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Jan Garbarek Hilliard Ensemble
Remember me, my dear
Ecm, distr. Ducale (2019)
1. Ov zarmanali
2. Procurans odium
3. Allting Finns
4. Litany
5. Dostoino est
6. Sanctus
7. Most Holy Mother Of God
8. Procendentum sponsum
9. Se je fayz deuil
10. Alleluia nativitas
11. O ignis spiritus
12. We Are The Stars
13. Agnus dei
14. Remember me, my dear
Jan
Garbarek - sassofono soprano
The Hilliard Ensemble: David James -
contraltista Roger Covery - Crump, tenore
Steven Harrold - tenore Gordon Jones -
baritono
E' un live del 2014, registrato a Bellinzona, questa opera magnificente
di Garbarek con l'Hilliard Ensemble. Perché magnificente? Perché plasmare la musica
sacra, trattarla, concepirla oggi è per gente che ci sa fare veramente. Il canto
gregoriano del sodalizio britannico – scioltosi, purtroppo, proprio nel 2014 – è
di quelli che fanno venire i brividi, per i palati raffinati; ma anche per chi ha
bisogno di sciacquare la coclea e ristorarsi un po'. D'altro canto, ci sarà un motivo
per cui l'album registrato nel 1993 ebbe un così tale riscontro di critica e di
pubblico da far impallidire le vendite anche dei big del pop.
L'apertura con una composizione di Komitas, con il soprano di Garbarek che scandisce
con meticolosa lentezza e riverberi opportuni l'ascetica armonia mentre le quattro
voci tessono un unicum a sostegno prima di liberare la bellezza del loro canto.
Allting Finns reca la firma di Garbarek e mette insieme la monodia
liturgica con gli acquerelli scandinavi, che sembrano nati l'una per gli altri.
La bellezza di " Procedentum sponsum" con le ficcanti, liberatorie note ingioiellate
di Garbarek, risiede anche nella luminosità del contralto David James, che fa da
cantore con grazie e impeccabile prosodia. Anche "We Are The Stars" proviene
dalla vena compositiva di Garbarek; il sassofonista norvegese tinteggia con rispetto
l'opera magna che la storia del canto ci ha tramandato, illanguidendola in ambienti
siderali. La gioiosità di "Alleluia nativitas" è condotta da Garbarek, inaspettatamente,
con un incedere blues, giusto per non dimenticare quanto il tempo sia un concetto
relativo.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 19/01/2020
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