Jazzitalia - Jamie Baum Septet: Moving forward, standing still
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OMNITONE
Jamie Baum Septet
Moving forward, standing still


1. All Roads Lead To You
2. Spring Rounds
3. In The Journey
4. Clarity
5. Medley: From Scratch/Primordial Prelude
6. South Rim
7. Central Park
8. Bar Talk
9. Spring
10. Rivington Street Blues

Jamie Baum - flauto & alto flauto
Ralph Alessi - tromba & flicorno
Doug Yates - alto sax & clarinetto basso
Tom Varner - corno francese
Gorge Colligan - piano & piano elettrico
Drew Gress - contrabbasso
Jeff Hirshfield - batteria





"Un disco ispirato a Stravinsky, Bartok, Ives e altri compositori classici contemporanei". Così la musicista newyorkese presenta il suo lavoro "Moving forward, standing still" dove è affiancata dalla solita granitica sezione ritmica (Drew Gress e Jeff Hirshfield) e dallo straordinario Doug Yates (sax alto e clarinetto basso) insieme ai suoni della tromba e del flicorno di Ralph Alessi.

Un'opera in cui emergono le doti compositive della Baum insieme alla spiccata e largamente riconosciuta abilità di strumentista.

Il disco inizia con un brano dedicato al compositore russo Igor Stravinsky, All roads lead to you, dove elementi ritmici e melodici, ma soprattutto timbrici, riportano l'orecchio – fatte le dovute proporzioni - ad alcuni lavori dei classici contemporanei e a quelle condotte strumentali vicine alla poetiche dell'immenso Eric Dolphy.

Una musica ispirata nettamente all'ambito colto, che prende spunto anche da piccoli brandelli melodici delle composizioni dei due grandi Maestri – come in Bar Talk e Spring dove si fa esplicito riferimento rispettivamente a Bartok e Stravinsky – per rielaborarli in un sound energico che riesce a mantenere nei suoi riferimenti un'identità tutt'altro che obsoleta.

L'accostamento timbrico degli strumenti risulta quanto mai azzeccato, sia nelle interazioni tematiche che in alcuni intrecci improvvisativi, conferendo alla musica un'identità ben definita che sembra rispecchiarsi in quella logica secondo cui l'arte viene difesa dalle troppe definizioni e soprattutto dai confini stilistici.

Avviene quindi che – per piacere e dispiacere di molti – jazz e musica colta si incontrino cancellando quelle barriere dalle quali per lungo sono state riconosciute come due mondi inavvicinabili.
Consigliato a chi piace una musica che sa coraggiosamente avventurarsi in territori sonori imprevedibili. Ottimo disco.
Marco De Masi per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 11/11/2007

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