Antonio Forcione Quartet
di Francesco Lombardo
23 Ottobre 2003 a La Palma Club
di Roma
Può capitare talvolta che la formazione stessa, a guardarla così, prima ancora che cominci a suonare, lasci trasparire la cifra della propria identità musicale, di un' "idea" di musica.
Così, a vedere
Antonio Forcione (ormai londinese d'adozione, in Italia dopo molti anni) che presenta il suo quartetto a La Palma Club, si intuisce subito quale spirito animerà la serata; il suo virtuosismo chitarristico, spontaneamente non convenzionale, esplorativo, sarà lo strumento del viaggio tra le musiche del mondo, e lì sul palco ci sono i suoi attuali compagni di viaggio: Giorgio Serci, anche lui alla chitarra, la violoncellista Jenny Adejayan e il percussionista brasiliano Adriano Pinto.
Si parte, e l'aria comincia a vibrare in un duetto tra la chitarra classica di
Forcione e le percussioni di Pinto: proprio la connotazione ritmica quasi percussiva del fraseggio di
Forcione costituisce il nucleo attorno al quale si aggregano gli arrangiamenti delle composizioni proposte, tratte dal suo ultimo lavoro,
Touch Wood. Pinto asseconda il dialogo, raccogliendo gli accenti e riflettendoli con un'improvvisazione in cui si respira il calore etnico della sua cultura musicale. Si inserisce l'altra chitarra classica di Serci: il suo approccio allo strumento è forse più canonico, ma proprio per questo è distinguibile ed efficacemente complementare allo stile di
Forcione; quindi si
innesta la suggestione del violoncello della Adejayan, ora pizzicato su una
linea di basso, ora ad amalgamare il sound nelle note lunghe.
Ne risulta un caleidoscopio di sonorità acustiche in grado di evocare le atmosfere più diverse: misteriosa e arabeggiante in
Ahlambra
(), solare dell'ispirazione cubana in
Gigolo, avvincente nella
Tango suite
di Piazzolla e ancora ossessiva e festosa nel folk trascinante di
Tarantella.
Il progetto proposto da
Forcione si muove nel solco dell'esperienza, più o meno recente, di grandi chitarristi (su tutti John McLaughlin ad Al Di Meola) dei quali sembra aver assimilato anche l'attitudine alla performance: ed
è infatti il gioco teatrale del "contendersi" gli spazi nei duetti con Pinto o Serci che conquista il pubblico.
Ma non abbiamo ancora visto ed ascoltato tutto.
Forcione prende la chitarra acustica e rimane da solo sul palco. Il vortice di suoni del quartetto sembra esser stato risucchiato nel foro della sua chitarra, e riemerge orchestrato magicamente solo dalle sue mani per
Touch Wood: armonici, reef sui
bassi, la cassa usata come percussione, glissati usando le chiavi… insomma tutto
(o quasi) quello che si può tirare fuori da una chitarra, in un silenzio sospeso
di stupore.
Lo spirito che avrebbe animato la serata si intuiva, ma sorprende comunque l'ironia della chitarra di
Forcione, il feeling con i suoi tre compagni di viaggio, il piacere di riscoprire nella loro musica la levità di un gioco che per un'ora e mezza ci accompagna così lontano… e mentre si abbracciano per raccogliere la nostra gratitudine, ci ritroviamo di nuovo qui, in un club di Roma.
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Data pubblicazione: 28/11/2003
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