Intervista ad uno dei più importanti batteristi
della moderna musica
popolare brasiliana:
Teo Lima
di
Stefano Rossini
Cari amici,
abbiamo avuto la possibilità
di ascoltare uno dei più bei concerti che ci sono stati negli ultimi mesi, o
forse negli ultimi anni a Roma: "Ivan Lins e il suo gruppo".
E' inutile
sottolineare che Ivan Lins è considerato all'unanimità uno dei più stimati e
acclamati autori e interpreti della musica brasiliana attuale. Non solo in
patria ma soprattutto all'estero, grazie a tante sue composizioni incise da
centinaia di cantanti di mezzo mondo: "Love dance" incisa da
Sarah Vaughan,
Betty Carter, Nancy Wilson, o "Chamaleao" che fu un hit di
Grover Washington Jr.
o ancora "She walks this earth" il cui titolo originale era "Soberana Rosa" che
fu interpretato da Sting e ha fruttato all'autore un Grammy Award e un concerto
tributo alla Carnegie Hall di New York. Ce ne è ancora con "Setembro" un brano
inciso dal grandissimo Quincy Jones nell'album "Black on the block".
I suoi
brani sono stati cantati o suonati da un elenco infinito di nomi nel mondo: George Benson,
Manhattan Transfer, Diane Schuur, Toots Thielemans, Dionne
Warwick, Gal Costa, Barbra Streisand, Ella Fitzgerald,
Patti Austin, Terence
Blanchard, Carmen McRae, ecc…
In questo concerto, alla batteria c'era Teo Lima,
uno dei più importanti musicisti del drumming moderno brasiliano. Abbiamo
salutato Ivan ringraziandolo della sua meravigliosa musica e abbiamo scambiato
quattro chiacchiere con Teo per conoscere un po' più da vicino la sua vita, la
sua infanzia, il suo lavoro. Lo ringraziamo, per la disponibilità, per la sua
sensibilità e semplicità, e soprattutto per la sua amicizia.
STEFANO ROSSINI:
bene Teo, cominciamo con la prima domanda. Raccontaci i tuoi esordi.
TEO LIMA: all'età di 10
anni, quando frequentavo la scuola primaria a Maceiò (nello stato di Alagoas),
iniziai a suonare la tromba e a leggere le note musicali, ma allo stesso tempo
ero molto attratto anche dalla batteria, mi è sempre piaciuta. Successivamente,
alle superiori, entrai nell'orchestrina che suonava, tutti i fine settimana,
alle feste da ballo organizzate dalla comitiva della mia scuola. Un giorno il
batterista ebbe un incidente e il nostro leader ci chiese se qualcun altro era
in grado di suonare la batteria. Io, immediatamente, gli risposi che non l'avevo
mai suonata ma che potevo provarci. Mi sedetti sullo sgabello e andò molto bene,
da quel momento divenni batterista e continuai a suonare fino a quando mi
arruolai in Marina, dove trascorsi 12 anni come telegrafista di bordo, perciò
dovetti purtroppo allontanarmi dallo strumento. Nel periodo che fui dislocato
presso la base navale di Rio, intorno al
1964/65, intrapresi gli studi di
pianoforte, composizione e arrangiamento presso la Scuola Nazionale di Musica,
ma solo per due anni, purtroppo non mi sono diplomato a causa delle frequenti
missioni sulle navi. Quando mi congedai dalla marina mi trasferii
definitivamente a Rio, volevo riprendere gli studi musicali, ma invece
ricominciai quasi subito la mia attività di batterista. Per perfezionarmi ebbi
l'occasione di suonare dapprima con Sivuca e successivamente con Antonio Adolfo.
Nel 1978, sempre a Rio, riincontrai
Djavan, amico di vecchia data, anche lui
originario di Maceiò, e l'anno successivo, con l'incisione del suo primo disco,
iniziammo una collaborazione che durò 12 anni. Nella mia carriera, oltre Djavan,
ho accompagnato anche Elis Regina, Gilberto Gil e Tom Jobim.
SR:
dicci ancora
qualcosa sulla tua ricerca musicale.
TL: nel periodo che fui
a fianco di Djavan, iniziai anche un lavoro di ricerca sui diversi stili
tradizionali e sui svariati ritmi regionali che sono alla base della musica
popolare brasiliana.
SR: hai studiato uno
strumento a percussione in particolare?
