| 
 Si sviluppa sull'asse Napoli – Copenhaghen il progetto del Sinestetic 
Jazz, come ama definirlo l'alto sassofonista Gianni Bardaro, che ne ha 
coniato la terminologia facendo riferimento alla sinestesia, perché attraverso la 
sua musica si prefigge di rilasciare energia ed emozioni che possono arrivare a 
chi ascolta ed essere percepite attraverso i sensi così come comunemente percepiamo 
odori, colori e suoni.  
 
 La sua ultima produzione, denominata "Overflow", 
nasce nella capitale danese dove il musicista campano risiede ed effettivamente 
è una produzione discografica che fotografa perfettamente lo stile e le scelte fin 
qui descritte ovvero una traboccante energia ma anche una notevole e quasi certosina 
ricerca di frasi melodiche da intervallare alla parti più dinamiche e alle cavalcate 
solistiche di alcuni dei musicisti che hanno lavorato con lui. Il gruppo che lo 
coadiuva è formato da tre musicisti nord-europei: dai, presumibilmente fratelli,
Andreas e Jacos Hatholt alla sezione ritmica, rispettivamente basso 
e batteria, da Lars Søberg Andersen tromba e filicorno e da Francesco 
Calì al pianoforte.  Le otto tracce che compongono il cd rivelano un altro aspetto tipico della 
jazz di Bardaro: l'uso esclusivo di una strumentazione acustica, malgrado 
i suoni freschi e spumeggianti del suo linguaggio musicale farebbero supporre il 
probabile uso qua e là di strumentazioni elettroniche. L'ascolto invece evidenzia 
il pregio di tale scelta che non va di certo a discapito di quella energia di cui 
si diceva prima e che pervade in misura notevole almeno i due terzi dell'album a 
partire dalla prima traccia "Scadango", che 
introduce ai temi di tutto il cd, sviluppata magnificamente dall'asse portante del 
gruppo, inevitabilmente costituito dai due fiati e dal pianoforte, adeguatamente 
supportato dall'opportuna sezione ritmica. E' comunque la traccia n.3 "The 
Breath of Escaping Moment" che nobilita a pieno titolo il lavoro dell'ensemble, 
una composizione varia e articolata che sa evidenziare le qualità di scrittura ed 
esecuzione di cui si fregia il lavoro. Ne da conferma anche il brano successivo 
"El 'Son' de Paola" dove si concedono all'indissolubile 
fascino dei suoni latini.  C'è anche spazio per una lenta ballata, quasi blues e dagli inevitabili 
umori struggenti, dedicata all'ultimo mese dell'anno, "Song 
For Dicembre", impreziosita da una delicata melodia e dai dialoghi tra 
contrabbasso e pianoforte in apertura del brano, così come dai successivi interventi 
solistici che a turno vedono protagonisti il pianoforte di Calì e i fiati 
di Bardaro e Larsen.  Con gli ultimi due brani "One Bar and…" 
e "Supernova Latina" si ritorna alle atmosfere 
incisive e sostenute della prima parte del cd che comunque non disdegnano di dare 
spazio a passaggi più introspettivi che forse hanno il merito di interrompere il 
flusso energetico che, se non spezzato, potrebbe anche in qualche caso stancare.
 Ad ascolto concluso ci si rende ampiamente conto delle qualità di questo 
lavoro di Gianni Bardaro, che se ad un primo approccio potrebbe ricordare, 
in qualche passaggio improvvisativo, certe "ingenuità" solitamente presenti 
nel jazz di gruppi italiani degli anni '70, 
a lungo andare conferma la bontà delle scelte di questo musicista e del suo gruppo 
ed i consensi che hanno raccolto nel nord-europa ed anche oltreoceano.Giuseppe Mavilla per Jazzitalia
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Invia un commento
 
 
 
| Questa pagina è stata visitata 3.107 volte Data pubblicazione: 27/12/2007
   
 
 
 
 |  |