Bruce Forman Quartet
Nonsolojazz, Foggia (FG), 24 febbraio 2007
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di Stefano Piscopiello
Bruce Forman chitarra
Nico Menci pianoforte
Marco Marzola contrabbasso
Donato Cimaglia batteria
Davanti ad una sala straripante di gente Bruce Forman ha letteralmente
incantato. Dotato di un talento eccezionale è, e rimarrà, un arrangiatore, un compositore,
un guitar player fuori dal comune, e splendidamente tutte queste cose insieme, sotto
l' aspetto di un cow-boy americano. Lirico e poetico nella sua semplicità disarmante
ci ha condotto in un viaggio, durato circa tre ore, mano per mano, uno ad uno, nel
bel mezzo di quello che si potrebbe definire un triangolo perfetto; storicamente
si sta parlando di un luogo adagiato nel ventennio tra gli anni '50 e '60, nei quali
il jazz risuonava e luccicava in tutte le sue forme: dal be-bop, alle grandi orchestre
della "swing era", fino alle leggende della west coast ed al cool jazz.
Forman ha messo subito le carte in tavola, sin dalle prime battute: il
suo è uno stile essenziale, immediato, fatto di idee che crescono nell'esecuzione
ora con sapienti tocchi leggeri, ora con veementi affondi sonori, così come il contrasto
cromatico nelle pennellate impressioniste creava l' opera d' arte.
In questo suo piccolo tour è accompagnato da un trio tutto italiano con
il quale è entrato in sintonia perfetta; il merito più grande della band è stato
quello di aver intuito e accolto questo modo di intendere il jazz e di averlo saputo
supportare in maniera impeccabile. Capaci di costruire trame sonore sempre fresche,
sempre nuove, sulle quali il leader dava libero sfogo alle sue "innocenti evasioni",
si sono distinti per qualità e quantità dell' esecuzione che non è mai apparsa stancante
o frettolosa, ma attenta e coinvolgente. Alla fine, tutti in piedi a battere forti
le mani levandosi un virtuale cappello: serate che non dovrebbero finire mai. Thank
you, Bruce!!!
Lo stile chitarristico di Bruce
Forman ha caratterizzato la scena internazionale del jazz per più di
due decenni.
Conosciuto per il suo inconfondibile fraseggio BeBop, l'inventiva per
le armonizzazioni e la sua abilità a lavorare in una varietà di situazioni.
Nel 1971 si stabilisce a San Francisco dove segue i consigli del contrabbassista
Ratso Harris e del pianista Smith Dobson.
Dopo il diploma acquisisce una solida esperienza suonando a lungo nella
West Coast e sul finire degli anni Settanta coglie la sua grande opportunità
facendosi notare come accompagnatore del pianista Rolland Hanna e del
bassista Sam Jones dal sassofonista Richie Cole che lo scrittura seduta
stante per il suo gruppo ALTO MADNESS, dove resta quattro anni.
Col celebre gruppo incide tre dischi di buon successo, Hollywood Madness,
Alive at the Village Vanguard e Some things speak for themselves.
In seguito Bruce Forman è al fianco dei nomi più imponenti del jazz:
Oscar Peterson, Hank Jones, Bobby Hutcherson, Gvover Washington, Freddie
Hubbard, Elvin Jones, Eddie Jefferson e Clark Terry ed altri.
Gli anni Ottanta vedono l'espandersi della sua notorietà ed il consolidarsi
del successo internazionale.
Più volte indicato come miglior chitarrista dell'anno nei vari referendum
indetti dalle più prestigiose riviste specializzate (dalle americane
Down Beat e Bill Board alla giapponese Swing Journal), Forman in questi
ultimi anni ha curato sia l'attività in di registrazione pubblicando
circa venti dischi, che quella concertistica partecipando a numerose
manifestazioni e a parecchi importanti festivals in tutto il mondo accanto
ad artisti prestigiosi.
Oltre ad essere noto per le doti tecniche e stilistiche espresse dalle
corde della sua inimitabile "swing-bop-guitar", Forman è apprezzato
anche come compositore, arrangiatore e insegnante. Ha di recente, infatti
composto ed interpretato la colonna Sonora del film di Clint Eastwood
"Milionar Dollar Baby".
"Tecnico compiuto, dalla gamma sonora estremamente eclettica, Bruce
Forman è improvvisatore ispirato il cui discorso melodico scintillante,
spesso audace (ama molto sovvertire le routine digitali del virtuosismo
inventando sorprese e trabocchetti armonici) ma sempre perfettamente
controllato, trae origine dall'estetica bop e mette in risalto una rara
musicalità e uno swing intenso. Il suo fraseggio legato evoca indubbiamente
quello dei sassofonisti che lo hanno ispirato benché non nasconda la
sua ammirazione per chitarristi del calibro di Wes Montgomery, Joe Pass,
George Benson, Kenny Burrell…. Ai quali sa ugualmente rendere omaggio
nell'esercizio della sua arte"
Dictionnaire du jazz edito in Italia dalla Armando Curci editore.
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Data pubblicazione: 24/05/2007
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