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Simone Faliva
Il quinto chicco del melograno
believe digital (2011)
1. Invocazione alla musa
2. Meduna 11
3. Emozioni qui con te
4. La porta del Paradiso
5. Beet H
6. Microwave hot vov
7. Kwadrat x
8. Un secondo in più
9. ...un minuto in più
10. B.B.track
Simone Faliva
- compositore, tastiere varie, piano wurlitzer, computer,
percussioni
Paolo Canova - voce
Alessandro Arcuri - contrabbasso
Andrea Massarotto - sax e flauto
Matteo Titotto - chitarre
Produzione propria 2010
E' difficile definire questo disco, tentare di avvicinarlo alle produzioni di altri
musicisti, inserirlo in un genere, una corrente, perché si colloca come un'opera
al di fuori degli schemi. Cominciamo osservando la cover. E' quella propria dei
dvd e contiene un cd. Superata la prima leggera perplessità, si osservano all'interno,
oltre alle foto del suo gruppo di collaboratori, undici illustrazioni di Marco
Bassan e Sonia Lemke, ispirate ai testi del compositore padovano. I titoli
dei brani, poi, sono criptici o, comunque, piuttosto oscuri a cominciare da quello
che fornisce il nome al disco: "Il quinto chicco del melograno"; ma quanti chicchi
ha, mediamente, il melograno?
Andiamo, però, ad analizzare le undici tracce. In "Invocazione alla musa" (reminiscenza
omerica?) si ascolta la voce bene impostata di Paolo Canova declamare versi di stampo
classico, mentre al di sotto un piano elettrico discorsivo ed evocativo, accompagna
l'attore.
In "Meduna 11" Faliva si impegna con l'organo hammond, ma anche con le percussioni,
in un pezzo che prevede cambi di tempo e di atmosfere, con un intermezzo jazz, l'intervento
di un pianoforte classicheggiante e un pedale di basso che entra in scena all'improvviso
sul finale.
Sfiora il funky "Emozioni qui con te". La ritmica lavora in un modo quasi canonico,
tranne poi lasciare spazio ai soli archi. C'è posto, ancora, per la partecipazione
al rito di un flauto dolce e per una rincorsa finale piena di swing.
Si scatena un temporale elettronico ne "La porta del paradiso", ottenuto con i marchingegni
del leader. Il suono ruvido del sax tenore di Andrea Massarotto sembra provenire
da lontano e rimane distante, pur crescendo di intensità. E', comunque, svincolato
dai rumori ambientali, dalle percussioni fuori contesto, dai versi che ricordano
come " i veri puristi…sanno suonare a spartito, ma non riescono a suonare un pezzo
solo con il cuore…". Didascalici, retorici, ma, a conti fatti, condivisibili.
Una chitarra blues entra in scena in "Chicco". E' una piccola parentesi. Subito
dopo l'elettronica ha il sopravvento, suggerendo l'arrivo di uccelli spaziali che
stridono in un'altra dimensione. Il piano accelera il tempo. Successivamente il
sax improvvisa liberamente e le parole diventano ammonitrici sotto un effetto eco.
Silenzio completo all'esordio di "Beet H". Dopo questa pausa, escono fuori segnali
di diversa frequenza a- musicali o extra-musicali. La tempesta radioattiva dopo
la quiete….
In "Microwave hot vov" sono ancora i suoni intergalattici a occupare l'introduzione.
Fischi, gorgoglii, noise….Un violoncello con le sue note lunghe, ottenute con l'archetto,
ci fa ritornare sulla terra in un altro secolo, in un secondo…"Adesso sono in trasformazione....sono
l'attimo di un'espressione...". Questo annuncio forte caratterizza la parte centrale
della traccia, seguito da altre affermazioni sempre in rima, mentre la musica ondeggia
fra accenni di una cantilena solenne vagamente ayleriana ad altri momenti rumoristici
in una miscela assolutamente e volutamente disomogenea.
Compare una nenia antica in arabo nell'intro di "Kwadrat x", ma lo sfondo è ancora
tipicamente al di là del presente, proiettato in un futuro incerto e ansiogeno.
Si avverte un calo di tensione e di idee nel breve "Un secondo in più" e in "...un
minuto ancora", dove si coglie un respiro elettronico. Faliva è stanco, ansima o
sta raccogliendo le idee?
La risposta si avverte in "B.B. Track", dove per quindici minuti non accade nulla:
assenza completa di qualsiasi segno sensibile. In teoria l'ascoltatore (come ha
rivelato l'autore) dovrebbe pensare a tutto quanto ha ascoltato prima. In realtà
tutti sono assaliti dal panico, pensando di aver scaricato una copia difettosa del
disco....Dopo un'attesa spasmodica si alternano e si contrastano una chitarra blues
della più bella specie (b.b. sta per B.B. King?), una chitarra latina e l'apocalisse
elettronica che tutto abbraccia e (dis)omologa. Fine.
Per un cd così complesso è difficile comporre una valutazione secca e unidirezionale.
Cominciamo da quello che funziona, dalle note positive. L'originalità con cui vengono
messi di fronte stili tanto lontani, anche all'interno di uno stesso brano; la cura
con cui sono organizzate le varie sequenze con una attenzione continua per il dettaglio,
mascherata dall'intento di costruire un cocktail apparentemente casuale di mondi
musicali quasi incomunicabili.
Passiamo ai limiti, a quello che non va:
Simone Faliva
ha confezionato un piatto ricco di sapori utilizzando molti ingredienti dell'origine
più disparata. E' arduo racchiudere in un discorso unitario così tante ispirazioni
diverse. L'ascoltatore non può immaginare mai, a conti fatti, cosa succederà di
volta in volta "dietro l'angolo". E' una scelta coraggiosa, questa, ma rischiosa,
soprattutto se la si utilizza come opzione procedurale, quale metodo di lavoro.
Ed ancora: c'è un intento didascalico, oratorio un po' ingenuo nel recitativo. Il
messaggio veicolato è, in certi casi, troppo diretto e poco convincente.
In conclusione "Il quinto chicco del melograno" è un disco che non si può
ignorare. Ha sicuramente dei difetti, ma è realizzato con intelligenza e vuol far
sentire "il suono della passione" in alternativa "al silenzio dell'alienazione".
Gianni Montano per Jazzitalia
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COMMENTI | Inserito il 23/6/2011 alle 23.45.17 da "simone.faliva" Commento: il disco è in vendita per.€ 9.99 sui maggiori store on line (itunes, amazon, etc...) | |
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Data pubblicazione: 17/06/2011
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