Pericopes
The Double Side vol.1 Lights
The Double Side vol.2, Shadows
RAM RECORDS 2012 RMCD4536 RMCD4537
1. Tchanforais
2. Only The Things You Are
3. Beirut
4. La rentrée
5. Temantico
6. Mary Anne
7. Pericopes
8. Le premiere
1. Aqva
2. Anjalogie
3. Red Sand Town
4. La plainte
5. Lento nevicare
6. Cantus animae
7. Aymavilles
8. Tears Valley
Emiliano Vernizzi - sassofoni
Alessandro Sgobbio - pianoforte
L'adusato costume è quello, subito, di trovare riferimenti nel passato, che sono
sempre tanto ingombranti, quanto inutili. La storia si evolve e così la musica e
i musicisti, che suonano nel loro tempo e il loro tempo. E più si è giovani e sempre
meno si ascoltano riferimenti al passato in chi suona, salvo poi a prendere in considerazione
i tanti cloni che si aggirano un po' ovunque.
Ciò premesso, i Pericopes appartengono alla schiera di quei giovani musicisti (come
già più volte appuntato, il criterio anagrafico, nel corso del tempo, ha subito
un consistente spostamento) che hanno ben studiato e lavorato con abnegazione. Al
secolo Emiliano Vernizzi, sassofonista e Alessandro Sgobbio, pianista,
entrambi di Parma, con studi accademici e oltre di gran spessore, hanno formalizzato
il loro sodalizio psicocinetico in un doppio lavoro, anzi in un lavoro bifronte:
Lights, Shadows.
Il primo, autenticato nelle composizioni dal solo Sgobbio, illumina un sentire
eurocolto, ricco di movimenti che vanno dall'adagio sinuoso di "Beirut",
all'allegro e solare di "Temantico". Colpisce subito il linguaggio del tutto
personale di entrambi, seppur la loro tecnica echeggia del passato, nella rapidità
e precisione del tocco di Sgobbio, che sa elaborare perfettamente linee armoniche
composite e improvvisare con rigore contrappuntistico; il periodare di Vernizzi,
invece, sa essere tanto bop, quanto cool. Sa improvvisare lunghe frasi espressive,
tese e anche liriche, strozzature, cambiamenti improvvisi, mai bruschi.
La scena cambia in Shadows, dove anche Vernizzi veste gli abiti di compositore
in tre episodi. Le linee melodiche si accentuano, diventano narrative e gli intervalli
si dilatano, lasciando spazio anche a pause intriganti. "Aqva", firmata da
Vernizzi sarebbe la giusta compagna musicale di un film di Robert Bresson, così
come la vespertina "Lento nevicare". Le ombre si incupiscono e acquistano
di tempesta in "Red Sand Town"; perdono il fuoco nel dare di fioretto che
Vernizzi offre al soprano arabescato in "La plainte".
Due dischi, un solo progetto, che meritano quella giusta attenzione che, però,
difetta ai giorni nostri.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 31/03/2013
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