SmartCatMusic 2007
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The Rory Stuart Quartet
So Rise Up
1. Experiment #2
2. Exhilarate
3. Synechdoche in Schenectady
4. Falling Angel
5. Unexpected Path
6. Lembrancas
7. Pensive
8. The Same Old Same Old
9. So Rise Up
Rory Stuart - guitar
Mark Shim - tenor saxophone
Matt Penman - acoustic bass
Ari Hoenig - drums
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Rory Stuart è un ancor giovane musicista emergente
in un ambito che, forse con eccessiva semplificazione, potremmo definire a cavallo
tra post-bop e fusion. In effetti la sua chitarra è l'unico strumento elettrificato
all'interno di un quartetto acustico, costituito da giovani e brillanti strumentisti
dell'area newyorkese.
Stuart è anche l'autore di tutti i pezzi, e nella sua scrittura – fatto
assai inusuale per un chitarrista - possiamo ritrovare un po' degli "spigoli vivi"
delle composizioni di Thelonious Monk.
In questo album, inciso nel 2004,
ma pubblicato solo nel 2007, il quartetto mostra
una sicurezza di mezzi ed una coesione rilevanti. Sorretto da una sezione ritmica
efficace, il forte sax tenore di Mark Shim spesso e volentieri ruba la scena
allo stesso leader, mostrando un fraseggio asimmetrico ed un suono scuro, forgiato
sull'esempio di maestri come
Sonny Rollins
e Joe Henderson.
Un altro riferimento non troppo lontano possiamo trovarlo nella ricerca portata
avanti qualche anno fa dal gruppo di Paul Motian e Joe Lovano con
Bill Frisell
illustre ospite alla chitarra elettrica: certamente un'influenza non trascurabile
nell'espressività dello stesso Stuart.
La sintesi di tutte queste suggestioni è un disco di jazz moderno orientato
verso una "fusion" dal piglio allo stesso tempo misurato e brillante, suonato in
maniera impeccabile, come testimonia il brano finale che dà il titolo al CD -
So Rise Up - forse il pezzo migliore dell'album.
Nonostante queste ottime premesse dobbiamo purtroppo confessare che la
musica riesce a decollare solo a tratti; vuoi per l'approccio un po' troppo "intellettuale",
vuoi per un tecnicismo assai spinto, il risultato finale, sebbene di alto profilo,
resta un "disco per musicisti", certamente apprezzabile dagli addetti ai lavori
o dagli amati del genere, ma che lascia poco spazio alla fantasia ed alle emozioni
dell'ascoltatore.
Roberto Biasco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/03/2010
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