TL: si, per un po' di
tempo ho studiato lo xilofono.
SR: quali sono i ritmi
brasiliani che ti hanno maggiormente influenzato?
TL: ho approfondito la
percussione brasiliana in generale, poi la mia ricerca si è sviluppata
nell'entroterra del Brasile, dove ho conosciuto delle musiche che mi hanno
affascinato molto. I ritmi di Goiàs, il maracatù di Pernambuco o quello del
Cearà, che tra l'altro è molto differente dal primo, ed infine le bande di
"pifanos" che appartengono alla mia terra natale, Alagoas. In un determinato
periodo della mia carriera, ho avuto inoltre l'opportunità di registrare molti
samba, questo mi ha permesso di entrare anche in questa specifica area
percussiva.
SR: hai avuto tantissime
collaborazioni! Il tuo lavoro è stato ed è veramente continuo! Vorrei che mi
parlassi ancora un po' di queste tue molteplici esperienze, soprattutto di
quelle relative alle registrazioni dei molti samba cui accennavi prima.
TL: fu proprio alla fine
di questa ricerca e di queste esperienze, che maturò in me l'idea di formare un
gruppo che mi desse l'opportunità di suonare e sperimentare anche alcuni aspetti
della nostra musica tradizionale. Perciò dopo aver registrato insieme a Djavan
"Oceano", nel
1989, uscii dal suo gruppo. Nel
1990 ricevetti la proposta, da una
casa discografica americana, di lavorare, per un anno negli U.S.A., in un
gruppo di world-music. Fu molto difficile per me perché tutti gli altri
musicisti erano americani, ed io non riuscii così a sviluppare le idee che
volevo portare avanti. L'anno successivo, alla scadenza del contratto, mi fu
proposto il suo rinnovo, ma io rifiutai.
Sempre quell'anno, era il
1991,
incontrai a Los Angeles Ivan Lins, mentre stava mixando il suo disco "Awa-lò".
Già avevamo collaborato molto in studio e lui, sapendo che avevo rifiutato di
rinnovare il contratto perché volevo realizzare un progetto esclusivamente mio,
mi propose di registrarlo presso la Velas, la sua etichetta nata da poco. Così
tornai in Brasile e formai il gruppo Batacotò, con il quale ho registrato 3
dischi per la Velas di Ivan. I primi due hanno ottenuto un buon successo di
pubblico e di critica, specialmente a Rio de Janeiro, mentre il terzo, lo stiamo
lanciando adesso. Il primo, distribuito prima in U.S.A. e Europa con risultati
molto soddisfacenti, è stato un disco molto importante perché contava anche la
partecipazione di Dionne Warwick, Ernie Watts ai sax, Jerry Goodman
al violino,
Lenine, Gilberto Gil e lo stesso Ivan Lins. Ha avuto ottime ripercussioni in
Brasile, grazie soprattutto alla riuscita fusione di musica africana e
brasiliana condita con arrangiamenti molto attuali di tastiere e chitarre e,
inoltre, perché il brano cantato da Ivan Lins "Confins" fu addirittura incluso
nella colonna sonora di una telenovela seguitissima. I telespettatori pensavano
che questa canzone era di Ivan, ma invece è del gruppo Batacotò, l'abbiamo
scritta noi.
Con il mio progetto Batacotò abbiamo fatto varie tourneé negli
Stati Uniti, dove siamo stati perfino il gruppo d'apertura di un jazz festival,
e, alla fine dell'anno scorso, ci siamo esibiti anche in vari paesi del Sud
America. Attualmente continuo a esprimere le mie idee musicali con i Batacotò e,
parallelamente, suono con Ivan Lins, che mi ha chiesto di occuparmi anche della
direzione musicale dei suoi spettacoli dal vivo, sto al suo fianco ormai da 10
anni. In questi giorni sta uscendo il terzo disco realizzato con il mio gruppo
Batacotò che, oltre a Djavan conta nuovamente la partecipazione di Dionne
Warwick e Lenine.
SR: ci puoi dire
qualcosa sulla tradizione batteristica brasiliana che soprattutto tu la conosci e
l'hai tenuta in considerazione?
