di Massimiliano Cerreto
«Provengo da una formazione classica e, occupandomi di strumenti a percussione, il fascino delle varie etnie della Terra mi contagia in continuazione, al punto di racchiudere, in questo primo progetto a mio nome, temi diversi sviluppati grazie alla grande professionalità, collaborazione e amicizia con Massimo Pintori,
Mario Ricci e Mario Zara» (Loris Stefanuto)
E' un musicista vero Loris Stefanuto. Perché ama e rispetta ogni linguaggio e tradizione musicale, e ad esse ha dedicato i propri studi e la propria vita. Oggi, dopo innumerevoli collaborazioni discografiche, si propone con il suo primo album solista: "Gocce" «L'album raccoglie alcune delle composizioni che ho realizzato nel corso degli ultimi anni», ha raccontato Loris Stefanuto a chi scrive, «e questa è la ragione per cui il suo vero filo conduttore va ravvisato nel mio percorso artistico. Senza dimenticare che, comunque, nel disco vi sono anche due composizioni del pianista
Mario Zaira e che è proprio in collaborazione con lui che nasce "Gocce"».
Ma, a differenza della maggior parte delle opere firmate da percussionisti e/o da batteristi, "Gocce" non è un disco in cui la dimensione ritmico-percussiva tende a prevalere sulle altre e, più in particolare, su quella melodica. «Nei concerti in cui portiamo in scena i brani di "Gocce", così come anche nel disco, c'è sempre un equilibrio tra tutti i musicisti». Nel caso di "Gocce", la tanto usata e, talvolta, abusata espressione interplay ritrova, allora, il suo più autentico significato.
Soffermandoci, però, allo stile interpretativo di Loris Stefanuto, in
"Gocce" è possibile comprenderne alcune peculiarità. Innanzitutto, la notevole capacità di dare "colore" alla musica. Lo si avverte, ad esempio, nella title track, che è a metà tra la ballad e la bossa nova, e in Trasparenze, un tango in cui si segnala anche l'ottimo lavoro di Mario Ricci al contrabbasso. E non meno importante è l'abilità di Loris Stefanuto di guidare con precisione e, allo stesso tempo, con creatività il suo quartetto. Lo testimoniano le esecuzioni di Abù, un brano dal ritmo molto africano caratterizzato anche dalle armonie blues di
Mario Zaria, e di Solombo:
un ritmo mozambique riletto in chiave molto moderna. Ed è ancora in queste composizioni che troviamo anche gli unici momenti solistici del percussionista originario di Udine.
E non può non essere messo in evidenza anche quell'intenso scambio di battute tra le percussioni e la batteria, che è suonata dal bravissimo Massimo Pintori, presente nella la parte finale di Here's that rainy day, l'unico standard del disco. E ancora a proposito di drumming, in "Il sogno di Katy", composizione firmata da
Mario Zaira, è particolarmente interessante l'assolo del già citato Massimo Pintori.
Altra grande passione di Loris Stefanuto, accanto alle percussioni, è il pianoforte. «La prima traccia del disco, "Verso Sera", che è anche la mia prima composizione jazzistica, nasce dall'ascolto dei dischi del grande pianista Bill Evans, ma penso che il sound complessivo sia molto più legato alla tradizione melodica italiana che a quella americana». E non è un caso che sia proprio Loris Stefanuto a suonare il pianoforte in "Le parole dei bambini".
In conclusione, una piccola curiosità sulla realizzazione di "Gocce" raccontata da Loris Stefanuto: «Le incisioni dei brani di "Gocce" sono state realizzate presso lo studio Arte Suono di Udine, una delle sale più all'avanguardia d'Italia. Grazie al talento di
Stefano Amerio, siamo riusciti ad ottenere subito il suono che cercavamo». Impossibile dargli torto. Oltre ad essere un disco molto intenso e coinvolgente, "Gocce" ha una qualità sonora davvero rara, e non è un particolare trascurabile!