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Davide Merlino
Percussion Trio
autoprodotto 2012
1. Intro
2. Frammenti
3. Joel
4. Sadnek
5. Pastorale
6. Fango
7. Rainbow
8. Lego(parte I)
9. Lego (parte II)
10. Innervision
11. Presagio triste
12. Metallo pensante
13. All'improvviso dallo spazio
14. Su due piedi
15. Outro
Davide Merlino - vibrafono, log
drum, steelpan rainbow bell, metalli
Filippo Ferruggiara - marimbassa, vibrafono
Brian Quinn - batteria, oggetti
con
Giorgio Borghini - congas, cajon, bongos.
"Frammenti" è il disco d'esordio del "Percussion Trio". Davide Merlino,
vibrafonista e anima del gruppo, è noto anche per la sua presenza di leader nel
"Mu Quartet", raffinato esempio di "Nu jazz" italiano, secondo un'attribuzione di
genere certamente approssimativa.
In questo trio Merlino svela tutta la sua passione per i ritmi africani e la musica
etnica. Allo stesso tempo si mettono in evidenza la preferenza per temi semplici,
ma ben curati e l' inclinazione per i tempi dispari, stile progressive rock degli
anni settanta. L'atteggiamento, però, verso la materia trattata, è consapevolmente
naif, come se ci fosse l'esigenza di un ritorno indietro nel tempo per affrontare
con occhi incantati, pieni di stupore, la musica e riassaporarla in modo primordiale,
originario per certi aspetti. Volendo arrivare ad una definizione cinematografica
di questo procedimento, si potrebbe scrivere che il "Percussion trio" è il prequel
di "Mu". E' il capitolo involuto di una storia che si è sviluppata precedentemente
in modo più articolato e complesso.
Compagni di strada di questa operazione sono l'allievo Filippo Ferruggiara, ormai
in grado di camminare spedito con le sue gambe e il luganese Brian Quinn,
già collaboratore di
Enzo Favata e
Max De Aloe
fra gli altri.
Si parte con un' "Intro" che annuncia sospesa quello che accadrà in seguito ed è
tutta permeata da suoni isolati di percussioni di metallo. "Frammenti" si segnala
per un motivo piacevole su un tempo lento. Non è proprio una scheggia, un brandello.
Ha una sua struttura precisa e denuncia già il carattere peculiare del disco. "Joel"
è un altra immersione in suoni singoli e disuniti, tendenti in corso d'opera a costruire
un ritmo tanto immediato quanto accattivante. "Sadnek" è solare e incalzante e ricorda
analoghe composizioni di
Massimo Barbiero
per "Odwalla". E' indirizzata verso un funky-soft decisamente gradevole. "Pastorale"
e "Rainbow" sono intermezzi brevi, timbricamente significativi in cui si lasciano
vibrare piccole percussioni per creare un'atmosfera di preparazione per quanto avverrà
subito dopo. "Fango" vede la presenza come ospite di Giorgio Borghini e si
avvalora di un rigoglioso accompagnamento di batteria, congas e bongos, mentre i
metallofoni espongono la melodia e ci girano attorno conseguentemente.
I brani migliori del disco sono Lego, parte prima e seconda. In queste tracce Merlino
usa un lungo arco per accarezzare il vibrafono inizialmente. Sembra quasi voler
distanziarsi dal suo strumento o affrontarlo in modo inedito, per poi scoprirne
il suono reale. A questo punto comincia il dialogo con la marimbassa di Ferruggiara.
E' un colloquio puntato sul riverbero di frasi trovate e lasciate, in maniera apparentemente
antimelodica, ma altrettanto musicalmente prospera. Brian Quinn, da parte
sua, elabora un solo in controtendenza assolutamente libero, inconsueto rispetto
al resto delle tracce, felicemente consistente e consonante.
Con "Innervision" torniamo in un clima progressive rock acustico. E', forse, il
momento meno riuscito del disco, poiché è un pezzo fin troppo lineare e scolpito.
"Presagio triste", dove la batteria tace, è un canto sentimentale, un'oasi malinconica
in un album di diversa connotazione per il resto. "Metallo pensante" e "Su due piedi"
sono ancora dominate da strumenti accarezzati, sfregati, strusciati per ammirarne
la voce e abbandonarla morbidamente nell'aria. "All'improvviso dallo spazio" rimanda
ad un ritmo e ad una frase primitivi, lontani e vicinissimi, ancestrali e post-contemporanei.
"Outro" è festosa e danzante. E' un invito, forse, a lasciarsi trasportate nell'essenza,
nel cuore stesso della musica.
C'è tanto da ascoltare in questi "Frammenti". E' una sorta di riscoperta del suono,
del timbro, della melodia da parte di tre musicisti preparati che compiono questo
viaggio sapendo di quanti hanno già provato esperienze simili e vogliono cercare
una loro strada possibilmente svincolata dai condizionamenti di modelli ingombranti
e in questo modo personale.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 20/05/2013
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