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Non si tratta dell'ennesimo cd di soli standard in cui un jazzista si
rifugia in un periodo di crisi d'ispirazione. Tale è la dovuta premessa a
For Heaven's Sake di Kevin Hays in trio.
Sembra piuttosto la tappa obbligata che un affermato jazzista deve sostenere per
potersi effettivamente consacrare rispetto a una tradizione che, lo si voglia o
no, esige un confronto. Dopo aver suonato con gente del calibro di
Sonny Rollins,
Benny Golson, Ron Carter, Joe Henderson, Roy Haynes,
John Scofield,
Donald Harrison, Chris Potter, Al Foster,
Buster Williams, Art Farmer e
dopo aver inciso tre album molto apprezzati con la Blue Note, Kevin Hays
è già un pianista di fama internazionale. Ecco, dunque, che giunge l'incisione di
For Heaven's Sake, il suo cd esclusivamente di standard. Ed è senz'altro
da mettere positivamente in evidenza che è un'etichetta italiana, la
Jazz Eyes, a produrlo.
Che For Heaven's Sake non sia semplicemente un'incisione d'occasione
sono più aspetti a dimostrarlo: Hays si affida alla consueta sezione ritmica,
oltre che a due musicisti d'indiscutibile caratura: Doug Weiss al contrabbasso
e Bill Stewart alla batteria; la scelta degli standard è troppo particolare
per non essere stata ben ponderata: di certo non mancano alcuni tra gli standard
degli standard quali Beautiful
Love, It Could Happen To You,
If Ever I Would Leave You
e Caravan, ma brani come
Sonny Moon For Two di
Sonny Rollins,
Lady Day di
Wayne
Shorter e Beatrice
di Sam Rivers non possono non indicare la volontà d'introdurre la propria storia
jazzistica e la propria personalità nell'omaggio alla tradizione musicale afro-americana.
L'ingresso stesso in For Heaven's Sake è spiazzante: un calibrato intro di
solo piano dalle suggestioni colte, con l'inserimento di batteria e contrabbasso,
si lascia trascinare nel ritmo trascinante di
Sonny Moon For Two. Si
tratta soltanto dell'inizio di un alternarsi lungo l'intero cd di esecuzioni raffinate
e rispettose in stile mainstream e di interpretazioni estremamente personali
e ricercate, come ad esempio accade per
Beatrice che, pur non stonando
con la ricerca melodica che caratterizza For Heaven's Sake, non perde nulla
della sua vivace modernità.
Sorprendente è anche l'interpretazione di Caravan.
Hays ne propone una versione meno canonica rispetto a quelle che ne evidenziano
la facile e accattivante cantabilità del tema per riuscire invece a tenerla in sospeso
tra swing e improvvisazione, evidenziandone il variegato spettro espressivo.
Per concludere, nell'ampio panorama delle riletture di standard jazz,
For Heaven's Sake del Kevin Hays Trio emerge per l'armonioso
equilibrio tra tradizione e innovazione, di cui il formato simil-vinile del
cd ne è un'indovinata rappresentazione.
Dario Gentili per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 14/10/2006
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