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COLUMBIA/LEGACY
Selection # 090491

 

Artisti Vari
The Soul of a Man
A film by Wim Wenders

1 Vietnam Blues
2 Down In Mississippi
3 Hard Times Killing Floor Blues
4 Look Down The Road
5 I Feel So Good
6 Slow Down
7 Don't Dog Your Woman
8 Voodoo Music
9 The Death Of J.B. Lenoir
10 Alabama
11 God's Word
12 Illinois Blues
13 I'm So Glad
14 Special Rider Blues
15 Dark Was The Night, Cold Was The Ground
16 Devil Got My Woman
17 Crow Jane
18 Washington D.C. Hospital Center Blues
19 The Soul Of A Man
20 See That My Grave Is Kept Clean

 

In America si sono appena concluse le celebrazioni per l'anno dedicato al blues, una cosa seria per un paese che qualche volta lamenta una perdita di contatto con le proprie radici. Come era stato fatto tempo fa con la controversa serie di Ken Burns dedicata al jazz, si è tentato di ricostruire (con risultati di gran lunga migliori), le vicende di un genere che ha spezzato tanti cuori nel suo peregrinare dalla tristezza alla felicità, e che per Martin Scorsese che ne ha coordinato l'intera serie, ha stabilito la realizzazione di un sogno inseguito da tempo. "Non potrò mai dimenticare - ribadisce nel booklet - la prima volta che ascoltai Leadbelly cantare CC Rider: schizzai in uno stato di trance. Come molte persone della mia generazione ero cresciuto ascoltando soprattutto rock and roll, ma in quel solo istante compresi da dove arrivasse tutto quello che mi piaceva".

Il primo film ad uscire è stato The Soul Of A Man, (regia di Wim Wenders), in totale però i documentari sono sette: Sony e Universal si sono serenamente divise le colonne sonore, anche se purtroppo quest'ultima non ha concesso (al momento), i diritti di pubblicazione in Europa, lasciando gli appassionati alle incognite del mercato di importazione. Wenders si è occupato di tracciare i profili di "Blind" Willie Johnson, "Skip" James e J.B. Lenoir, intrecciando tre registri narrativi diversi: fiction, immagini dal vivo, commenti musicali originali e re-interpretazioni moderne di quegli stessi standards.

"In queste canzoni - ha ribadito il regista - c'è la verità sull'America povera e dimenticata, soffocata dai pregiudizi, bruciata dal sole dei campi di cotone, minacciata dal Ku Klux Klan". James in realtà si chiamava Nehemiah, proprio come un sovrano di cui narra la Bibbia, ma per tutti era "Skip", chitarrista e pianista dalla voce in falsetto, nei primi anni '30 ha lasciato un eredità gloriosa in seguito ripresa da gruppi come i Cream nel caso di I'm So Glad, ma solo una quarantina di dollari in tasca come ricompensa terrena.

Molto suggestiva risulta la sovrapposizione delle tracce originali con il girato dai toni realisti, al punto che molti sono caduti nel trabocchetto. Stesso procedimento per raccontare le vicende di Willie "Blind" Johnson, interpretato dal chitarrista Chris Thomas e di cui in realtà non rimase neanche una foto. Dopo una vita difficile morì fra gli stenti lasciando però alcuni classici come
Dark Was The Night, Cold Was The Ground, definito come uno dei brani più rappresentativi del ventunesimo secolo (qui interpretato straordinariamente bene da Marc Ribot n.d.r.) e per questo mandato addirittura in orbita con il Voyager.

Con J.B. Lenoir il viaggio del blues si sposta dal delta del Mississippi a Chicago con un artista che è stato (tra gli altri) la prima influenza riconosciuta di John Mayall, che per l'appunto gli dedicò
I'll fly for you. Il suo mito rivive con una serie di filmati rimasti fino a questo punto inediti e messi a disposizione dai fratelli Seaberg, appassionati bluesofili. La colonna sonora (Legacy), rende ancora meglio il concetto: a parte Ribot Lucinda Williams rilegge con piena ispirazione Hard Time Killing Floor, mentre Jon Spencer scalpita nella sua versione di Devil Got My Woman. Non mancano Lou Reed (Look Down The Road, ancora di James), Nick Cave (I Feel So Good di Lenoir), T-Bone Burnett (Don't Dog Your Woman), Vernon Reid dei formidabili Living Colour che insieme a Eagle Eye Cherry e James Blood Ulmer rifà a dovere Down in Mississippi dello stesso Lenoir.

Tra gli altri film della serie segnaliamo
Piano Blues di Clint Eastwood in cui l'attore-regista da fondo alla sua passione per il jazz, abbinando nel commento sonoro (ancora pubblicato dalla Legacy), il genio inarrivabile di Art Tatum insieme all'estro di Count Basie, e ancora il fantastico triumvirato composto da Ellington, Mingus e Roach riuniti sotto e insegne di casa Blue Note, Thelonious Monk e Dave Brubeck. Siccome la serie è dedicata al blues ecco arrivare i formidabili Charles Brown, Pinetop Perkins e Otis Spann e fermi al meraviglioso incrocio del r&b anche Ray Charles (uno degli idoli di Eastwood), Fats Domino e Dr.John con due brani inediti commissionati per l'occasione. Godfathers and Sons di Marc Levin è focalizzato invece sul grande blues elettrico di Chicago e la colonna sonora (Universal), gioca sul velluto con alcuni dei brani più famosi di autentiche icone come, Howlin Wolf, Otis Rush, Buddy Guy, Etta James e Bo Diddley e se per il visi pallidi c'è la (comunque ottima) rappresentanza di Mike Bloomfield e Bob Dylan, il pezzo che fa gridare al miracolo è la finalmente anticonvenzionale resa di Mannish Boy, il grande classico di Muddy Waters per merito dei Public Enemy, fra i pochi gruppi veramente convincenti nel panorama rap insieme ai Common, supportati dalla Electric Mud Band in una trascinante jam. Davvero un bel modo per concludere trasferendo appunto le consegne dai "Padrini" ai "Figli". Forse gli appassionati avranno già parte di questo materiale però la cura filologica dell'operazione teme davvero pochi confronti. Oltre alla manciata di succosi inediti anche note esaustive e diverse (magnifiche) foto in bianco e nero. Non mancateli, anzi datevi da fare per cercare anche gli altri quattro.
Vittorio Pio per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 11/04/2004

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