Claudio Sessa
Le eta' del Jazz. I contemporanei
Il Saggiatore 2009
Pagine 252 – euro 23,00
Un libro che parte da un'esperienza didattica "estremamente vitale", come lo
stesso Claudio Sessa afferma nell'introduzione; esperienza consumatasi presso
il Conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste e che ha spinto l'autore a ridisegnare
lo sviluppo del jazz "in un'ottica nuova e soprattutto attuale".
Claudio Sessa è un critico e storico eccellente, attento
anche all'analisi delle forme e degli stili, senza mai cadere nell'ovvietà, autorevole
firma del Corriere della Sera e de Il Giornale della Musica, nonché docente di chiara
fama. La sua fatica editoriale è d'agile lettura, articolata in modo inconsueto,
scevra dalle asfissianti battute cronologiche, fa viaggiare il lettore attraverso
i dischi – ed i relativi musicisti – ritenuti delle pietre miliari dell'evoluzione
jazzistica. L'approccio è filologico-stilistico, diretto ad evidenziare le qualità
esecutive nel loro dispiegarsi nel tempo e, quindi, il loro apporto nel processo
evolutivo della musica afro-americana. Ogni passaggio è evidenziato da una scheda
completa del disco preso in esame, a cui segue una dettagliata analisi delle forme
e degli stili che lasciano "suonare" il disco. Non un'analisi storica si diceva,
perché l'azione narrativa si svolge attraverso nove capitoli sincretici che conducono
il lettore in un viaggio globale, epurato dal tempo. Così attraversa i rapporti
tra il jazz statunitense e l'Europa; album e autori che hanno inciso nell'evolvere
(da Armstrong a Zorn, passando per
Uri Caine
e Frisell). Offre una buona analisi del jazz italiano, per poi zigzagare nel neoclassico,
partendo da Sidney Bechet (Maple Leaf Rag) ed approdando a Wynton e
Brandford Marsalis,
David S. Ware e Joe Lovano. Quindi ritaglia un ampio spaccato sul camerismo (radicale)
da Lennie Tristano a Maria Schneider e prosegue affrontando la diaspora elettronica
e, di seguito, analizzando gli artefici (registi, come dice l'autore) della nuova
era, chiosando con le giuste (e dovute) riflessioni semantiche sul jazz postmoderno.
Occhio anche alla prefazione che è scritta di pugno da
Uri Caine.
Ottima anche l'appendice che raccoglie discografia, bibliografia ed indice dei nomi
e dei brani esaminati (merce piuttosto rara di questi ultimi tempi).
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 29/07/2010
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