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Alla scoperta della musica globale
Intervista a Dino Massa
testo e foto di Massimiliano Cerreto

Il 29 Ottobre scorso, il noto pianista Dino Massa è stato protagonista, con il suo Open Jazz Quintet, di uno straordinario concerto all'Around Midnight di Napoli. Nella formazione, accanto a Claudio Borrelli alla batteria e Piero Leveratto al contrabbasso, con cui Dino Massa ha recentemente realizzato il bellissimo album "Un po' come…noi", c'erano anche Marco Tamburini alla tromba ed Emanuele Cisi al sax. Da sottolineare che, tra il numeroso pubblico (entusiasta) vi erano anche alcuni di migliori musicisti della città. E questo la dice lunga sull'ottima qualità del progetto, oltre che quella degli artisti coinvolti. Incontratolo al termine dell'applauditissima esibizione, Dino Massa ha raccontato per i lettori di Jazzitalia che…

M.C.: Il titolo di questa serata è "Musica Globale – il jazz incontra le altre musiche: la classica, il pop, e se stesso"; cosa intendi per musica globale?
D.M.: Il jazz è da sempre stato una musica in cui confluivano le influenze più disparate: dalle poliritmie africane ai ritmi brasiliani di bossa nova e samba, alle reminiscenze orientali degli anni sessanta.
Si dimentica spesso, ad esempio, che alla base delle composizioni jazzistiche vi siano, nella maggior parte dei casi, delle forme canzone appartenenti al genere pop. Un'altra matrice culturale, a cui sono particolarmente legato è, sicuramente, la cosiddetta musica "colta", sia per il mio background accademico di ex studente di conservatorio e sia perché mi sento profondamente europeo con una radice culturale (intesa anche e soprattutto aldilà della musica) ed una storia che mi lega fortemente ad essa. Il mio progetto vuole essere, quindi, moderno, all'insegna delle contaminazioni più disparate e, allo stesso tempo, volto a far sì che il jazz riscopra se stesso e, principalmente, la propria vocazione melodica.

M.C.: Come nasce il Progetto Musica Globale?
D.M.: Nel 2000, inizialmente, la formazione era un trio composto da me, impegnato anche in qualità autore di alcune composizioni originali, da Bruno Tommaso (contrabbasso) e da Claudio Borrelli (batteria). La formazione attuale, invece, vede, oltre a Claudio Borrelli con il quale condivido i miei attuali progetti, Pietro Leveratto al contrabbasso e la partecipazione di Emanuele Cisi al sax e Marco Tamburini alla tromba. Da qui la denominazione di Open Jazz Quintet. Anche in passato, la formazione ha ospitato altri artisti. E' il caso di Maurizio Giammarco, Gianpaolo Casati e Pietro Tonolo.

M.C.: Perché la denominazione Open?
D.M.: Il jazz è una musica in continua evoluzione ed è così anche per i musicisti che la suonano. Pensare ad una formazione che non muti mai significherebbe rimanere ancorati a degli stili e dei linguaggi che potrebbero, un giorno, non essere più coerenti al proprio modo di pensare o a quello degli altri musicisti. Alcuni lamentano il fatto che in Italia vengano incisi troppi dischi, ma un album, specialmente se è un album di musica prevalentemente improvvisata, come è la musica jazz, è soprattutto un modo per fermare nel tempo delle idee che sono, inevitabilmente, soggette a mutare ed evolversi. Forse, quello che manca, a volte, è una vera progettualità alla base. Ma questa è un giudizio che lascio ai critici.

M.C.: Hai accennato agli stili musicali e, ascoltandoti, ho avuto modo di notare che, sia le tue composizioni sia l'arrangiamento di alcuni standards, sono piacevolmente contaminati; ci parleresti dei brani di questa sera?
D.M.: Il brano di apertura del concerto, è una rilettura, in forma di tango, della canzone francese Menilmontant di Charles Trenet. La musica francese tradizionale mi ha sempre affascinato molto e mi è piaciuto dare al brano un andamento ritmico differente. Il tutto rimanendo, comunque, nell'ambito della tradizione latina. Poi, ci sono state delle mie composizioni originali. Tra queste, To birthday you happy, il cui titolo non significa assolutamente nulla in italiano. In realtà, il titolo come il brano costituiscono una perifrasi di "Tanti auguri a te". Mi ha divertito il fatto che la maggior parte del pubblico non se ne sia accorto subito. Coerentemente con quanto dicevo della musica classica, ho voluto, successivamente, rendere omaggio a tale tradizione con il brano Mister Sand, che è dedicato a Chopin. Un altro omaggio, questa volta ad un grandissimo del jazz, Miles Davis, è rappresentato dal mio brano intitolato Quattro. Dal jazz moderno allo swing della famosissima Have you met miss Jones e There is no greater love. Ancora una mia composizione originale, più precisamente una ballad, intitolata Skriabin, che è un ulteriore omaggio alla musica "colta". Infine, il bis è stato Recordame di Joe Henderson.

M.C.: Domanda di rito: progetti futuri?
D.M.:
Tantissimi (sorride). Oltre al progetto di Musica Globale, sto suonando in trio con Claudio Borrelli e Mario Mazzaro (contrabbasso) portando in scena il repertorio de "Il medico dei Pazzi", rielaborazione in chiave jazzistica della tradizione classica napoletana. Con la stessa formazione e la partecipazione di Carla Marcotulli, sto proponendo standards e alcune composizioni originali. Inoltre, continua la mia attività didattica presso la scuola Spazio Musica Jam di Pomigliano d'Arco e l'Accademia di Musica di Caserta, nonché quella compositiva. Quest'ultima rappresenta, per me, un modo per dare vita all'idea di jazz che amo, e in cui potermi davvero riconoscere. A presto e un saluto agli amici di Jazzitalia.

Si ringrazia la direttrice artistica dell'Around Midnight di Napoli, Silvana Lucarelli, per la cortese disponibilità.








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Data pubblicazione: 30/12/2004

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