56. Festival Internazionale di Musica Contemporanea
+Extreme- Anthony Braxton 12+1tet sabato 13 ottobre 2012, Teatro alle Tese, Venezia
di Giovanni Greto
Anthony
Braxton - saxofono contralto, soprano, sopranino e
clarinetto contrabbasso
Taylor Ho Bynum - cornetta, flicorno, tromba, tromba basso,
trombone, sordine e conchiglie
Ingrid Laubrock - saxofono contralto e saxofono tenore
Andrew Raffo Dewar - saxofono soprano, saxofono tenore in
Do e clarinetto
James Fei - saxofono contralto, soprano, sopranino
Sarah Schoenbeck - fagotto, shenai
Reut Regev - trombone
Mary Halvorson - chitarra elettrica
Jessica Pavone - violino, viola
Erica Dicker - violino, violino baritono
Jay Rozen - tuba
Carl Testa - contrabbasso, clarinetto basso
Aaron Siegel - percussioni e vibrafono
Nel festival veneziano di fine autunno, che ha consegnato quest'anno
il Leone d'oro alla carriera a Pierre Boulez, l'appuntamento più atteso era l'arrivo
di Anthony Braxton, impegnato in un tour europeo iniziato il lunedì
precedente a Berlino. Sulla scia del progetto GTM, "Ghost Trance Music" (1996-2006),
una delle tante modalità di controllo dell'improvvisazione, i tredici musicisti
producono una musica piena, possente, che affascina. Progressioni ascendenti e discendenti,
gli strumenti che si toccano l'uno con l'altro, creano una trama che potrebbe ben
fungere da colonna sonora per una pellicola di suspense. A tratti pacate, a tratti
più concitate, le improvvisazioni ricordano il Free tempestoso. Ma ci sono, grazie
all'uso frequente delle sordine per i fiati, atmosfere ‘jungle', care a Duke Ellington.
I suoni sono chiari, nitidi, nemmeno per un istante impastati.
Anche senza guardarlo, si distinguono i sassofoni soprano e contralto del leader.
C'è spazio, in situazioni maggiormente sussurrate, per gli interventi di Mary
Halvorson alla chitarra elettrica, mentre il batterista Aaron Siegel
si fa apprezzare anche negli episodi al vibrafono. Ho Bynum alla tromba,
nei suoi momenti di silenzio chiama gli stacchi per la batteria e per i fraseggi
dei fiati. Si realizza con apparente naturalezza la capacità di tirar fuori dal
proprio corpo tutto quanto contribuisce a destare interesse nell'esecuzione. E',
anche, un mostrarsi a nudo di ognuno, come a voler dire, "ecco, io sono così,
cercate di capirmi". Ci sono anche ragli, barriti, grida disperate, mentre la
libertà è meditata, lontana dal Free anarchico, spesso sconclusionato. Ognuno tesse
la propria tela per avvicinarsi agli altri. Certo, è una musica che necessita più
di un ascolto, affascinante e teatrale dal vivo, interessante nella fruizione solitaria,
che potrebbe portare a sorprendenti riflessioni sulla vera natura dell'uomo. L'esecuzione
ha sforato il tempo scandito da una clessidra in altri concerti (un'ora circa),
messa in funzione dal leader, attestandosi sui settantacinque minuti.