L'originalità è sempre merce rara. Merce da pagare a caro prezzo per le sensazioni che trasmette ed ancora di più per il fatto che deriva da un incontro artistico tra una giovane promessa(termine anacronistico) del jazz italiano, con un compositore catalano deceduto nel 1987 alla veneranda età di novantaquattro anni. Sergio Orlandi rimane folgorato dalla poetica compositiva del musicista spagnolo, forse perché Mompou ha dedicato l'intera vita a studiare con profondità soprattutto le opere dei francesi. La sua musica è espressione di grazia, la stessa che si assapora nelle composizioni, elaborazioni ed esecuzioni di questo lavoro primo del trombettista bergamasco.

Le calde note del Preludio n.9 sono la giusta overture. Un saggio di particolare intensità emotiva che lascia comprendere quale sarà il viaggio, quasi iniziatico, che l'ensemble intraprenderà. Soul Voice, a firma di Erminio Cella passeggia sulle note della tradizione jazz, arricchito da un lieve incedere latino della batteria di Marinoni, puntuale in ogni cambio ritmico.

L'allegra cantabilità schiude ad un arrangiamento smooth e caldo del Preludio n.5 che sembra, nella struttura, rimarcare la quanto il sound afroamericano abbia avuto la sua importanza in ogni dove musicale: la perfetta sintesi di mondi stilistici differenti ma estremamente vicini. Gli accordi attenti, quasi guardinghi della chitarra di Faiella si incastrano con la voce pulita ed ossequiosa del leader.

Ancora Cella con Spikes alimenta i ritmi con accenti bop e tanto anche per l'intervento di Marco Gotti al sassofono, solidissimo dispensatore di groove. Il Preludio n.1 riprende i percorsi già tracciati e ben evidenzia il percorso musicale di Mompou, così come decisamente studiato da Orlandi.

A look at Mompou è l'unico brano a firma del trombettista. Un brano che riprende la struggente malinconia di Federico Mompou, grazie al supporto di Marco Gotti dal fraseggio ricco e vario. I tre strumenti armonici si alternano con una delicatezza virile, pur avvinti da un felpato lirismo retrò.

Gli accenti classici, seppur in attente strutture jazzistiche, sono ben evidenti anche in For The Wedding del contrabbassista Marco Ricci che detta con il suo arioso walking i tempi ed i temi.

Due raffinate costruzioni armoniche del chitarrista Dario Faiella chiudono il lavoro: Song For Kenny e Sole di Mezzanotte.

Un lavoro determinato che convince in ogni senso.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia