Jazzitalia - Piccola Orchestra Dino Massa: Strani effetti della globalizzazione sulla musica afroamericana: uh’anema
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Panastudio - CDJ 1129-2
Piccola Orchestra Dino Massa
Strani effetti della globalizzazione sulla musica afroamericana: uh’anema


1. Menilmontant
2. Mister Sand
3. To Birthday You Happy
4. Quattro
5. Skriabin
6. La canzone di Marinella
7. Aver paura di innamorarsi troppo
8. Medley: Come Sunday - Elly & Monky

Dino Massa - pianoforte
Valerio Virzo - sassofono tenore
Claudio Cardito - sassofono contralto
Flavio Dapiran - tromba
Lello Carotenuto - trombone
Giacomo Pedicini - cotrabbasso
Claudio Borrelli - batteria




Viviamo, che ci piaccia o no, nell'epoca del multiculturalismo. Chiunque si senta quindi minacciato dalla perdita di purezza etnologica, culturale, dell'arte contemporanea dei nostri giorni, dovrà necessariamente rifondare il proprio pensiero e gusto in materia. La tendenza alla contaminazione non è peraltro cosa nuova: Picasso e Gaugain ce l'hanno dimostrato molti decenni fa.

Questo lavoro, diretto dal pianista Dino Massa, gioca appunto su questo concetto: una personale manipolazione degli stilemi afroamericani, dettata da una radice culturale mediterranea. Il risultato è una musica ben costruita, sentita, la cui personalità stenta però a trovare una precisa definizione: una fusione di idee che fa difficoltà a distaccarsi da un certo manierismo.

La sezione ritmica, ordinata e diligente, svolge bene il proprio compito senza trovare però la giusta intensità; i solisti, allo stesso modo, non riescono attraverso le loro improvvisazioni a ravvivare il tessuto musicale. Un esempio è rappresentato da Quattro – tema in parte ripreso dalla Four di Miles Davis – dove musicisti, sostenuti da una ritmica poco incalzante, intervengono in assoli del tutto trascurabili.

Tra i brani – cinque dei quali composti dallo stesso Massa – spiccano le rielaborazioni di La canzone di Marinella (Fabrizio De André) e di Aver paura di innamorarsi troppo (Lucio Battisti), che confermano ancora una volta l'attuale tendenza dei jazzisti italiani a fare delle canzoni d'autore italiane dei veri e propri standards. Il disco chiude con un medley in cui interviene l'Orchestra jazz del conservatorio di Napoli diretta da Bruno Tommaso, che dedica la propria attenzione ai grandi del jazz afroamericano, anche qui senza straripare dagli argini del mainstream: da Duke Ellington a Dizzy Gillespie.

Un disco che, nel suo complesso, sembra essere destinato a non attirare l'attenzione del pubblico più esigente.
Marco De Masi per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 19/04/2007

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