Silta Records
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web: http://www.siltarecords.it
A tre anni di distanza dall'ultimo album "Night Dancers" prodotto nel
2006 dalla Silta Records, il batterista
e compositore maceratese (da anni trasferitosi a Boston) Paolo Lattanzi
continua la sua esperienza con questa casa discografica proponendo un
nuovo interessante progetto: un live in studio di sicuro livello,
in linea con il "credo" sperimentale dell'etichetta creata da Giogio Dini,
nel quale il batterista si propone come band leader, compositore
ed arrangiatore. La performance può vantare anche l'eccellente partecipazione, in
sette degli undici brani, di Robin Eubanks, tra i migliori trombonisti
della scena statunitense e membro stabile del
Dave Holland's
Quintet.
Difficile definire in un genere univoco il complesso
sound che scaturisce dal vivace e fluido interplay del sestetto: si passa
attraverso il bop ed il mainstream, ma anche per le sonorità del Miles
Davis degli anni '60, modernizzate e rielaborate con una base armonica energica
e innovativa. Registrato dal vivo a Boston, il disco sembra risentire dell'influenza
di questa area culturale degli Stati Uniti, jazzisticamente feconda ed eclettica.
Fin dal brano introduttivo "Illusions", emerge la complessità degli arrangiamenti
e dei fitti dialoghi eseguiti negli oltre settanta minuti dell'album. Eubanks
plasma delle fluide evoluzioni tecniche in un irrequieto duetto con il sax di
Rick Stone; a sostenere la trama vi è la solida ritmica composta dalla
batteria e dall'estroso basso di Loughman. Costante sullo sfondo il
pianoforte di Kordis che disegna un coinvolgente assolo dai parametri estetici
rapidi e vigorosi prima del vivace finale in controtempo, in cui Lattanzi
esegue contrappunti energici notevoli. Stessa intenzione anche in "Action and
Reaction", brano mosso da una viva attenzione alla coerenza e all' impegno della
sperimentazione intesa come sicuro punto di riferimento della ricerca da parte della
band.
Maggiormente concreto "The Transversality Of Thoughts", in cui dopo un
iniziale e plastico interplay di sax-alto e tromba è il solo Rosenthal ad
eseguire con vibrante virtuosismo il tema principale. In "A White Page"
Kordis esplora le atmosfere cromatiche con sicurezza esecutiva definendo
con grande pulizia sonorità eterogenee, prima distese e poi incendiarie, divenendo
lo strumento portante dell'intera performance. In "The Need For Essence"
si passa attraverso difformi cromature timbriche, tra temi pastosi e aspri, tesi
e delicati, con movimenti a volte sospesi a volte terzinati, in cui la band cerca
di eseguire solo le note basilari, quelle "essenziali" dell'arrangiamento.
Il brano conclusivo, "Common Nonsense", è un sinuoso dialogo tra i fiati
e la sezione ritmica, che si sviluppa da toni morbidi e plastici fino a scaturire
in un finale energico, quasi espressionista. Ancora una volta Kordis è l'unico,
insieme a Lattanzi, ad essere sempre presente in ogni battuta riuscendo a
disegnare degli impasti sonori dinamici ed elastici davvero convincenti.
L'album si presenta come un ottimo lavoro compositivo ed improvvisativo nel quale,
sapendo variare con misura tra la filologia e l'estemporaneità, questo valido ensemble
ha saputo esprimere un sound esteticamente vibrante e raffinato, fresco e ricercato
allo stesso tempo. L'approfondimento del nucleo espressivo del tema appare sempre
rigoroso, nell'intenzione di presentare idee avanzate, sottili ed essenziali, talora
introverse ed estremamente concentrate, armonicamente giocate sull'ambiguità delle
voci intermedie che si spostano di continuo, alterando volutamente la struttura
accordale del tema. L'ispirazione artistica è di caratura non facile, venata di
profondità timbriche evidenti soprattutto nei momenti improvvisativi più radicali
e più convincenti: il dialogo sonoro esce dunque dalla tradizione per creare "distonie"
parallele, le stesse che danno vita ad una sorprendente continuità espositiva.
Paolo Lattanzi dà prova delle sue notevoli doti tecniche e ritmiche dirigendo
la band in ogni brano, accompagnando e disegnando con maturità ed equilibrio le
partiture per un quintetto dalle capacità esecutive davvero indiscutibili.
Fabrizio Ciccarelli e Andrea Valiante per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 24/04/2010
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