"Non credo di aver rivoluzionato nulla,
ma è bello che la gente lo pensi..."
Intervista a
Jazzitalia, 21 febbraio 2005 (Alex Milella)
Allan Holdsworth, uno dei più grandi chitarristi di sempre, capace di
innovare tecnica e linguaggio della sei corde, è scomparso improvvisamente ieri
16 aprile 2017, nella sua casa di Vista, in California, all'età di 70 anni.
Voicing di accordi, progressioni armoniche, scale, tecnica pura chitarristica,
uso della tecnologia, liuteria, praticamente ogni aspetto insito nell'essere chitarrista
è stato in un certo qual modo "rivisto" se non addirittura "rivoluzionato" da Allan
Holdsworth a cui pletore di chitarristi si sono riferiti e si continueranno a riferire.
Una grandissima perdita se si pensa anche ad una persona che non ha mai cercato
queste innovazioni ponendosele come obiettivi ma ha sempre inseguito un proprio
modo di essere sforzandosi di individuarlo attraverso gli strumenti che aveva a
disposizione utilizzandoli senza preclusioni e affrontando sempre con grande umiltà
la vita professionale.
Jazzitalia lo aveva intervistato nel 2005,
in occasione del concerto tenutosi a Roma presso il Big Mama.
Nell'intervista, a cura del chitarrista Alex Milella, Holdsworth affronta
aspetti legati alla sua musica, alla sua carriera oltre ad elementi tecnici relativi
ai suoi strumenti, compagni imprescindibili di quanto prodotto dal chitarrista inglese.
(click)
E' stato da poco pubblicato, da parte della Manifesto Records, un cofanetto
di 12 album ("The Man who changed the Guitar forever") e di un doppio
("Eidolon") in cui è senza dubbio racchiusa la grandezza di questo
artista. Molti brani sono stati completamente rimasterizzati, ad iniziare dall'album
del 1982 "Allan Holdsworth, I.O.U." al live di Tokyo del 1990, "Then!"
con bonus tracks aggiunte per la versione giapponese. Nello stesso cofanetto vi
è l'album con cui Holdsworth ha avuto una nomination ai Grammy del 1984, "Road Games"
e i suoi capolavori come "Metal Fatigue (1985)", "Sand (1987)", "Secrets (1989)",
"Wardenclyffe Tower (1992)", "Hard Hat Area (1993)", "None Too Soon (1996)", "The
Sixteen Men of Tain (2000)", "Flat Tire: Music for a Non-Existent Movie (2001)".
Nato il 6 agosto 1956 a Bradford, in Inghilterra, Holdsworth, dopo aver suonato
con alcune band, ha iniziato la sua carriera professionistica verso la fine degli
anni '70. Ha suonato con il batterista di Miles Davis, Tony Williams, il bassista
dei Cream, Jack Bruce formando la band Lifetime. Ha poi collaborato con il batterista
degli Yes e dei King Crimson, Bill Bruford, partecipando al suo primo progetto da
solista "Feels Good To Me", e siccessivamente registrando con il violinista
Jean Luc Ponty.
Negli anni '80, insieme al batterista Gary Husband ed al bassista Paul Carmichael
con i quali forma la band I.O.U. a cui si aggiunge anche il cantante Paul Williams.
Nella stessa band, successivamente, suoneranno il bassista Jeff berlin, il batterista
Chad Wackerman. Comunque, dopo questo debutto da leader, anche grazie a Eddie Van
Halen, Allan Holdsworth approda alla Warner Bros e pubblica nel 1983 l'album "Road
Games" il quale ebbe una nomination ai Grammy del 1984 come "Best Rok Instrumental
Performance". Tornato alla Enigma, Holdsworth pubblica "Metal Fatigue" nel 1985
e nel 1986 inizia ad utilizzare il SyntAxe con il quale inizia un nuovo percorso
di sperimentazione il quale lo porta a pubblicare album come "Sand" (1987), "With
a Heart in My Song" (1988). Successivamente Holdsworth fonda un suo studio di registrazione,
The Brewery", vicino a San Diego, in California dove oramai si era difnitivamente
trasferito. E' lì che nascono altri album storici come "Secret" del 1989 nel quale
debutta il pianista Steve Hunt poi a lungo membro della band di Holdsworth.
Tra varie collaborazioni come la partecipazione al tour del Level 42 e un album
con Frank Gamable, Holdsworth nel 1992 incide "Wardenclyffe Tower" nel quale,
oltre a continuare nell'uso del SynthAxe, vi è anche l'utilizzo delle bartione guitar
disegnate da egli stesso e costruite dal liutaio Bill DeLap. Nel 1993 incide "Hard
Hat Area" seguito, tre anni dopo, da "None Too Soon" in cui Holdsworth
suona standard jazz che lo ricongiungono con artisti che ha amato particolarmente,
come Nuages di Reinhardt e Countdown di Coltrane. Ancora una volta, stupisce la
naturale freschezza con cui Holdsworth riesce ad affrontare temi non privi
di rischio.
Agli inizi del 200, il chitarrista inglese pubblica "The Sixteen Men of Tain"
che segna la chiusura del suo studio The Brewery w, in un certo qual modo, della
sua innovativa carriera che vede in "Flat Tire: Music for a Non-Existent Movie"
(2001) l'ultimo vero capitolo della musica di questo grandissimo chitarrista.
Holdsworth in tutti gli anni successivi ha continuato a suonare in varie altre
band con moltissimi musicisti come Alan Pasqua, Jimmy Haslip, Derek Sherinian, Jean-Luc
Ponty, Tony Levin, Virgil Donato ed ha anche continuato ad effettuare molti tour
con, tra gli altri, Gary Novack alla batteria e Dave Carpenter al basso (scomparso
nel 2008) e, più recentemente, con Ernest Tibbs al basso e Joel Taylor alla batteria.
(photo courtesy by Glen Laferman) - click sulle foto per
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