TL: la conosco eccome,
ad esempio ritengo assolutamente importanti Milton Banana, Edson Machado,
Wilson das Neves, Luciano Perrone, Dom Um Romao, Ruben Bassini,
Paulinho Magalhaes e
moltissimi altri ancora che contribuirono a creare ed evolvere la tecnica e lo
stile della batteria brasiliana. Per me sono stati importantissimi ed
indispensabili alla mia vita artistica. Ognuno di loro mi diede qualcosa che
arricchì notevolmente il mio modo di suonare. Nella mia adolescenza, ero fan di
Ruben Bassini e, quando potevo, andavo a vedere i suoi concerti. Purtroppo ci
sono alcuni batteristi di oggi, non voglio fare i nomi, che, nonostante debbano
molto a loro, non ne parlano affatto, ed io li condanno per questo.
SR: hai una attività
come insegnante?
TL: non ho molto tempo
da dedicare all'insegnamento, faccio soltanto dei workshops quando sono in
tourneé all'estero. Mi fu perfino proposta una cattedra al Drum Collective
di
New York, ma non ho potuto accettare.
SR: quanto pensi sia
importante per un musicista studiare e avere una cultura musicale?
TL: studiare è
importante e necessario, come si può leggere se non si conosce l'alfabeto? Ma
non deve essere eccessivo, in Brasile conosco dei veri talenti ai quali
consiglio di non studiare troppo la teoria musicale perché, col tempo, potrebbe
intaccare la loro creatività. Ma suggerisco a tutti di apprendere per lo meno le
basi sulle quali applicare le loro conoscenze o esperienze musicali. Consiglio,
inoltre, di non dimenticare le proprie radici culturali, anzi di mantenerle
sempre vive.
SR:
ci puoi dire
qualcosa sul tuo modo di accordare la batteria e sulle varie misure che usi di
tamburi e di piatti?
TL: io uso i tom di 10",
12" e 14", mentre con il 16" riproduco la sonorità del surdo e con il 22"x18"
quella del bumbo. Comunque ognuno deve montare il proprio set non solo in
funzione del proprio gusto, ma soprattutto tenendo conto che deve sentirsi bene,
cioè il più rilassato possibile, è quindi necessario, innanzitutto, valutare la
sua effettiva funzionalità. Non mi piace l'accordatura sinfonica, ne ho una mia
che mi permette di essere sempre identificato, specialmente nelle sessioni in
studio di registrazione. Durante queste sessioni, normalmente, accordo il 10"
con note molto alte tipo il MI o il LA, poi scendo sul 12" di 2/8 e sul 14" di
1/8, mentre lascio il 16" sempre molto grave. Inoltre uso un set di soli 5
piatti: il più grande, di 22", è il Pink Ride della Zildjan, che ha una bella
frequenza alta e mi serve per condurre, poi un Crash di 18" alla mia sinistra,
un Ride Crash sempre alla mia sinistra, un Crash di 12" alla mia destra, un
Crash piccolo di 10" alla mia sinistra, un China di 16" o 18" e un Hit-Hatt 14"
della serie Acustico della Zildjan.
SR: che cosa ne pensi
della musica baiana di oggi?
TL: è molto buona perché
è una musica totalmente brasiliana e il popolo vuole proprio questo. Ci sono
però anche delle divergenze, all'interno del suo movimento, come del resto nella
MPB, nel Samba o nel Rock. Non mi piacciono alcuni aspetti musicali di Bahia, di
Rio o San Paolo, ma alla fine è sempre musica brasiliana, e a me piace
moltissimo. Il boom di questa nuova musica baiana è stato molto positivo,
perché, fino ad allora, le radio non avevano mai trasmesso tanta musica
brasiliana come oggi. Ho conosciuto uno di questi musicisti baiani, Carlinhos
Brown, all'epoca che suonava le percussioni nel gruppo di Djavan.
SR: quale tra la nuova
generazione di batteristi brasiliani, ti piace?
TL: di batteristi buoni
ce ne sono moltissimi, per esempio nel nuovo gruppo di Djavan c'è suo figlio
Joao Viana, che è una buona promessa. Ma i giovani hanno un grosso difetto, si
dimenticano le loro origini, non suonano mai samba o i nostri ritmi
tradizionali.
SR:
secondo te è
necessario iniziare a suonare in una scuola di samba per diventare un buon
batterista?
TL: io ho fatto così e
mi sono trovato molto bene, ho suonato la caixa con Vila Isabel, ma non fui un assiduo frequentatore perché ero anche giudice della sessione batteria nella
giuria che premia la migliore scuola del Carnevale di Rio, e perciò dovevo
rimanere imparziale. Tornando alla tua domanda, anche Djavan pensa questo,
infatti mi chiese di dare delle lezioni di samba al figlio, perché è convinto
che chi sa suonare bene il samba, non ha difficoltà a suonare tutto il resto.
