pubblicazione: 04/05/2008
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