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Gezmataz

Jim Black Alasnoaxis
Genova. Magazzini del Cotone Sala Grecale - 18 maggio 2013
di Andrea Gaggero

Chris Speed - sassofono tenore, clarinetto
Hilmarjensson - chitarra elettrica
Jim Black - batteria, elettronica

Ultima data del tour europeo degli Alasnoaxis qui orfani di Skuli Sverrisson, trattenuto in patria per motivi familiari. Va dato merito a Marco Tindiglia, e al Gezmatz per essersi assicurati questa data. Come sovente accade da queste parti limitata partecipazione di pubblico seppur attento e plaudente.



Gli Alasnoaxis, con tredici anni di vita e sei dischi all'attivo (ma i tre si conoscono da molti più anni) sono oggi una delle più longeve, solide e intelligenti formazioni in circolazione. Sopra tutti e tutto "domina" il magistero batteristico e compositivo di Jim Black, attentissimo a tutto quanto è accaduto negli ultimi decenni sovente quale co-protagonista di formazioni imprescindibili: i BloodCount di Tim Berne con il concittadino Chris Speed, il trio di Ellery Eskelin, il Tiny Bell Trio di Dave Douglas. Gli Alasnoaxis rappresentano così il condensato di innumerevoli anni densi di collaborazioni e sono il miglior frutto della piena maturità di Black e compagni.

L'approccio da compositore dal drum set di Jim Black è distintamente percepibile ad esempio nella diversificazione dei ruoli che riesce ad assumere nel volgere di pochi istanti: ora solido sostenitore e propulsore dell'energia del gruppo ora delicatissimo tessitore di timbri acustici (piccoli oggetti, l'archetto contro i piatti) e/o elettronici (con un minuscolo laptop) che ci ricordano uno dei suoi maestri: il Joey Baron dei Miniature.

La musica degli Alasnoaxis è grandemente debitrice dei Miniature di Tim Berne, delle doti di interplay raffinatezza e capacità d'ascolto di Paul Motian (altro riferimento di Black), del Claudia Quintet in cui Speed milita dalla sua fondazione, del Frisell più caustico: riferimenti influssi e suggestioni profondamente assimilati e fatti propri nel corso di un decennio.
Parte importante della paletta di colori e timbri del trio i suoni rock più energetici allorquando la chitarra di Svensson produce un suono potente e pieno come nell'iniziale Smell The Goodness caratterizzato da stacchi impeccabilmente eseguiti frutto della antica consuetudine: Il brano finisce per sciogliersi su radi suoni della chitarra e su disturbi elettronici abilmente padroneggiati per condurre al lirico tema esposto da Speed.

L'ombra lunga di Berne e del seminale trio Miniature ritorna sovente lungo il concerto: quando Black usa, discretamente e rumoristicamente, l'elettronica, nell'impiego degli stereotipi rock.
Il successivo Antiheros, dal recente ultimo omonimo disco, è una cullante ninna-nanna "cantata" da Speed su un semplice arpeggiare di chitarra. Black "accarezza" piatti e tamburi con le spazzole, quando il brano prende a lievitare lo fa dandosi tutto il tempo per aumentare in intensità fino ad un epico finale. Sottolineiamo qui come gli aspetti timbrico-fonici e di dinamica siano molto più curati ed efficaci nell' esibizione dal vivo, che non su disco laddove la musica subisce una incomprensibile semplificazione ed appiattimento delle dinamiche.

Antiheroes è l'ennesima dimostrazione di come, in musica, importi assai più il come rispetto al cosa: il tema seppur suadente, non è memorabile; quello che qui affascina ed entusiasma è la straordinaria concentrazione, la capacità di ascolto e di conduzione delle dinamiche del gruppo fin nei più minimi dettagli; Black rimane il principale e più attento artefice di questa musica caratterizzata da un controllo e attenzione quasi maniacali ad ogni minimo risvolto e dettaglio timbrico-dinamico e di sviluppo dei singoli brani.

L'assenza del bravissimo Sverisson sposta l'equilibrio fonico donando maggior ariosità e leggerezza alla musica (qui ascoltiamo la stessa formazione del trio di Motian il debito nei confronti del quale è indubitabile) e, in alcuni momenti, un aplomb quasi cameristico Il batterismo delleader continuamente spezzato e insieme fluido, grazie ad un talento e magistero percussivo assoluti, sostiene costantemente la musica, dà la spinta e ne orienta i rapidamente cangianti livelli dinamici Se dovessimo citare un maestro di tale attenzione e padronanza percussiva faremmo il nome del grande Art Blakey il quale, seppur in tutt'altro ambito storico-silistico, ne rappresenta un glorioso precedente per generosità, dedizione allo strumento e per il talento profuso a piene mani.

In Nion ancora suoni elettronici e la chitarra "strapazzata" da Jensson dialogano con il tenore di Speed che cita appena il semplice tema lasciando subito la chitarra in solitudine. Black copre con degli stracci i piatti e i tamburi rendendone inquietantemente sordo il timbro: veniamo così immersi in un incubo sonoro che cresce parossisticamente fino alla ripresa del tema e alla chiusa finale.
Abilità nel mischiare i generi, dopo averli sapientemente fatti propri, interplay assoluto, grande varietà timbrico-dinamica, libertà e originalità nella costruzione dei brani: queste alcune delle caratteristiche peculiari degli Alasnoaxis.

Nel successivo Poet Staggered si succedono in pochi istanti le combinazioni di: elettronica-sax, chitarra-batteria, chitarra-sax, sax solo, sax-chitarra-batteria e infine torna il tema degno del migliore Ornette elettrico.

L'archetto sfregato contro i piatti e Speed che imbocca il clarinetto per un tema di due note, sono sufficienti per portarci in un nuovo, diverso, mondo timbrico quello di Much Better Now.
Nell'unico bis concesso i radi suoni del drum set introducono Ambacharm, tema di friselliana memoria con Black danzante sui tamburi, ora con le bacchette, poi con le spazzole e le mani.
Il concerto si chiude su una atmosfera, rarefatta, pensosa e insieme epica tutti tratti caratteristici della musica di Black.







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Data pubblicazione: 21/07/2013

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