Mio padre, da ragazzo cantava e suonava
il piano fino a quando i suoi genitori non lo costrinsero a diventare avvocato…dunque
in casa ho sempre ascoltato buona musica:
Frank Sinatra,
Oscar Peterson,
Chet Baker,
Sergio Mendez, Tom Jobim, Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald,
Bruno Martino
e tanti altri…! A tredici anni, papà mi fece ascoltare un disco di Sarah che cantava
i Beatles (gruppo che all'epoca adoravo…) e non mi piacque. Gli dissi che mi sembrava
un uomo!!! A sedici, di nascosto, lo ascoltavo in cuffia nel salotto di casa….
A.A: Pensi che il canto
jazz sia più impegnativo rispetto ad altri generi musicali?
F.L.: Penso che per cantare
jazz sia necessario essere dotati di sensibilità d'animo, swing e grande orecchio
musicale (per captare note tensive e ricordare tutte le scale a memoria….!) penso
che sia più impegnativo e molto più stimolante!
A.A: La tua vocalist
di riferimento…
F.L.: Indubbiamente Ella Fitzgerald (inimitabile il suo scat!) anche
se mi sento molto più vicina a cantati cool come
Anita O' Day
o Chet
Baker
A.A: Quale musica ti
ha maggiormente influenzato da ragazza?
F.L.: Mi piacevano tanto i Beatles perché riuscivo a suonare le loro
canzoni alla chitarra e perché mi divertivo a fare i controcanti!! Tutto ciò fino
ai sedici anni….poi ho scoperto il jazz e la bossanova…
A.A: Se dovessi fare
un bilancio dell'attività svolta fino ad ora?
F.L.: Penso di essere in ascesa, sono soddisfatta dei passi svolti sin'ora
dunque, bilancio positivo!
A.A: A chi vorresti dire
"grazie"?
F.L.: Innanzi tutto alla mia insegnante di canto, Paola Arnesano.
Lei e Guido Di
Leone sono stati i primi a credere in me. Poi Pippo Lombardo,
e tutti i musicisti che mi "chiamano" a suonare con loro.
A.A: Il sogno nel cassetto
di Francesca Leone…
F.L.: Poter cantare su un super palco di un super festival con una super
orchestra ed un meraviglioso abito da sera!
A.A: Secondo te, quanto
è importante conoscere la tradizione?
F.L.: Fondamentale. Tutto
ha un'origine e, se non la si conosce, non si può poi costruire nulla.
A.A: Il tuo primo lavoro
discografico è un tributo a Van Heusen: come mai questa scelta?
F.L.: Passavo in rassegna una serie di brani che mi piacevano….poi ho scoperto
che erano stati tutti scritti da Van Heusen dunque…li ho registrati!
A.A: Un disco fuori dal
tempo: una scelta di stile? Oppure è solo un passaggio momentaneo?
F.L.: Amo il cool, il jazz tradizionale e le belle canzoni. Ho pensato di
proporre belle canzoni con il massimo della semplicità. Il troppo storpia, a mio
avviso.
A.A: Quali sono stati
i criteri che hai seguito circa la scelta dei tuoi compagni di viaggio?
F.L.: Beh!
Guido Di Leone è il mio papà artistico, è un caro amico e un accompagnatore
meraviglioso per una cantante: discreto ma presente.
Teo Ciavarella
l'ho conosciuto un anno e mezzo fa; il suo swing e la sua simpatia mi hanno colpita,
abbiamo fatto un concerto insieme ed è scattata la scintilla! Con
Aldo Vigorito
ho cantato quest'anno, mi è piaciuto il suo suono e il suo modo di suonare il contrabbasso.
La mia è stata una scelta stilistica ed umana, ho scelto questi musicisti "stranieri"
(Teo vive a Bologna da anni sebbene abbia origini pugliesi, e Aldo è di Salerno)
per cambiare un po'.
A.A: A cosa saresti disposta
a rinunciare per il successo immediato?
F.L.: Non ho mai fatto rinunce nella mia vita e non rinuncerei a nulla per
il successo.
A.A: Il vocalese fa parte
della tua vita artistica tant'è che – prima esperienza in Puglia in ambito jazz
– hai fatto parte delle Four Sisters…
F.L.: Più che vocalese direi vocalità…era un meraviglioso quartetto vocale
tutto al femminile. Amo molto questo tipo di organico: arrangiamenti vocali originali
e tanto lavoro di gruppo!
A.A: Quanto incide –
ed ha inciso – nella tua vita artistica l'attività didattica?
F.L.: Imparo tanto dai miei allievi e cerco sempre di aggiornarmi; è un aspetto
molto importante quello dell'attività didattica…faticoso ma tanto soddisfacente.
A.A: Il tuo brano preferito…
F.L.:
Darn that dream
(Van Heusen/Edgar De Lange, n.d.r.)
A.A: Cosa manca ancora
al jazz pugliese, in particolare, ed italiano in generale, per affermarsi completamente
nella scena mondiale?
F.L.: Purtroppo la tradizione….come disse Billie Holiday "In Europa
si studia il jazz. Perché?" Perché non fa parte della nostra cultura. Siamo
figli di tarantelle e opere liriche, ma ci stiamo attrezzando. Abbiamo dei jazzisti
meravigliosi che non hanno nulla da invidiare agli americani.
A.A: La tua formazione
culturale – professionale è poliedrica: dalla musica d'insieme alle percussioni
passando per la ritmica: pensi che sia molto importante diversificare le conoscenze
formative?
F.L.: Tantissimo. E' importante conoscere il proprio strumento ma capire
anche cosa succede intorno a te. Cerco sempre di capire, studiare e trattare la
voce come se non fosse tale, la osservo da altri punti di vista.
A.A: Un cenno al tuo
passato: il Fez di Nicola Conte…
F.L.: La prima registrazione della mia vita l'ho fatta per il Fez…era un
disco dei "Fez Combo" io ero una delle coriste…un bel periodo! Avevo vent'anni
e tutto l'entusiasmo del mondo (anche adesso…mi sento sempre una ventenne..??!!??!!)
A.A: Con chi ti piacerebbe
collaborare?
F.L.: Con
Pieranunzi,
la Marcotulli,
Gary Burton,
Pietropaoli,
Marsalis,
Hall….
A.A: Quali altri impegni
professionali e non riempiono la vita di Francesca Leone?
F.L.: Insegno al Pentagramma
di Bari, tengo concerti, sono iscritta al corso di primo livello in jazz
del Conservatorio di Bari, sono appena tornata da Verona dove ho inciso il terzo
disco con il gruppo "Marchio Bossa"
di Pippo Lombardo, mi pace tanto trascorrere il tempo libero con gli amici
(magari davanti ad una bella tavola imbandita…), andare ad ascoltare concerti, andare
al cinema, seguire masterclass, viaggiare…qualche anno fa ero una aspirante avvocato
e vagavo per i tribunali di Bari e provincia…poi, fortunatamente, ho smesso...
A.A: Quali sono i tuoi
progetti futuri?
F.L.: Ho in mente di incidere un altro disco…ma…top secret!