Premiato come miglior flautista di Latin Jazz nel
2007, Mark Weinstein rivisita classici
delle blue notes e propone composizioni originali di sicuro interesse, volendo dar
titolo al cd con uno dei più noti pentagrammi di Monk. Una dichiarazione d'intenti,
a nostro avviso, disegnata nell'àmbito di una ricercatezza timbrica che evolve in
un sound ritmicamente discreto e vitale, esemplificando al massimo un virtuosismo
strumentale non dimostrativo nell' indagare a fondo le risorse espressive del flauto,
lasciando non di rado intravvedere un lirismo dalle calde nuances cromatiche. Vengono
delineate atmosfere senza confini, alla ricerca di un'emotività distesa e allo stesso
tempo vigorosa, sfuggendo dall'esibizionismo. Egli intende attraversare "silenziosamente",
con garbo e con intenzione non esclusivamente rappresentativa, i territori del jazz
classico e di quello più contemporaneo ed innovativo, a riprova di un'intelligenza
sonora a tutto tondo, dilatata senza lasciarsi prendere la mano, proponendo idee
originali e di buon gusto.
La ricerca di Weinstein è stimolante: i suoni vengono immaginati
secondo coloriture arricchite di variazioni sfumate di sicuro impatto; lo stile
è asciutto nel combinare il fraseggio con la volontà d'esprimere un'estetica propria,
molto individuale ed intuitiva nell'equilibrio plastico. Il senso del percorso viene
inoltre delineato dalla spontanea sistematicità dell'interplay con l'interessante
ritmica prescelta: tre bravi ed efficaci esecutori, senz'altro, Dave Stryker
alla chitarra, Ed Howard al contrabbasso e Victor Lewis alla batteria.
Il referente del flautista è sì la tradizione musicale afroamericana,
quella in cui lo spirito del blues anima la linfa vitale del bop, ma soprattutto
le espressioni più moderne, aperte a contorni energici nelle melodie e nelle geometrie
suadenti fortemente descrittive.
Un jazz non convenzionale, dunque, quello di Weinstein – del resto
il riferimento a Thelonious Monk non è casuale - versatile e libero da condizionamenti
stilistici, che esplora territori improvvisativi dalle ampie coordinate culturali,
amplificato da una gamma timbrica vasta e di piacevole eleganza.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 09/11/2008
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