Joe Zawinul e Giacomo Puccini: finalmente un incontro…
di Gianni
Giudici
Anche il grandissimo Zawinul se ne è andato: un altro che ha cambiato
per sempre il modo di suonare di tanti pianisti-tastieristi (e organisti) come me.
Un altro che, come tutti i veri geni, ha creato qualcosa di veramente nuovo, sancito
da un una semplice frase, cioè quando si inizia a dire di "Suonare alla Zawinul"
indicando uno stile (anche nell'uso delle tastiere) che prima non c'era, come succede
nell'arte (e non solo) ogni volta che qualche anima benedetta da un dono misterioso
ci fa scoprire strade nuove (come si dice anche: "Suonare alla Evans, Corea,
Jarrett, Tyner eccetera...". Ci pensavo proprio di recente, quando ero a due
metri dal pianoforte di
McCoy Tyner
al Blue Note
di Milano ed ero in un'estasi di felicità, ma allo stesso tempo un po' malinconico,
perché pensavo come sempre che ogni minuto del concerto di McCoy (come a Fano Jazz)
stava trasformandosi troppo velocemente da presente a passato, da attesa a ricordo,
con un altro gigante (mio Dio, quanto gli voglio bene) che prima o poi ci dovrà…
(meglio che mi fermi qui). E come succede sempre (anche con
Gualdi,
di cui ho scritto tempo fa) soltanto "dopo" che se ne vanno molti ne scoprono o
riscoprono la grandezza, l'immenso valore, riconoscendone spesso con troppa enfasi
la paternità di un pezzo della storia della Musica, il vero valore e l'incolmabile
perdita che saranno (forse) veramente capiti dopo anni.
Per questo non voglio scrivere nulla di strettamente
analitico sulla musica di Zawinul (ci penseranno tanti altri) salvo dire
senza tema di smentita che non solo è stato un grandissimo pianista e tastierista,
ma anche e soprattutto un incredibile compositore. Se ne avete voglia e se per caso
non avete i dischi di vinile oppure i CD sotto mano, fate una semplice prova: andate
sul sito http://cheap-cds.com/surf/home
digitate Weather Report nello spazio di ricerca artisti ed ascoltate le demo
di tutte le song dei dischi più famosi dei Weather Report: io l'ho appena
fatto (anche se ho a casa tutti gli originali in vinile) e devo dire che ascoltare
anche le poche battute disponibili per ogni brano riesce già a rappresentare in
pochi minuti tutta l'incredibile creatività musicale che quel gruppo ha saputo regalarci,
ovviamente non solo grazie a Joe (che ha scritto le pagine migliori) ma anche e
soprattutto grazie ad una formazione irripetibile (God bless Jaco) guidata
da un vero genio (Zawinul) in momento storico così innovativo da essere ancora
oggi molto più moderno di certi gruppi a loro successivi ed a noi contemporanei,
anche se sono passati davvero tanti anni. Il suo Syndacate ha poi forgiato
molte altre formazioni, a volte meno conosciute, e ricordo anche certi concerti
a Riccione dove a sentirlo eravamo davvero in pochi affezionati, quasi come se fosse
"normale" vedere un angelo suonare e dirigere gli altri con sguardi e gesti appena
accennati, sorrisi e cenni di un linguaggio segreto ma noto a tutti, anche se Joe
spesso aveva più del diavolo, come Gismonti o come Piazzolla (ma i
diavoli in fondo non sono che ex angeli, sic rebus…)
Quello che voglio documentare qui, come personale ricordo ed omaggio a
Joe, è invece un episodio singolare e secondo me molto significativo, che ho vissuto
parlando con lui una sera (la stessa della foto sul
sito) che
fino ad oggi ho raccontato solo a pochi amici e che mai avevo scritto. Come molti
sanno, lui non era un tipo "tenero" con nessuno e specialmente con gli altri musicisti
(in questo assomigliava molto ad un altro genio che ci ha lasciato: Giulio Capiozzo)
dato che era ben conscio delle sue capacità, del suo talento, della sua tecnica
e soprattutto della sua vena compositiva. Quella sera, dopo avere mangiato e bevuto
insieme, gli avevo chiesto se esistesse un musicista che in qualche modo lui potesse
ammirare o persino "temere" e lui immediatamente mi ha risposto: "Yes, there
is only one: Giacomo Puccini"… Ebbi una specie di felice sobbalzo, perché
anche io per Puccini ho un amore sconfinato, una specie di venerazione maniacale;
conosco quasi a memoria la Boheme e spesso ho detto che, suonando al pianoforte
le sue musiche, esse risultano incredibilmente più moderne di tanti "moderni autori"
o pseudo tali. Anche lo stesso John Williams ha ammesso la sua sudditanza
nei confronti di Puccini e basta ascoltare bene certi temi di Star Wars
per ritrovare il nostro Giacomo, magari semplificato, citato quasi alla lettera…
Iniziammo a parlare e lui mi confermò tutto quello che sapevo, dicendomi addirittura
(più o meno alla lettera) che "Se fosse vivo Puccini, andrei da lui e mi inginocchierei
ai suoi piedi, come segno di rispetto". Ma Joe era anche molto spiritoso, perciò
quando gli dissi: "Sai, io sono stato molte volte a casa sua (Torre del Lago)
a commuovermi davanti a quel pianoforte, dove con carta e matita ha scritto cose
che sono difficili da riportare al computer, nonostante tutti i nostri programmi,
tastiere, trucchi e diavolerie varie". E poi ingenuamente gli chiesi: "E
tu Joe: sei mai stato a casa di Puccini?"… Lui fece un sorriso sotto i baffi,
con quegli occhietti ancora più pungenti, e ammiccando mi rispose:"No Gianni,
non ci sono mai stato; ma anche lui (Puccini) non è mai stato a casa mia!..."
Beh, lo so che qualcuno penserà che questa apparente stupidata non aggiunge
nulla di importante a quanto tanti altri scriveranno in futuro su di lui (e sarà
sempre troppo poco) ma era un piccolo ricordo che mi porto nel cuore da anni e che
volevo condividere con chi leggerà queste parole, perché spero che, come a tutti
quelli cui l'ho raccontato, farà sorridere anche pensando a Joe Zawinul che
non c'è più, perché questa semplice battuta rappresenta un po' il suo carattere
e la sua creatività e questo in qualche modo è lo scopo che volevo raggiungere.
Ora potrei citare il titolo di questo articolo e dire che in qualche modo ora Joe
e Giacomo si possono conoscere e finalmente confrontare, ma lo evito perché alla
fine non ci credo e forse un giorno scriverò perché. Intanto vorrei davvero che
riuscissimo anche a sorridere pensando ai padri ed ai fratelli (e madri e sorelle)
della Musica e della vita che ci lasciano, perché ci hanno lasciato forse fisicamente,
ma non ci lasceranno mai proprio grazie alla Musica, che non finisce, non muore,
non ha età e non conosce la vecchiaia. Questa sembra retorica lo so, ma non trovo
altro modo per mitigare il vuoto che così tante perdite ci hanno creato in poco
tempo. In fondo abbiamo la Musica, esiste l'Amore ed è vivo ed eterno anche "l'Amore
per la Musica"… Che altro possiamo volere?
Un abbraccio a tutti (o quasi...:-))
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Data pubblicazione: 24/02/2008
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