Intervista a Filippo Cosentino
gennaio 2016
di Nina Molica Franco
Giovane, talentuoso e con quella dose di umiltà piuttosto rara,
Filippo Cosentino ha recentemente pubblicato L'Astronauta (Emme Label), disco
in quartetto realizzato con
Antonio Zambrini,
Jesper Bodilsen e Andrea Marcelli. Ne parliamo con lui...
Iniziamo proprio dal titolo, L'Astronauta...
L'Astronauta è mia figlia Prisca, immaginata nella pancia della mamma: il disco
è interamente dedicato a lei e pensato intorno all'evento della nascita. Mi era
piaciuta l'idea che Prisca nel grembo materno piroettasse come un'astronauta, senza
sapere però la meta finale o meglio senza che noi futuri genitori conoscessimo lei
pur sapendo dell'imminente arrivo, e quanto avrebbe arricchito le nostre vite. Questo
disco è stato l'occasione per riflettere sulla maternità, sulla paternità, sulla
famiglia, sui luoghi e sulle culture che inevitabilmente influenzeranno in qualche
misura la sua vita, e su come la vita stessa nasce e che suggestioni questo mi stava
comunicando.
Una grande vena melodica, come
definiresti il tuo stile?
Riflessivo e al contempo sincero e spontaneo, come mi sento io stesso. Sono una
persona di poche parole e anche nel campo musicale non perseguo il virtuosismo fine
a sé stesso, che dal mio punto di vista non gratifica né il musicista né chi l'ascolta.
La musica è un racconto, una forma di comunicazione, come l'arte in genere.
Chi è Filippo Cosentino?
Un marito, un padre, un musicista e spero anche un essere pensante o quanto meno
in gradi di pormi la giusta quantità di dubbi in rapporto alle certezze, in modo
da poter alimentare sempre con generosità la mia voglia di conoscere cose nuove.
E proprio questa voglia mi ha spinto a cercare in me qualcosa di particolare nel
suono, nel modo di scrivere la musica e nel modo anche di pensare il mio lavoro.
Chitarra acustica classica e chitarra baritona, senza alcun
ricorso all'elettrico o all'elettronica spesso abusata. Un ritorno alle origini
del suono?
Gli strumenti acustici per quanto riguarda i lavori più recenti (in parte Lanes
e Human Being, Italian Job, L'Astronauta e 3 album di
prossima pubblicazione) hanno rappresentato per me un modo per esprimermi. Nel jazz,
o nell'accezione "moderna" di jazz, ogni musicista ha la possibilità di scegliere
il proprio suono senza omologazioni di genere (o almeno l'intenzione dovrebbe essere
quella…) e in questa fase della mia vita ho percepito gli strumenti acustici come
ideali per comunicare e comunicarmi. Ho cercato, e spero di esserci riuscito, una
strada nuova nell'interpretazione della chitarra acustica nel jazz e della chitarra
baritona acustica, così ho sfruttato la grande opportunità data da questo genere,
di far confluire tutti o quasi i miei interessi musicali nelle mie composizioni:
musica del mediterraneo, del Medio-Oriente, del Nord-America, dell'Europa, del pop,
del blues, del freejazz, del latin. Non ho mai abbandonato gli strumenti elettrici
con cui per altro, insieme agli acustici, sto scrivendo nuovo materiale…Non parlerei
di ritorno alle origini del suono perché è comunque un concetto relativo in base
al punto di vista di chi osserva.
Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?
Attualmente e negli ultimi anni ascolto Ulf Wakenius, Youn Sun Nah, Ralph Towner,
Pat Metheny,
Sting, Donald Fagen, Vijay Iyer
Per L'Astronauta hai scelto la formazione del quartetto.
Come mai?
L'idea e l'opportunità di produrre questo disco si sono manifestate nell'estate
2014 discutendone con Andrea Marcelli con cui ho condiviso
la produzione artistica. Punzecchiato, spinto a migliorare la mia scrittura musicale
abbiamo individuato le linee guida di questo progetto che avrebbe dovuto vedere
la mia chitarra in comunicazione e dialogo costante con il pianoforte, supportati
da una ritmica fantasiosa ma anche capace di assicurare groove e ritmo. Ecco che
così era nata l'idea del quartetto, e trovare gli interpreti è stato facile perché
entrambi eravamo alla ricerca delle qualità che sia
Antonio Zambrini
sia Jesper Bodilsen hanno: apertura e fantasia in primis. A loro, oltre che naturalmente
ad Andrea, è andato e va il mio ringraziamento per la professionalità, disponibilità,
eleganza con la quale si sono avvicinati a un lavoro presentatogli da me con tutto
quello che ancora ho da imparare.
Cosa cerchi di esprimere attraverso la tua musica?
Il mio mondo. Quello che mi circonda e che inevitabilmente colpisce i miei sentimenti,
il mio pensiero e il mio stato d'animo, la mia sensibilità.
Musicista ma anche direttore artistico di Roero Music Fest.
Come combini le due cose?
Gli impegni non mancano, certo, però sono belle soddisfazioni vedere i palchi con
musicisti bravi e il pubblico sempre numeroso frequentare i nostri eventi. Il tutto
nella bellissima cornice delle Langhe-Roero, territorio recentemente inserito tra
i siti patrimonio dell'umanità UNESCO (il festival è a Santa Vittoria d'Alba e in
piccola parte itinerante nel territorio del Roero). É un festival che si basa su
risorse private, inclusione sociale sia di associazioni coinvolte sul territorio
sia di persone attive in esso, comunichiamo e valorizziamo le eccellenze locali
a chilometri zero, oltre al fondamentale coinvolgimento di musicisti che esprimono
un altissimo valore artistico. In tre anni (il 2016
sarà infatti la terza edizione) abbiamo raggiunto risultati strepitosi per pubblico
presente, copertura mediatica e richieste di partecipazione che ci arrivano da tutta
Italia, Europa e da Australia e Asia.
Il day after L'Astronauta cosa prevede?
A metà marzo circa sarà pubblicato il mio primo disco in chitarra baritona sola,
prodotto interamente dalla M.I.L.K.; sarà l'occasione per ascoltare uno strumento
particolare, profondo, un ascolto molto intimo. Oltre a questo sarò impegnato nella
promozione de L'Astronauta sia in Italia che all'estero, sul mio sito
www.filippocosentino.com
si possono consultare gli aggiornamenti delle date. Ho iniziato e sto continuando
a scrivere nuovo materiale per un futuro nuovo disco, con calma, che vorrei avesse
un suono particolare, in trio, agile, e che mi vedesse tornare in qualche misura
all'elettrico insieme al suono acustico che mi caratterizza non poco.
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Data pubblicazione: 30/01/2016
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