Realmente è uno dei generi più difficili da suonare, e penso che tutti i
batteristi dovrebbero fare questa esperienza.
SR: che ne pensi delle
odierne scuole di samba di Rio?
TL: le scuole di samba
non sono cambiate, l'unica differenza sta nel numero, sempre in aumento, dei
suoi componenti. 20 anni fa, circa, erano 1000 massimo 2000, oggi dai 7000 ai
9000. Per fare sfilare tutta questa gente, nei tempi e nelle modalità previste
dal regolamento, si è quindi dovuto accelerare l'andamento dei sambas de enredo.
SR: quale tra i
musicisti brasiliani moderni o emergenti consideri molto valido?
TL: tutto ciò che è
musica brasiliana è importante, perciò io appoggio pienamente la crescita
musicale del mio paese e, dal momento che sto svolgendo anche l'attività di
produttore, ho modo di conoscere da vicino anche i nuovi movimenti musicali che
stanno sorgendo in Brasile. Nonostante questo, Ivan Lins, che compone ormai da
molti anni, è attualmente il musicista più conosciuto ed acclamato all'estero,
lo scorso anno ha vinto anche il Grammy Award insieme a Sting.
SR: ci vuoi parlare del
tuo gruppo i Batacotò? Chi sono i componenti?
TL: al basso Nema Antunes
e alle tastiere Marco Brito che suonano anche con Ivan Lins, il
chitarrista di Rio Otàvio Menezes, il cantante Amaurì Machado e la cantante
italiana Giovanna Moretti, che conobbi a Rio mentre cantava in un locale; alle
percussioni, poi, due mestres de bateria, Jàguara e Pirulito
che suona con i
Batacotò sin dall'inizio.
SR: quando suoni in
gruppo, preferisci suonare con o senza le percussioni?
TL: senza dubbio con le
percussioni, perché possiamo instaurare un dialogo.
SR: secondo te, quale
disco di musica tradizionale brasiliana è importante conoscere e ascoltare?
TL: tutti i dischi di
samba, poi i vari Milton Banana e Edson Machado. Tra i batteristi, mi piace
ascoltare anche Paulinho Braga che considero uno dei migliori batteristi
brasiliani di oggi e Fernando Pereira, che lavorò molto per la Globo ma che
pochi attualmente conoscono.
SR: cosa pensi
dell'influenza africana nella musica brasiliana? Secondo te è molto presente?
TL: si, per esempio nel
mio gruppo Batacotò le origini africane sono molto evidenti, sono alla radice
della musica che facciamo. Poi non ci dimentichiamo che il samba stesso è una
creazione esclusivamente africana, in quanto deriva direttamente dal semba, cioè
l'antica umbigada (ombelico). Le radici africane sono molto presenti anche nel
nord-est e nello stato di Minas, questo è molto bello ed importante, perciò nei
dischi che ho registrato con il mio gruppo ho sempre incluso anche dei brani che
omaggiavano l'Africa, perché non dobbiamo mai perdere questa immensa ricchezza
culturale che abbiamo la fortuna di avere a disposizione e che ci distingue
dagli altri paesi.
SR: in questo periodo
stai facendo molte tourneé?
TL: si, in Europa, con
Ivan Lins, abbiamo suonato in Russia e Germania, poi a Milano e a San Benedetto.
Dall'Italia andremo in Scandinavia, dopo di ché torneremo in Brasile, staremo lì
solo due settimane, e ripartiremo sempre con Ivan per il Giappone.
SR: grazie Teo, credo
che la tua intervista aiuterà molto i nostri lettori per capire e potersi
orientare sempre meglio nel panorama della musica popolare brasiliana. Um abraço
e boa sorte.
TL: grazie a te Stefano,
e a tutti i lettori, percussionisti e batteristi ricambio un abbraccio e un boa
musica.
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COMMENTI | Inserito il 15/4/2010 alle 19.43.26 da "gpalmitano" Commento: Grazie Sig. Rossini per la bella chiaccherata con Teo Lima, di Musica vera, ma soprattutto di Musicisti veri, se ne parla sempre troppo poco. | |
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Data pubblicazione: 24/08/2002
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